sabato, Novembre 8, 2025

Bonifica integrale e castagneti: la ricetta contro la fragilità del territorio per la conservazione della biodiversità

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RIPARTIRE DALLA BONIFICA INTEGRALE E DALLA RIVALUTAZIONE DELLA CASTANICOLTURA PER CONTRASTARE LA FRAGILITÀ DEL TERRITORIO E FAVORIRE LO SVILUPPO DELLE AREE MONTANE. È QUESTA LA PROPOSTA LANCIATA DURANTE IL CONVEGNO A IMOLA “CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITÀ FORESTALE E DEL CASTAGNO”

Con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e del ministero dell’Agricoltura, della Regione Emilia-Romagna e del  Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri. Si è svolto presso la sede della Fondazione della Cassa di Risparmio di Imola. Organizzato dall’Accademia Nazionale di Agricoltura e dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna.

Perché serve una nuova bonifica integrale

Il territorio italiano è tra i più ricchi di biodiversità in Europa, ma anche tra i più fragili di fronte ai cambiamenti climatici. Secondo l’Accademia, il Paese ha bisogno di una nuova azione nazionale di bonifica integrale, capace di:

  • prevenire frane ed esondazioni;
  • tutelare i terreni montani e agricoli;
  • ridurre il consumo di suolo;
  • migliorare la qualità ambientale.

“L’ecosistema naturale è complesso e richiede equilibrio tra natura e presenza umana – è stato sottolineato al convegno –. Per questo serve un intervento sinergico che parta dalla montagna e arrivi fino alla pianura”.

La sala durante il convegno (Foto credit: Accademia Nazionale di Agricoltura)

La castanicoltura come risorsa ambientale ed economica

Il secondo pilastro della proposta riguarda la rivalutazione dei castagneti, spesso abbandonati in molte aree dell’Appennino. Il castagno, infatti, non è solo una risorsa agricola, ma anche un presidio ambientale.

Benefici della castanicoltura:

  • frutti utilizzabili sia freschi sia trasformati in farina;
  • scarti (ricci, foglie, rami) impiegabili in cosmetica e farmacologia;
  • legno di qualità con valore economico;
  • funzione di protezione idrogeologica nelle aree montane.

L’Italia, un tempo tra i maggiori produttori mondiali, oggi importa gran parte delle castagne dall’estero. Il recupero dei castagneti abbandonati potrebbe quindi ridurre il rischio idrogeologico e rilanciare una filiera agroalimentare storica.

 Centro Nazionale_progetto-Treetalker su castagno (Foto credit:  Accademia Nazionale di Agricoltura)
Centro Nazionale_progetto-Treetalker su castagno (Foto credit: Accademia Nazionale di Agricoltura)

Il Centro Nazionale per lo Studio della Biodiversità

Un esempio virtuoso arriva dal Centro Nazionale per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale di Granaglione, sull’Appennino bolognese. Qui si utilizzano tecnologie come i sensori TreeTalker per monitorare la salute degli alberi, si raccolgono dati ambientali e si svolgono attività didattiche e produttive (miele e farina di castagne).

«Una buona cura dei territori montani e collinari – ha dichiarato il prof. Giorgio Cantelli Forti, presidente dell’Accademia – è la ricetta per salvare le pianure dagli eventi climatici estremi».

Il ruolo dei Consorzi di Bonifica

Anche l’ANBI (Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni) ha ribadito che viviamo in un “ambiente gestito”, reso sicuro da oltre 900 centrali idrovore e 230mila km di corsi d’acqua.

Secondo il presidente Daniele Vincenzi, l’abbandono delle aree interne non equivale a una rinaturalizzazione, ma aumenta i rischi: perdita di habitat, specie invasive e dissesto idrogeologico. Da qui la necessità di recuperare la cultura del territorio e un equilibrio tra uso e tutela delle risorse.

L’impegno della Regione Emilia-Romagna

La Regione ha avviato politiche attive di riforestazione e valorizzazione dei castagneti. Il progetto Mettiamo radici per il futuro ha già permesso la messa a dimora di oltre 3milioni di alberi, con l’obiettivo di arrivare a uno per ogni abitante.

«I castagneti non sono solo risorse agricole – ha dichiarato il consigliere regionale Fabrizio Castellarima veri presìdi ambientali e paesaggistici. Per questo abbiamo istituito un tavolo tecnico per il recupero dei castagneti abbandonati e l’innovazione del comparto».

Carabinieri Forestali: custodi delle foreste

Il CUFAA (Comando Unità Forestali dell’Arma dei Carabinieri) partecipa attivamente a progetti di conservazione della biodiversità.

«Custodia e salvaguardia del patrimonio forestale sono la base della nostra azione – ha ricordato il col. Aldo Terzi –. Le sfide della sostenibilità e del cambiamento climatico confermano il ruolo centrale delle foreste per la sicurezza ambientale».

La proposta dell’Accademia Nazionale di Agricoltura unisce tutela ambientale, sicurezza idrogeologica e sviluppo economico. Una strategia che parte dalle montagne per proteggere l’intero Paese: bonifica integrale e castagneti come alleati del futuro.

Biodiversità, convegno (Foto credit Accademia nazionale Agricoltura)
I saluti istituzionali (Foto credit: Accademia Nazionale di Agricoltura)

Numero verde ONA

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