Tecniche di bonifica amianto: le strategie di prevenzione

Le tecniche di bonifica per i siti contaminati da amianto sono diverse. L’Osservatorio Nazionale Amianto, sotto la guida dell’Avv. Ezio Bonanni, offre a tutti assistenza tecnica gratuita per una rimozione efficace e in sicurezza dell’amianto dai propri luoghi di lavoro e di vita.

Attraverso la Guardia Nazionale Amianto, l’ONA vigila sul territorio e raccoglie costantemente le segnalazioni dei cittadini. Questo perché ha fatto sempre della prevenzione uno dei suoi principali obiettivi.

Al fine di ridurre o eliminare l’esposizione delle persone alle terribili fibre di amianto, lo sportello segnalazioni amianto costituisce dunque uno strumento fondamentale della prevenzione primaria.

È possibile effettuare la segnalazione anche tramite l’app amianto, strumento indispensabile per realizzare la mappatura della presenza di asbesto sul territorio nazionale. 

Inoltre, Il Giornale dell’Ambiente è un utile strumento per approfondire la tematica dell’esposizione ambientali e professionali con le news amianto.

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Storia amianto: i siti contaminati in Italia

In Italia, ad oggi, sono presenti ben 34.148 siti contaminati da amianto. Questo perché dal secondo dopoguerra fino al 1992, il nostro Paese è stato uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto in Europa, con un consumo di oltre 3 milioni e mezzo di tonnellate di amianto grezzo.

Tale materiale, infatti, è stato utilizzato in larga scala per via della sua economicità soprattutto negli anni ’40 e ’50. Il picco si è raggiunto nel 1976 con 164.788 tonnellate di amianto. La produzione si è mantenuta sopra le 100.000 tonnellate annue fino al 1987, solamente in seguito ha iniziato a decrescere.

Per questo, la maggior parte delle abitazioni e degli edifici industriali costruiti prima del 1994 conservano ancora oggi degli elementi in eternit, soprattutto coperture di tetti.  

Bonifica amianto: messa al bando e legge 257/92

Nel nostro Paese l’utilizzo dell’amianto è stato dapprima limitato e poi definitivamente vietato con una serie di decreti, a partire dal 1986.

La messa al bando definitiva è arrivata poi con la legge 257 del 1992, che tuttavia non ha introdotto nessun obbligo di bonifica dell’amianto.

Infatti, non è obbligatorio rimuovere le coperture in amianto, a meno che in esse non si presentino crepe o rotture: questo perché se sono in buono stato non vi è alcun rilascio di polveri.

Con l’entrata in vigore delle nuove norme, lo smaltimento eternit è poi divenuto obbligatorio.

Aggiornamento della normativa e obbligo di bonifica

Data la direttiva 2009/148/CE del Parlamento europeo sulla protezione dei lavoratori contro i rischi dovuti all’esposizione all’amianto, il Senato ha stabilito il termine entro il quale devono essere bonificati i luoghi di lavoro e i locali pubblici.

Secondo il Ddl 778 l’intervento di bonifica terreni contaminati da amianto deve essere posto in atto entro il 1 gennaio 2024, a prescindere dalla concentrazione in sospensione delle fibre e dal periodo di esposizione dei lavoratori. La violazione di tale obbligo è punita con la pena di reclusione non inferiore a un anno.

Tecniche di bonifica amianto: le possibili procedure

La bonifica amianto è una procedura molto delicata e deve essere svolta in tutta sicurezza, per evitare la dispersione delle fibre di amianto nell’aria. 

L’operazione, quindi, deve essere eseguita da un’azienda specializzata, che oltre ad avere una competenza acquisita nel corso degli anni, deve avere le necessarie attrezzature per la manipolazione e lo stoccaggio in cantiere degli elementi contenenti amianto.

Per amianto normativa vigente consente una bonifica delle coperture e degli elementi in cemento-amianto da effettuare in modo diverso in base alla loro condizione e al pericolo che le fibre killer possano essere immesse nell’ambiente circostante.

Esistono, infatti, due tipologie di amianto: 

  • amianto compatto, che quando si scompone o si smantella non si sgretola. Perciò, durante lo smaltimento amianto compatto, questo non rilascia particelle tossiche nell’aria. 
  • amianto friabile, che per natura rilascia una gran quantità di fibre, come per esempio l’amianto sciolto. 

Nel secondo caso, con il passare del tempo, a causa dell’azione degli agenti atmosferici e alla perdita di resistenza del cemento, si determina l’aero-dispersione specialmente per i tetti in amianto. 

L’amianto compatto può essere smantellato dal luogo in cui è stato installato, mentre quello friabile deve essere necessariamente incapsulato. Perciò è più semplice la rimozione amianto compatto. Tuttavia, in ciascun caso, è necessario agire velocemente, perché il deterioramento dell’amianto è una questione annosa che deve essere risolta.

Se l’amianto non viene bonificato, il rischio di deterioramento dovuto all’usura o alla scarsa manutenzione può provocare danni irreparabili, sia sull’ambiente che sulla salute delle persone.

Tecniche di bonifica: rimozione, incapsulamento e confinamento

Partendo da questa valutazione, è quindi possibile scegliere tra tre tecniche bonifica amianto da adottare secondo lo stato di conservazione dei manufatti:

  • la rimozione, che elimina ogni potenziale fonte di esposizione ed la necessità di cautele specifiche all’interno dell’edificio. Comporta però un rischio molto elevato per gli addetti ai lavori e produce enormi quantitativi di rifiuti speciali che dovranno poi essere correttamente smaltiti.
  • l’incapsulamento, ovvero il trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinando l’aderenza al supporto e formando una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Non richiede l’applicazione di un prodotto sostitutivo e non produce rifiuti.
  • il confinamento, prevede  installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre continua all’interno del confinamento. Rispetto all’incapsulamento, presenta il vantaggio di realizzare una barriera resistente agli urti.

Bonus rimozione amianto: come richiedere gli incentivi fiscali

Il bonus amianto per lo smaltimento del materiale cancerogeno si rinnova anche nel 2020. Vista la sua pericolosità, infatti, lo Stato Italiano ha previsto negli anni diversi incentivi fiscali per la rimozione dell’amianto. Il tutto deve ovviamente avvenire tramite le tecniche di bonifica standard illustrate in precedenza.

Il bonus amianto, creato nel 2016 con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero dell’Ambiente, permette a chiunque sia titolare di un reddito d’impresa di avere un credito d’imposta del 50% per tutti gli interventi di bonifica e di smaltimento di amianto su beni o strutture presenti sul suolo italiano.

L’agevolazione viene erogata attraverso 3 quote annuali, ma per averne diritto l’ammontare dei lavoro non può essere inferiore a 20.000 € , né superare i 400.000 €.

Per il bonus, sono ammesse le spese per lavori di smaltimento di amianto o eternit (lastre, coperture, tubi) o spese di consulenza professionale per lo smaltimento dell’amianto. Non sono coperte dal bonus, invece, le spese per la ricostruzione delle coperture e tutti gli altri lavori seguenti alla bonifica.

Per poter accedere al bonus amianto, è necessario consegnare una specifica documentazione al Ministero, ovvero:

  • Costo complessivo dei lavori, delle singole spese e credito d’imposta richiesto.
  • Dichiarazione di non godimento di altre agevolazioni per le stesse spese.
  • Piano di lavoro di ogni intervento di bonifica.
  • Comunicazione di fine lavori alla Ausl con allegata la documentazione attestante l’avvenuto smaltimento dell’amianto in discarica autorizzata ed eventuale certificazione di restituibilità degli ambienti bonificati;
  • documenti fiscali attestanti le spese sostenute.

Superbonus amianto e incentivi: aggiornamenti

La legge di Bilancio 2021 n.178 del 30 dicembre 2020 ha rinnovato la detrazione al 50% per gli interventi di ristrutturazione edilizia, comprendenti la bonifica da amianto.

A questo incentivo si aggiunge il superbonus al 110% valido per gli interventi di efficientamento energetico e antisismici. Infatti, grazie alla proposta dell’ONA, la Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria ha previsto la possibilità di estendere il bonus anche alle spese relative a rimozione e smaltimento dell’amianto.

Inoltre, di recente, la Corte giustizia Unione Europea, Sez. VII, (data ud. 30/03/2023) n. 616/21, ha stabilito che non costituisce una prestazione soggetta all’IVA l’attività di bonifica svolta da un Comune, qualora non si miri all’ottenimento di introiti.

Tecniche di bonifica e prevenzione sui luoghi di lavoro

L’ONA e l’avv. Ezio Bonanni da anni sono i primi promotori dell’importanza della prevenzione, in particolare per la riduzione del rischio di esposizione delle persone ai minerali di amianto.

La respirazione delle fibre di amianto (o asbesto), infatti, può causare malattie più o meno gravi, le cosiddette patologie asbesto correlate

Per questo motivo, quindi, negli anni sono stati attuati interventi di bonifica siti contaminati amianto per eliminare tutti i materiali cancerogeni, in particolare in edifici pubblici quali scuole e ospedali.

Questi interventi sono fondamentali soprattutto per quanto riguarda la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro. Nei decenni scorsi purtroppo sono stati tanti i lavoratori che, a causa di esposizione ad amianto sul luogo di lavoro, si sono ammalati di patologie anche molto gravi.

Basti pensare che nel periodo tra il 1990 e il 1993 in Italia si contavano circa 680.000 esposti ad amianto; dopo la messa al bando, invece, il numero di lavoratori esposti è sceso a 70.000.

Prevenzione secondaria e terziaria: malattia professionale

Nell’ambito della prevenzione, spesso evitare i rischi di esposizione all’amianto non è sufficiente. Nel caso in cui si arrivi alla diagnosi di una malattia asbesto-correlata, entra in gioco l’importanza dell’assistenza medico-sanitaria. Ecco perché si parla di prevenzione secondaria, ovvero una diagnosi precoce e una cura efficace. 

La prevenzione terziaria invece ha come scopo l’accertamento delle cause di una malattia ed è quindi fondamentale perché soltanto in questo modo si può investigare sulla Legge generale di copertura (amianto bonifica legge).

Se si arriva alla diagnosi di una patologia asbesto correlata, è necessario poi accertare il cosiddetto nesso causale tra malattia ed esposizione ad amianto sul posto di lavoro. Una volta ottenuto il riconoscimento dello status di “malattia professionale”, il lavoratore quindi ha diritto ad un risarcimento danni.

L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA e l’Avv. Ezio Bonanni, pioniere nella difesa delle vittime dell’amianto, forniscono il servizio di assistenza legale gratuita per i lavoratori esposti ad amianto o altri cancerogeni.