sabato, Ottobre 11, 2025

Militari e uranio impoverito: svolta storica legale

Ultime News

IL CONSIGLIO DI STATO INTRODUCE LA PRESUNZIONE RELATIVA DEL NESSO CAUSALE TRA SERVIZIO MILITARE E PATOLOGIE TUMORALI. RICONOSCIUTO IL RISCHIO PROFESSIONALE SPECIFICO PER I MILITARI ESPOSTI ALL’URANIO IMPOVERITO

Un riconoscimento atteso da anni

“Il 7 ottobre 2025 segna una giornata storica per la tutela dei militari: con le sentenze 12, 13, 14 e 15, lAdunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha sancito che i componenti delle forze armate esposti a uranio impoverito o a nanoparticelle di metalli pesanti, durante il servizio all’estero o nei poligoni nazionali, beneficiano di una presunzione relativa del nesso causale tra esposizione e malattie tumorali.
Tale presunzione può essere superata solo qualora l’Amministrazione provi che la malattia ha un’origine estranea al servizio prestato”.

La presunzione relativa del messo tra servizio e patologia

L’articolo 603 del Codice dell’Ordinamento Militare, modificato dal decreto‑legge 228/2010 (convertito nella legge 9/2011), ha introdotto il concetto di rischio professionale specifico legato al servizio militare in condizioni particolari, compresa l’esposizione a contaminanti radioattivi o metalli pesanti.

In base a questa disciplina, l’attività in ambienti ad alto rischio (missioni estere, poligoni di tiro) comporta una “presunzione relativa” del nesso tra servizio e patologia tumorale. L’Amministrazione potrà contestare tale nesso solo offrendo prove convincenti che la malattia sia dipesa da cause esterne non riconducibili al servizio.

Una vittoria di civiltà per più fronti

  • Tutela effettiva per il personale militare: chi opera in contesti rischiosi a difesa dello Stato ottiene finalmente un riconoscimento giuridico concreto.
  • Redistribuzione dell’onere della prova: l’obbligo di dimostrare l’estraneità del servizio alle patologie viene ora posto in capo all’Amministrazione, un cambiamento significativo in situazioni complesse come quelle legate ai tumori professionali.
  • Valorizzazione della correlazione tra servizio e malattia: viene accolta, anche se in modo non assoluto, la possibilità che l’esposizione durante l’attività militare sia all’origine di gravi patologie. Un legame che non può più essere escluso senza adeguati riscontri.

«A coloro che hanno servito con onore, che hanno pagato con la salute o addirittura con la vita, e a chi ha incessantemente lottato (tra tutti, Carlo Calcagni), va un nostro abbraccio ideale. In estrema sintesi: il dovere dello Stato è proteggere chi lo protegge»Ha affermato Elisabetta Trenta, ex ministro della Difesa della Repubblica Italiana.

Le affermazioni di Carlo Calcagni

Carlo Calcagni è un colonnello nel ruolo d’onore dell’Esercito Italiano. Ha contratto una grave malattia a seguito di una missione in Kosovo, durante la quale è stato esposto a uranio impoverito e metalli pesanti. Nonostante le condizioni di salute fortemente compromesse, è riuscito a diventare un atleta paralimpico di livello internazionale nel paraciclismo.

È oggi un punto di riferimento nella difesa dei diritti dei militari colpiti da contaminazione. Il suo motto personale, “Finché respiro, combatto”, racchiude lo spirito con cui affronta ogni sfida. Calcagni è la voce simbolica di coloro che hanno sacrificato la salute per servire lo Stato e partecipa regolarmente a eventi istituzionali e iniziative pubbliche per mantenere alta l’attenzione sull’impatto dell’uranio impoverito.

Queste le sue dichiarazioni:
«Esprimiamo massima soddisfazione per la recente decisione dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato rappresenta un momento di grande valore giuridico e umano. (…)
Questa decisione è un atto di giustizia atteso da anni che restituisce dignità e tutela a tanti militari e alle loro famiglie, spesso costrette ad affrontare lunghi percorsi giudiziari per vedere riconosciuti i propri diritti. Il Consiglio di Stato, con equilibrio e sensibilità, ha colmato un vuoto di tutela che per troppo tempo ha pesato su chi ha servito lo Stato in condizioni di rischio e sacrificio».

Numero verde ONA

spot_img
spot_img
spot_img

Consulenza gratuita

    Articoli simili