Il tema dell’inquinamento elettromagnetico è particolarmente attuale in questo periodo in cui siamo chiamati alla digitalizzazione e a sconfiggere l’internet divide. Il 5G richiede una presenza più densa di antenne sul territorio.
In questa utile guida scopriamo cos’è nel dettaglio l’inquinamento elettromagnetico, quali sono i rischi per la salute e gli studi a disposizione per determinare le soglie al di sopra delle quali l’esposizione provoca danni. Scopriamo anche quali sono le buone regole per proteggersi dall’inquinamento elettromagnetico, da adottare in casa e nella vita di tutti i giorni.
Inquinamento elettromagnetico: cos’è?
L’inquinamento elettromagnetico deriva da le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti. Esse hanno un intervallo di frequenze che va da 0 Hz (campi statici) alle frequenze della radiazione visibile (laser e luce incoerente).
La radiazione del fondo elettromagnetico terrestre era costituita sino all’inizio del ‘900 dal fondo elettromagnetico naturale. Nel corso del secolo e fino ai giorni nostri è aumentata con l’utilizzo di tecnologie che usano le radiazioni non ionizzanti.
Fu durante la seconda guerra mondiale, con l’utilizzo dei radar che furono scoperti i primi effetti termici delle microonde: la cosiddetta malattia dei radaristi.
Poi dalla stessa tecnologia sono nati i forni a microonde e le infrastrutture di telecomunicazioni. La radiodiffusione e la telediffusione, i ponti radio, le reti per la telefonia cellulare, i telefoni cellulari e gli apparati wireless si avvalgono della stessa tecnologia che provoca inquinamento elettromagnetico.
Effetti onde elettromagnetiche e danni alla salute
Le radiazioni non ionizzanti producono in primo luogo effetti termici e in secondo luogo danni biologici a lungo termine. I primi causano il riscaldamento cellulare, sono dose dipendenti e aumentano in base alla dose di radiazione.
Nel caso degli effetti biologici invece non vi è correlazione tra la dose, e quindi la potenza del segnale, e gli effetti sul corpo.
Gli effetti a lungo termine non sono facilmente valutabili. Le relazioni causa-effetto infatti si possono basare solo su indagini epidemiologiche, che al momento sono scarse. Tra gli effetti a lungo termine citiamo cefalee, irritabilità, affaticamento, difficoltà di concentrazione, insonnia, ma anche gravi patologie come tumori o malattie degenerative.
I danni alla salute possono essere di tipo specifico e localizzato, come tumori indotti in loco per innalzamento termico dei tessuti, come ad esempio il glioma studiato in relazione all’uso di cellulari. La revisione dello studio attesta un rischio più alto di quello precedentemente pubblicato. Oppure ci sono malattie di tipo organico, come le leucemie, ad esempio sotto indagine per gli effetti delle basse frequenze degli elettrodotti.
Il danno tumorale è stato associato al fatto che i campi elettrici e magnetici inibiscono la produzione di melatonina nella ghiandola pineale nell’uomo e nei ratti, noto fattore oncostatico.
Studi epidemiologici sull’inquinamento elettromagnetico
Nel 2007 è stata svolta una ricerca specifica sull’uso del cellulare e i tumori cerebrali. Essa non ha trovato correlazione tra l’insorgenza di tumori al cervello e un utilizzo medio del telefono cellulare a breve termine. Ha sottolineando però che per avere dati più corretti è necessario monitorare la salute di un grande gruppo di utenti di telefonia per un lungo periodo di tempo.
Una ricerca svolta nel 2014 su circa 5000 casi di tumore rileva un aumento significativo di rischio di glioma conseguente l’uso di telefoni cellulari o cordless, soprattutto in fasce di età inferiori ai 20 anni.
Sempre nel 2014 è stato pubblicato uno studio del Childhood Cancer Research Group dell’Università di Oxford su 16.500 bambini britannici a cui è stata diagnosticata la leucemia tra il 1962 e il 2008. Tale analisi non ha rilevato un aumento del rischio di sviluppo della malattia per i bambini nati dopo il 1980 e che hanno abitato nei pressi delle linee elettriche ad alta tensione.
Nel 2015, uno studio sui ratti svolto dal Prof. Alexander Lerchl della Jacobs Universität di Brema e dal suo gruppo, per conto dell’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, ha dimostrato che il tasso di crescita del cancro al fegato e ai polmoni generati da sostanze chimiche aumenta sostanzialmente quando gli animali sono irradiati permanente con campi elettromagnetici, analoghi a quelli generati da cellulare.
Effetti della radiofrequenza sulla salute secondo IARC e OMS
Nel 2001 lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità delle Nazioni Unite, ha inserito i campi magnetici in bassa frequenza in categoria 2B (categoria che comprende i possibili cancerogeni per l’uomo). Considera un raddoppio del fattore di rischio per la leucemia infantile per esposizioni a valori di campo magnetico superiori a 0,4 microTesla. Nel 2011 ha inserito anche i campi elettromagnetici in alta frequenza in categoria 2B (senza definire una dose).
L’OMS afferma che “ad oggi, nessun effetto dannoso per la salute è stato riconosciuto come causato dall’uso di telefoni mobili.” Alcune autorità nazionali hanno raccomandato ai loro cittadini, come semplice norma precauzionale, di minimizzarne l’esposizione. Infatti gli effetti delle radiazioni non ionizzanti non sono ancora chiari soprattutto in virtù degli scarsi studi epidemiologici di cui disponiamo.
Il 14 gennaio 2020 la Corte d’appello di Torino ha confermato la precedente sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017. Ha riconosciuto così come l’uso intensivo del telefono cellulare possa causare tumori. Ha imposto infatti all’Inps il risarcimento per malattia professionale di un dipendente Telecom affetto da neurinoma del nervo acustico.
Fattori di rischio per l’esposizione a radiazioni elettromagnetiche
Secondo gli studi a disposizione, le esposizioni sarebbero maggiori quando il segnale di ricezione non è ottimale. In questi casi l’emissione onde elettromagnetiche dell’antenna infatti è massima. Le esposizioni aumentano nei veicoli in movimento e nei luoghi chiusi in cui l’effetto gabbia di Faraday riflette le radiazioni sulle persone presenti all’interno.
L’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche aumenterebbe inoltre in presenza di oggetti metallici, magnetici e non, vicino alla testa o al suo interno.
Cosa fare per ridurre le esposizioni
Dall’elettromagnetismo come proteggersi? SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale) ha stilato un decalogo atto a ridurre i rischi da esposizione ai campi elettromagnetici in ambienti chiusi. In esso sono presenti altrettante indicazioni a cui prestare attenzione per abbassare il rischio.
Tra i modi per ridurre inquinamento in casa e i suoi danni alla salute vi sono quelli che raccomandano di:
- tenere i telefoni cellulari lontani dal luogo in cui si dorme e dalla testa;
- usare gli auricolari;
- tenere i router e altri dispositivi wireless nelle zone della casa meno abitate, come corridoi e ingressi.
Legge e normativa vigente in Italia
La legge quadro 36/01 norma le intensità dei campi elettromagnetici prevedendo limiti di esposizione, un valore di attenzione e un obiettivo di qualità.
Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz) il limite di esposizione previsto dal DPCM 8.7.2003 (G.U. n. 199) è compreso fra 20 V/m e 60 V/m a seconda della frequenza.
Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono invece di 6 V/m, valori pari al doppio di quelli previsti in altre nazioni fuori dalla UE.
Consideraiamo che un cellulare GSM operante su rete 2G con una potenza tipica di 1 W crea un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e di 60 V/m a 10 cm. Un cellulare moderno, operante su rete 4G, ha emissioni inferiori e genera un campo tra 1 e 5 V/m a 10 cm.
Per i campi a frequenza industriale (50 Hz) il DPCM 8 luglio 2003 nº 200 prevede un limite di esposizione (100 µT per l’induzione magnetica e 5000 V/m per il campo elettrico). Fissa un valore di attenzione per l’induzione magnetica a 10 µT e per l’obiettivo di qualità a 3 µT.
Qui trovate la puntata di ONA TV su ambiente e transizione ecologica, un’opportunità per un modello di sviluppo sostenibile.
Tecniche di misurazione
Con la tecnica di misurazione a banda larga viene misurato l’effetto complessivo della sovrapposizione di tutte le sorgenti presenti nel punto di misurazione. Tuttavia non si può quantificare il contributo dello specifico impianto.
La tecnica di misurazione a banda stretta rivela le caratteristiche degli impulsi emessi (durata e frequenza di ripetizione dell’impulso).
L’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) coordina campagne di misura dell’elettromagnetismo a campione in diverse località italiane o su richiesta delle autorità locali o della popolazione. La stessa ARPA è responsabile dell’autorizzazione riguardo l’installazione e la modifica degli impianti Radio-TV-Cellulari in coerenza con gli attuali standard di campo elettromagnetico previsto.
La mancanza di sanzioni
Non sono previste sanzioni per gli impianti che superano i limiti di legge. Se sono superati i limiti totali o puntuali si applicano comunque procedure cosiddette di “riduzione a conformità” almeno per gli impianti di telecomunicazioni. L’adeguamento degli impianti è imposto da province e regioni, ed è a carico del titolare dell’impianto.
La violazione delle normative relative alle emissioni elettromagnetiche non è menzionata nel D. Lgs. 231/2001. Perciò l’inquinamento onde elettromagnetiche non comporta responsabilità amministrativa delle società private o Enti.
L’emissione di onde elettromagnetiche al di fuori dei limiti previsti dalla legislazione non è infatti contemplato fra le fattispecie di reati ambientali introdotte nel D. Lgs. 231/2001, dal Decreto Legislativo n. 121/2011 (emesso in attuazione della Direttiva 2008/99/CE, in materia di tutela penale dell’ambiente).
Inquinamento elettromagnetico cause: 5G e antenne
Come proteggersi da radiazioni 5G? Il 5G in funzione in Italia dal 2020 ha una velocità di download molto elevata e un tempo di latenza molto basso. Prevede un aumento del numero di antenne e, di conseguenza, un incremento dell’inquinamento elettromagnetico. La tecnologia 5G fa uso di bande di frequenze molto più alte rispetto a quelle in uso. Ma gli effetti biologici e sanitari sull’uomo di queste frequenze sono ancora poco conosciuti.
Il prof. Alessandro Miani, presidente della SIMA e docente di Prevenzione Ambientale all’Università di Milano ha spiegato che “la ricerca scientifica non ha fornito ad oggi assicurazioni assolute circa l’impatto sulla salute delle emissioni elettromagnetiche, ai livelli che si possono incontrare negli ambienti di vita”.
«La penetrazione superficiale di tali onde potrebbe diventare un pericolo per gli occhi e la pelle – evidenzia ancora Miani -. Inoltre, esse potrebbero dar luogo a un aumento dei livelli delle correnti indotte trasportate all’interno del corpo umano».
Uno scenario simile deve far riflettere se non sia il caso di «applicare il principio di precauzione che imporrebbe la sospensione di tale implementazione». Almeno finché «studi scientifici indipendenti e privi di conflitto d’interesse non accertino in maniera inequivocabile la non-pericolosità di tale tecnologia».
Leggi tutto su pro e contro della tecnologia 5G.