IL CONSIGLIO DI STATO HA ACCOLTO LE ARGOMENTAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI ANIMALISTE E SOSPESO L’ABBATTIMENTO DEI CERVI IN ABRUZZO. UNA VITTORIA IMPORTANTE PER LA FAUNA SELVATICA. LA GIUNTA DELLA REGIONE ABRUZZO, LO SCORSO OTTOBRE AVEVA AUTORIZZATO L’ABBATTIMENTO DI 469 CERVI CUCCIOLI INCLUSI, COME MISURA PER “GESTIRE” LA POPOLAZIONE DI CERVI NELLE AREE RURALI E MONTANE
Dall’antefatto alla vittoria
La vicenda dell’abbattimento dei cervi abruzzesi ha origine dalla delibera regionale n. 509, approvata l’8 agosto 2024, che autorizzava l’abbattimento controllato di 469 cervi, sostenendo che la loro popolazione, in costante crescita, rappresentasse un pericolo per l’equilibrio dell’ecosistema locale.
Secondo le autorità regionali, la caccia selettiva sarebbe stata la soluzione più immediata per ridurre l’impatto dei cervi su determinate aree agricole e naturali.
Tuttavia, questa decisione ha incontrato una forte resistenza da parte di associazioni animaliste, come LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia, scienziati e cittadini, che hanno sollevato preoccupazioni sull’etica e l’efficacia della caccia come strumento di gestione faunistica.
Una sentenza che crea un precedente importante
In risposta al ricorso presentato dagli animalisti, il Consiglio di Stato ha bloccato l’abbattimento dei cervi, rimarcando la necessità di basare ogni intervento di gestione faunistica su dati scientifici affidabili e raccolti in modo trasparente.
La sentenza rafforza pertanto l’idea che la caccia non sia una risposta adeguata alle sfide della gestione faunistica e apre la strada all’adozione di metodi alternativi, etici e sostenibili. «Questa pronuncia rappresenta un precedente importante per il futuro», ha dichiarato l’avvocato Michele Pezone, che ha seguito il ricorso, aggiungendo che «la programmazione venatoria deve fondarsi su dati certi e rispettare le normative».
Il ruolo delle associazioni animaliste e delle figure pubbliche
Le associazioni hanno avuto un ruolo centrale nell’opporsi alla delibera regionale. Tra i protagonisti di questa mobilitazione c’è Walter Caporale, ex deputato regionale abruzzese e Presidente di Animalisti Italiani, il quale ha accolto la sentenza con grande soddisfazione, descrivendola come una «vittoria della ragionevolezza e della giustizia per gli animali».
Caporale ha spiegato che «la caccia al cervo è una pratica anacronistica e crudele», evidenziando la necessità di promuovere metodi di gestione della fauna che siano «rispettosi e non violenti», come il monitoraggio scientifico delle popolazioni e la protezione dell’habitat naturale.
Una mobilitazione pubblica senza precedenti
La vicenda ha coinvolto non solo attivisti e associazioni, ma anche una vasta fetta della popolazione. La mobilitazione pubblica ha raggiunto proporzioni significative, con oltre 136mila firme raccolte in una petizione online e migliaia di email inviate dai cittadini alla Giunta Regionale per esprimere il proprio dissenso.
Personalità di rilievo nel mondo dell’arte e della cultura hanno espresso il loro appoggio alla causa ambientalista, dando voce a una sensibilità collettiva sempre più orientata alla tutela della biodiversità.
Le associazioni LAV, LNDC e WWF hanno dedicato questa vittoria «ai cittadini che hanno sostenuto la causa e ai turisti che visitano la nostra regione per la sua natura incontaminata». Ma perché è così importante questa vittoria?
La caccia come strumento di gestione faunistica: limiti e alternative
La decisione del Consiglio di Stato ha aperto un dibattito più ampio sulla validità e l’etica della caccia come strumento per controllare le popolazioni animali. La caccia, infatti, può interferire con gli equilibri ecologici, provocando effetti a catena su altre specie e aumentando il rischio di squilibri ambientali.
Le associazioni animaliste sostengono che esistono alternative non letali, come il monitoraggio delle popolazioni attraverso strumenti tecnologici avanzati, l’adozione di misure di contenimento basate sulla protezione degli habitat e la reintroduzione di predatori naturali, dove possibile. Questi metodi permettono di mantenere un equilibrio naturale senza la necessità di ricorrere alla violenza.
Verso una nuova visione della conservazione ambientale
Il successo ottenuto dalle associazioni animaliste in Abruzzo si inserisce in un contesto globale di crescente consapevolezza rispetto alla conservazione della biodiversità. A livello internazionale, l’utilizzo di pratiche sostenibili e fondate su basi scientifiche per la gestione della fauna rappresenta un principio sempre più condiviso.
«Non si può rispondere ai problemi ecologici con interventi distruttivi», hanno dichiarato rappresentanti delle associazioni, sottolineando l’importanza di una convivenza armoniosa tra uomo e natura.
Un passo avanti per la tutela della biodiversità e la coscienza collettiva
La sospensione dell’abbattimento dei cervi rappresenta non solo un traguardo per la fauna selvatica abruzzese, ma fissa anche uno standard che potrebbe influenzare future politiche ambientali in altre regioni italiane. Come ha affermato Walter Caporale, «la lotta per difendere gli animali proseguirà».
In definitiva, questa sentenza rappresenta solo un primo passo verso un modello di gestione della fauna che sia in linea con i valori di una società più consapevole e rispettosa delle forme di vita.
Rafforza la visione di un futuro in cui la tutela della biodiversità e la conservazione dell’ambiente siano pilastri di una politica sostenibile e orientata alla convivenza pacifica tra uomo e natura.