Tutte le vittime con una malattia di origine lavorativa e i suoi eredi possono richiedere l’integrale risarcimento dei danni, compreso il danno tanatologico.
La malattia professionale può essere causata dall’esposizione a fattori di rischio, tra cui l’amianto. L’esposizione ai minerali di asbesto, infatti, può provocare infiammazione e l’insorgere di neoplasie, come conferma l’ultima monografia IARC.
L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto e il presidente, l’Avvocato Bonanni, offrono servizi di assistenza gratuita a tutti coloro che sono stati esposti e che hanno manifestato una patologia asbesto correlata.
Inoltre su questo giornale gli aggiornamenti riguardanti l’amianto sono raccolti nella categoria “news amianto“.
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La definizione di danno tanatologico
Il termine danno tanatologico indica il pregiudizio conseguente alla sofferenza patita dalla vittima prima di morire, a causa delle lesioni fisiche derivanti da un’azione illecita compiuta da terzi.
Il danno tanatologico sussiste quando il lasso di tempo tra lesione e morte è molto breve. In tal caso si può presumere che la morte sia esclusivamente effetto del danno subito.
Questo fa parte della categoria di danno non patrimoniale (ex art. 2059 del Codice Civile), insieme al pregiudizio biologico, morale ed esistenziale. La Corte di Cassazione, però, con le sentenze San Martino, ha stabilito che il danno non patrimoniale costituisce un modello unitario del quale le singole categorie hanno solo valenza descrittiva (Cass., SS.UU., 11 novembre 2008, n. 26972, 26973, 26974, 26975).
Tuttavia non tutti i giuristi lo riconoscono. Questa tipologia di pregiudizio non è universalmente accettata nel suo principio costitutivo e nei suoi effetti civili, soprattutto ai fini del risarcimento.
Il problema del riconoscimento del danno tanatologico
Non esiste una normativa unitaria che riconosce il danno tanatologico e la sua risarcibilità. Però, nella maggior parte dei casi, non viene riconosciuto.
La motivazione risiede nel fatto che mancherebbe un titolare del diritto al risarcimento del danno da morte, dato che il soggetto leso è deceduto e il diritto al ristoro non sarebbe trasmissibile agli eredi.
Infatti la Cassazione civile, Sezione III del 20 novembre 2012 n.20292 ha dichiarato che: “È da escludere la configurabilità del danno tanatologico (o da morte) qualora la morte coincida sostanzialmente con il momento della lesione personale“.
Tuttavia, è discussa l’ipotesi della risarcibilità del danno tanatologico a favore dei coniugi, come danno iure hereditatis. Infatti i superstiti della vittima possono agire in giudizio per i danni direttamente sofferti (iure proprio) e per quelli patiti dal coniuge in vita, poi trasmessi agli eredi con la morte (iure hereditatis).
Ma, essendo il bene vita fruibile solo dal titolare, esso è insuscettibile di essere liquidato per equivalente. Pertanto, qualora il decesso si verifichi immediatamente o dopo breve tempo dalle lesioni personali, deve escludersi la risarcibilità iure hereditatis del danno tanatologico.
A tal proposito si sono espresse le Sezioni Unite (con sentenza del 22 luglio 2015 n. 15350), secondo cui il risarcimento del danno da perdita della vita sarebbe la “capacità giuridica riconoscibile soltanto ad un soggetto esistente” (ex art. 2, comma 1, Codice Civile).
Sentenze favorevoli al riconoscimento del danno
Favorevole al risarcimento del danno tanatologico agli eredi è, invece, la Corte di Cassazione civile, sentenza n. 15706 del 2 luglio 2010. In questa occasione si è dichiarato che la lesione dell’integrità fisica con esito letale è configurabile come danno risarcibile agli eredi solo se sia trascorso un lasso di tempo apprezzabile tra le lesioni subite dalla vittima del danno e la morte.
Anche la sentenza della Corte di Cassazione dell’8 aprile 2010, n. 8360 ha riconosciuto trasmissibile agli eredi il diritto al risarcimento del danno tanatologico. Il ristoro è ammissibile se la morte del soggetto sopraggiunge immediatamente o con breve lasso di tempo dall’azione lesiva.
La complessità della tutela risarcitoria è espressa anche dal libro dell’Avvocato Ezio Bonanni “Il danno da Amianto. Profili risarcitori e tutela medico-legale“.
Come si calcola il danno tanatologico?
Il valore del risarcimento del danno non patrimoniale, compreso quello tanatologico, è stabilito dalle tabelle formulate dal Tribunale di Milano.
La valutazione dell’importo è equitativa con personalizzazione. Questo sistema è adottato per la quantificazione del danno quando si conosce la sua esistenza, ma non la sua entità.
Gli importi devono essere integrati con un’opportuna personalizzazione dell’ammontare del danno.
Il giudice deve personalizzare la liquidazione del risarcimento dei danni, tenendo conto anche del danno tanatologico, qualora le parti interessate ne facciano specifica richiesta.
Si dovrà tener conto delle sofferenze patite dalla vittima, della gravità dell’illecito da cui deriva la morte e di tutte le circostanze peculiari del caso.
Assistenza medica e tutela legale per le vittime
L’ONA tutela tutti i lavoratori affetti da patologie asbesto correlate.
Il presidente, l’Avv. Bonanni, e il suo team di legali esperti forniscono una consulenza legale per salvaguardare i diritti di coloro che ne fanno richiesta.
Inoltre, grazie alla squadra di medici volontari, coordinati dal Dott. Cianciosi, è possibile richiedere una consulenza medica gratuita. In questo modo è possibile avere tutte le informazioni riguardo le terapie più idonee.