La situazione dei rifiuti in mare è grave e il problema è di vitale importanza per la sopravvivenza della vita negli Oceani e sulla Terra.
Si stima che ogni minuto finisca in mare un camion di rifiuti di plastica. Continuando a questo ritmo, nel 2050 gli Oceani saranno popolati più da plastica che pesci.
Indice dei contenuti
Tempo stimato di lettura: 6 minuti |
In questa guida facciamo il punto della situazione su inquinamento rifiuti in mare, scopriamo cosa sono e dove si trovano le isole di plastica e quali sono le possibili soluzioni da adottare. Scopriamo anche i livelli di inquinamento dell’acqua e la situazione nel Mare Nostrum, il Mediterraneo.
Inquinamento da rifiuti in mare: le principali cause
Anche chiamato Mare litter, il problema dei rifiuti in mare e dell’inquinamento marino è un problema di enorme gravità e di estensione mondiale.
Tra i rifiuti che finiscono quotidianamente in mare spicca la plastica. Questa raggiunge il mare sotto diverse forme, dai tappi in plastica alle bottiglie, passando per le fibre sottili che dalle nostre lavatrici raggiungono l’acqua.
Le attrezzature da pesca abbandonate, perse o dismesse, in particolare le reti, rappresentano un ulteriore causa della presenza di rifiuti nel mare. Sono particolarmente dannose per i grandi animali marini che vi rimangono intrappolati.
Ci sono poi gli scarichi industriali e le sostanze nocive utilizzate in agricoltura. A questo si aggiungono i riversamenti di petrolio in prossimità delle piattaforme petrolifere.
Le fonti di inquinamento in mare più diffuse sono gli scarichi urbani e industriali di sostanze organiche. Microrganismi consumano ossigeno che finisce per essere tolto agli altri organismi marini.
In alcuni casi gli scarichi urbani e industriali contengono anche sostanze non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive. Queste avvelenano l’acqua provocando la moria di pesci nei fiumi e nei mari.
Inquinamento marino da plastica e rifiuti in mare
Secondo le stime, finirebbero in mare ben 8 milioni di tonnellate di plastica all’anno.
Circa il 15% della plastica che finisce in mare si riversa poi sulle nostre spiagge. La restante quantità galleggia sulla superficie o si poggia sui fondali.
La plastica nel suo processo di biodegradazione passa per diversi stati e dimensioni. Scambiata per pesce o per plancton viene ingerita dagli esseri viventi, mettendone a repentaglio la salute. Polimeri di plastica sono stati trovati in tutti i mari del mondo, dai ghiacci artici ai mari chiusi.
Il mare ha un forte potere autopulente, grazie alla sua enorme massa diluente e ai processi di ossigenazione. Ma la quantità di plastica e sostanze nocive che si riversano in mare è enorme e non permette ai mari di portare a termine il processo. L’inquinamento marino da plastica è dovuto alle proprietà della plastica che necessita di centinaia di anni per degradarsi completamente.
Cos’è la plastica e da cosa è costituita?
La plastica è composta da una serie di polimeri creati dall’uomo in laboratorio, utilizzando petrolio, carbone e gas naturali.
Le molecole polimeriche si formano tramite l’unione di tanti monomeri, che sono composti di carbonio e idrogeno, derivanti da petrolio e metano. L’unione tra loro di questi monomeri crea vari polimeri, che assieme formano un’unica molecola lineare, ovvero la plastica.
A questa catena di polimeri vengono nel frattempo aggiunte altre sostanze, come cellulosa e carbone, per dare al materiale le caratteristiche che si desiderano.
Bottiglie, imballaggi, reti da pesca, sacchetti, fazzoletti, mozziconi e qualunque altro oggetto in plastica, una volta finito in acqua si spezza in frammenti via via più piccoli per azione dell’erosione dell’acqua e delle correnti.
Tali frammenti finiscono con il raggiungere dimensioni microscopiche inferiori ai 5 mm di diametro. Nei vari stadi di frammentazione della plastica possono essere scambiati per pesci o plancton da altri pesci o uccelli marini e causandone la morte per soffocamento e ingestione, ma anche intrappolandoli e provocando ferite.
Il problema delle isole di plastica
A rendere l’idea della gravità e delle dimensioni del problema dei rifiuti in mare, ci sono le isole di plastica. Cosa sono le isole di plastica? Si tratta di enormi distese di rifiuti soprattutto in plastica che per mezzo della forza delle correnti si sono concentrate in specifici punti dell’Oceano. Sono vere e proprie discariche fluttuanti con un’alta densità di rifiuti in mare plastica. Le più grandi sono 6, ma non sono le uniche.
- Great Pacific Garbage Patch
Chiamata anche “Pacific Trash Vortex” quest’isola di plastica è il più grande accumulo di spazzatura galleggiante al mondo. A formarla ci sono plastica, metalli leggeri e residui organici in degradazione. Si trova nell’Oceano Pacifico. Si sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico. Le sue dimensioni sono immense. Le stime parlano di un minimo di 700.000 km² di estensione fino a più di 10 milioni di km², per un totale di circa 3 milioni di tonnellate di rifiuti accumulati. Per dare un’idea più precisa, le sue dimensioni sono simili a quelle della Penisola Iberica.
- South Pacific Garbage Patch
Grande 8 volte l’Italia e più estesa del Messico, la South Pacific Garbage Patch è stata scoperta recentemente al largo del Cile e il Perù. Contiene prevalentemente microframmenti di materie plastiche erose dagli agenti atmosferici.
- North Atlantic Garbage Patch
L’isola di plastica del Nord Atlantico è la seconda più grande per estensione. È famosa per la densità di inquinamento spazzatura nel mare. Le stime parlano di oltre 200mila detriti per chilometro quadrato.
- South Atlantic Garbage Patch
La South Atlantic Garbage Patch si estende per oltre 1 milione di chilometri quadrati. Viene mossa dalla corrente oceanica sud atlantica, tra l’America del Sud e l’Africa meridionale.
Altre isole di plastica nell’Oceano indiano e nell’Artico
- Indian Ocean Garbage Patch
Ha 2 chilometri quadrati di estensione e una densità di 10mila detriti a chilometro quadrato. È stata scoperta nel 2010.
- Arctic Garbage Patch
L’Arctic Garbage Patch si trova nel mare di Barents, in prossimità del circolo polare artico. È una delle più piccole isole di plastica documentate.
L’emergenza dell’inquinamento dell’acqua
Oltre all’inquinamento marino da plastica, esistono altre sostanze nocive che finiscono nei nostri mari, causando l’inquinamento idrico.
Nei paesi europei, compresa l’Italia, l’inquinamento idrico è prevenuto attraverso un sistema di depurazione capillare. Nonostante questo il malfunzionamento degli impianti o rottura accidentale delle tubature, possono provocare ingenti problemi di contaminazione legati allo scarico delle acque reflue.
Gli scarti dell’industria non sempre vengono opportunamente depurati e possono rilasciare nell’acqua sostanze tossiche come il mercurio, il cromo e il piombo.
L’agricoltura è una delle principali fonti di inquinamento idrico. In questo caso i fertilizzanti e i pesticidi finiscono nelle falde acquifere e da esse nei corsi d’acqua e infine in mare.
Soluzioni al problema dei rifiuti in mare
L’inquinamento delle acque è stato oggetto di numerose normative negli anni, specialmente grazie alle direttive dell’Unione Europea.
Oggi le norme vigenti sono contenute nel Decreto Legislativo 152/06, conosciuto come Testo Unico Ambientale. Al suo interno si sono riversate e aggiornate le previsioni della prima legge di adempimento delle direttive europee, la cosiddetta “legge Merli“.
Al momento ci si concentra soprattutto sui sistemi di depurazione e filtraggio delle acque, nonché sul controllo e il tracciamento delle navi cisterna in mare e sulle sanzioni in caso di rilascio di rifiuti.
Il sistema migliore per tenere sotto controllo l’inquinamento idrico e la quantità di rifiuti scaricati in mare è ovviamente quello preventivo. È necessaria la creazione di organi adatti allo studio della interazione delle sostanze nocive e della loro modalità di dispersione nell’ambiente per affrontare un piano adatto a prevenire l’inquinamento idrico.
Il singolo cittadino, a sua volta, se non può fare molto per trovare una soluzione al problema dell’inquinamento idrico, può fare tanto per ridurre l’apporto di rifiuti in mare e l’inquinamento idrico. Tra i consigli principali ci sono:
- non gettare nell’ambiente mozziconi di sigaretta e altri rifiuti;
- fare la raccolta differenziata con accortezza e correttamente;
- prediligere l’utilizzo di detergenti naturali a quelli chimici;
- ridurre l’utilizzo di plastica attraverso un processo di acquisto consapevole e riuso.