VERDE URBANO: UN NUOVO STUDIO EUROPEO PUBBLICATO SU THE LANCET PLANETARY HEALTH RIVELA CHE AUMENTARE DEL 5% GLI ALBERI IN CITTÀ RIDURREBBE MORTI PREMATURE LEGATE ALL’INQUINAMENTO. IL BENEFICIO SALIREBBE A 12MILA VITE SALVATE SE LE AREE URBANE RAGGIUNGESSERO UNA COPERTURA ARBOREA DEL 30%. NAPOLI È L’UNICA CITTÀ ITALIANA OLTRE QUESTA SOGLIA, MENTRE ALTRE METROPOLI EUROPEE FANNO DA APRIPISTA.
L’impatto del verde sulla salute urbana
L’inquinamento atmosferico resta una delle principali minacce per la salute nelle città europee. Polveri sottili, biossido di azoto e ozono aggravano malattie respiratorie e cardiovascolari. Secondo ENEA, che ha partecipato allo studio internazionale del progetto LIFE “Airfresh”, un aumento del 5% della superficie alberata urbana eviterebbe circa 5mila morti premature all’anno in Europa. Portare la copertura arborea al 30% significherebbe salvarne 12mila.
Gli alberi migliorano la qualità dell’aria filtrando gli inquinanti, riducono le temperature durante le ondate di calore e offrono spazi di benessere psicologico. La ricerca evidenzia come il verde urbano non sia un lusso estetico ma un’infrastruttura di salute pubblica.
Verde urbano: la strategia del 3-30-300
La Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE) promuove la regola del “3-30-300”. L’obiettivo è triplice: vedere almeno tre alberi dalla propria abitazione, garantire una copertura arborea del 30% in ogni quartiere e avere un parco o spazio verde a meno di 300 metri da casa.
Questa strategia aiuta a tradurre in obiettivi concreti il concetto di città sostenibile. Non basta piantare alberi a macchia di leopardo: serve un disegno urbanistico che assicuri equità nella distribuzione del verde.
Verde urbano: cosa dicono i dati europei
Lo studio ha analizzato 744 città di 36 Paesi europei nel periodo 2000-2019. La copertura arborea media è aumentata solo dello 0,76%, ma il 73,5% dei centri urbani ha registrato un incremento del verde. Parallelamente la mortalità attribuibile all’inquinamento atmosferico è calata del 3,4%.
Nel 2019, centotrenta città avevano già superato la soglia del 30% di copertura arborea. Tra queste figurano città del Nord Europa come Oslo, Helsinki e Stoccolma, note per le loro estese aree verdi urbane. Anche Lipsia, Lubiana e Vienna si distinguono per l’alto tasso di alberi in città, frutto di politiche di pianificazione attente.
Verde urbano: il confronto con le città italiane
In Italia i dati sono più modesti. Napoli si conferma un’eccezione con il 32% di copertura arborea, favorita anche dalla conformazione urbanistica e dalla presenza di grandi parchi storici come Capodimonte e la Mostra d’Oltremare. Roma si ferma al 24%, pur avendo un patrimonio verde ampio ma non equamente distribuito. Milano registra appena il 9%, nonostante gli sforzi recenti con progetti di riforestazione urbana e piantumazione di nuovi alberi nell’area metropolitana.
Altri centri italiani si distinguono per il rapporto con il verde urbano. Torino vanta ampi viali alberati lungo il Po e i corsi cittadini, mentre Bologna ha puntato su orti urbani e rigenerazione di aree verdi periurbane. Trento e Bolzano, pur con dimensioni più contenute, registrano dati incoraggianti grazie alla vicinanza con aree boschive.
Benefici concreti del 30% di copertura
Raggiungere una copertura arborea del 30% significa ridurre fino al 9,4% le morti premature da polveri sottili, al 7,2% quelle da biossido di azoto e al 12,1% quelle da ozono. L’effetto opposto si osserva se il verde viene ridotto: la mortalità aumenterebbe fino al 22,7% per l’ozono.
I benefici non si limitano alla salute. Gli alberi abbassano la temperatura percepita anche di 2-3 gradi nelle giornate più calde. Un fattore determinante in estati sempre più torride, come quella del 2022 che ha provocato 62mila morti in Europa. Inoltre, le radici migliorano la permeabilità dei suoli, riducendo il rischio di allagamenti.
L’impegno europeo: 3 miliardi di alberi entro il 2030
La Strategia europea sulla biodiversità al 2030 prevede la piantumazione di almeno 3miliardi di alberi. L’obiettivo è aumentare la copertura arborea media e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Tuttavia, piantare alberi non basta: serve un approccio integrato che includa corridoi ecologici, tetti verdi, pareti vegetali e piani di manutenzione.
Urbanisti e amministratori sono chiamati a ripensare la città come ecosistema. Gli alberi non devono essere considerati arredo urbano, ma infrastrutture verdi capaci di offrire servizi ecosistemici indispensabili.
Politiche locali e pratiche virtuose
Alcune città italiane stanno già sperimentando strategie innovative. Milano ha lanciato il progetto Forestami, con l’obiettivo di piantare tre milioni di alberi entro il 2030. Torino sta sviluppando il “Piano Regolatore del Verde” per mappare e gestire ogni albero in città. Bologna ha integrato gli orti urbani nel piano di adattamento climatico.
A livello europeo, Lubiana è diventata un modello con la creazione di anelli verdi intorno alla città. Vienna integra sistematicamente parchi e spazi alberati nei nuovi quartieri residenziali. Stoccolma ha sviluppato un sistema di “corridoi verdi” che collegano aree naturali e quartieri.
Conclusioni: più verde per città vivibili
La ricerca pubblicata su The Lancet Planetary Health conferma una verità evidente: gli alberi in città non sono un optional, ma una necessità per la salute pubblica e la resilienza climatica. L’Italia ha ancora molta strada da fare, ma esperienze come quelle di Napoli, Milano e Torino mostrano che il cambiamento è possibile.
Investire nel verde urbano significa investire in benessere, sicurezza e qualità della vita. L’obiettivo del 30% di copertura arborea non è solo una raccomandazione scientifica: è una strategia concreta per costruire città europee più sane e più eque.