Inquinamento marino da plastica: cos’è, cause e conseguenze

L’inquinamento marino da plastica è uno dei grandi temi del nostro periodo. La quantità di plastica che finisce in mare e la plastica negli oceani ha raggiunto infatti proporzioni allarmanti. L’inquinamento marino non conosce confini e frontiere e interessa tutte le superfici marine del globo.

In questa guida, coordinata dall’Avv. Bonanni, scopriamo che cosa significa inquinamento marino da plastica e quali sono le conseguenze e i possibili rimedi a questo tipo di inquinamento.

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Inquinamento da plastica

L’inquinamento da plastica è uno dei tipi di inquinamento più preoccupanti di questa nostra epoca. Ma andiamo con ordine, che cosa è la plastica? La plastica è un prodotto sintetico a lunga conservazione formato da polimeri. Tra i prodotti dell’attività umana è uno di quelli che si degrada meno velocemente. Per essere completamente degradato sono necessari infatti centinaia di anni.

La plastica fa parte della nostra vita quotidiana ed è contenuta in moltissimi dei prodotti e degli imballaggi che usiamo quotidianamente. Si calcola che negli ultimi 65 anni ne sono state prodotte 8300 milioni di tonnellate.

Come finisce la plastica in mare? Se non correttamente riciclata o incenerita la plastica si accumula come scarto a terra e in acqua e finisce in seguito dentro l’ambiente marino (inquinamento mare). I rifiuti nel mare provocano l’inquinamento marittimo, detto anche inquinamento delle acque marine.

L’inquinamento dei mari

Si calcola che dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari di tutto il mondo ogni anno, causando l’80% dell’inquinamento del mare. Ciò è dovuto ad inquinamento plastica.
I 4/5 dei rifiuti di plastica nel mare entrano sospinti dal vento o trascinati dagli scarichi urbani e dai fiumi. Il resto è prodotto direttamente dalle navi che solcano i mari che siano esse pescherecci, votate al trasporto o al turismo.

L’oceano ha un grande potere autodepurante sia per la composizione dell’acqua marina sia per la sua massa, che consente spesso un’efficace diluizione e ossigenazione. Ciò non significa che non ci sia l’inquinamento oceani. Tuttavia, nei mari chiusi e lungo le coste la diffusione di sostanze inquinanti può provocare danni sia all’ecosistema marino sia alla salute dell’uomo, tanto che in alcune zone è vietata la balneazione.

Le fonti di inquinamento nel mare più diffuse sono gli scarichi urbani e industriali di sostanze organiche: attaccati da microrganismi che consumano ossigeno, questo finisce per essere tolto agli altri organismi marini. In alcuni casi gli scarichi urbani e industriali contengono anche sostanze non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive, che avvelenano l’acqua provocando la moria di pesci.

Come funziona questo tipo di inquinamento?

La plastica nel suo processo di biodegradazione passa per diversi stati e dimensioni. Scambiata per pesce o per plancton viene ingerita dagli esseri viventi mettendone a repentaglio la salute. Polimeri di plastica sono stati trovati in tutti i mari inquinati del mondo, dai ghiacci artici ai mari chiusi.

Come funziona l’inquinamento marino da plastica? Quali sono per inquinamento marino cause e conseguenze? Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica una volta finito in acqua si spezza in frammenti più piccoli per azione dell’erosione dell’acqua e delle correnti.

Questi frammenti possono raggiungere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 mm di diametro e costituiscono una fra le principali cause di morte per soffocamento di molti pesci ed uccelli marini quando vengono scambiati per cibo.

Secondo gli studi più recenti sono 115 le specie marine a rischio, dai mammiferi agli anfibi, passando per i volatili. Le cause di morte sono soffocamento e ingestione, ma anche intrappolamento e ferite.

Possibili soluzioni e proposte concrete

Le soluzioni e i rimedi per ridurre il problema dell’inquinamento marino da plastica non possono non passare per la riduzione della produzione e consumo di plastica.

Il consumatore stesso non deve sottovalutare il rapporto plastica e ambiente e tra la plastica e l’inquinamento. Deve optare per prodotti con meno imballaggi, per borse in stoffa, batterie ricaricabili ecc…

La parola d’ordine è riusare e recuperare: scegliere il vuoto a rendere, il vetro al posto della plastica, inventare nuovi utilizzi per un oggetto che ha perso la sua funzione.

Adottare la raccolta differenziata e farlo con attenzione aiuta a garantire un corretto riciclo della plastica.

Oltre all’azione dei singoli, negli ultimi anni abbiamo assistito a progetti interessanti come The Ocean Cleanup, come #RethinkPlastic del network Plastic Oceans e a numerose attività di sensibilizzazione.

Politiche contro inquinamento della plastica in mare

L’Italia ha rimosso dal mercato i cotton fioc prodotti con bastoncini di plastica sostituendoli con bastoncini biodegradabili, a partire dal 2019. Gli stati europei tra cui l’Italia hanno abolito l’uso delle shopper in plastica sostituendole con quelle biodegradabili, ma ancora molto c’è da fare.

Ripulire i fiumi, tra le principali fonti di rilascio di materiali plastici nelle acque salate di mari ed oceani (inquinamento acque marine e inquinamento degli oceani), dovrebbe essere nell’agenda degli stati a livello internazionale.

Purtroppo una recente risoluzione dell’Enviromental Assembly delle Nazioni Unite sul tema dell’inquinamento marino da plastica è stata rimandata al mittente da parte di Stati Uniti, Cina ed India, che figurano tra i maggiori produttori mondiali di rifiuti plastici. Le politiche contro l’inquinamento marino da plastica incontrano le resistenze di interessi economici e industriali contrari a che venga ridotta produzione e consumo di plastica e la strada per cambiare tali assetti e diminuire i rifiuti in mare e l’inquinamento idrico (inquinamento in mare e inquinamento oceano) è ancora in salita.