mercoledì, Ottobre 22, 2025

Vino e cambiamento climatico: cosa sta succedendo

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IN ARGENTINA, LA VITICOLTURA STA CAMBIANDO VOLTO: TEMPERATURE PIÙ ALTE, SICCITÀ E GRANDINATE METTONO A RISCHIO LA QUALITÀ DEL VINO. MA ALCUNE CANTINE STANNO PUNTANDO SU AGRICOLTURA RIGENERATIVA E BIODIVERSITÀ PER RENDERE I VIGNETI PIÙ RESILIENTI. UN FENOMENO CHE INTERESSA L’INTERA “WINE BELT” MONDIALE, MINACCIATA DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Vini e cambiamento climatico: dalla Valle de Uco al cuore della viticoltura argentina

Tupungato, nella Valle de Uco, ai piedi delle Ande argentine, è uno dei luoghi simbolo del vino sudamericano. Le cantine di questa valle, nella provincia di Mendoza, producono alcuni dei migliori vini bianchi d’Argentina, come lo Chardonnay e il Sauvignon Blanc. L’altitudine regala profumi intensi e tannini eleganti, ma la stabilità del clima non è più quella di una volta.

La crisi climatica ha raggiunto anche questo angolo di paradiso vitivinicolo. Ondate di calore, gelate primaverili e grandinate sempre più violente mettono a dura prova la tenuta dei vigneti. Per chi lavora con la terra, adattarsi non è più una scelta, ma una necessità urgente.

Vini e cambiamento climatico: crollo della produzione di uva

Con l’aumento delle temperature e l’intensificarsi dell’irraggiamento solare, anche i grappoli d’uva possono scottarsi, come la pelle umana. L’effetto più evidente è nelle aree necrotiche sugli acini, che ne riducono la qualità e la resa produttiva. Un altro effetto è la maturazione accelerata, che altera l’equilibrio zuccheri-acidità. I vini bianchi, rosati e spumanti risultano così meno freschi e più vulnerabili all’ossidazione.

La variabilità climatica ha cambiato le strategie dei viticoltori argentini. A Mendoza, cuore pulsante del settore, il 70% della produzione nazionale è concentrato in una zona che ha conosciuto un lungo stato di emergenza idrica. Tra il 2010 e il 2018, le agenzie locali hanno registrato livelli critici nelle riserve idriche. Secondo uno studio condotto da centri di ricerca argentini, questa crisi ha contribuito al crollo del 15% della produzione di uva nel 2020.

Le sfide della wine belt globale: quali sono?

La viticoltura è uno degli indicatori più sensibili del cambiamento climatico. A livello globale, si sta spostando verso nuove latitudini e altitudini. Zone come il sud del Regno Unito, alcune aree del Canada e i Paesi scandinavi stanno diventando produttori emergenti. Allo stesso tempo, regioni storiche rischiano di diventare inospitali.

Secondo un’indagine dell’Istituto Nazionale Francese della Ricerca Agronomica (INRAE), se la temperatura media globale salisse di 2 gradi entro il 2050, si perderebbe il 56% delle attuali zone vitivinicole. Con un aumento di 4 gradi, la percentuale salirebbe all’85%. Uno scenario che fa tremare le fondamenta di un comparto che vale decine di miliardi di euro in tutto il mondo.

Vini e cambiamento climatico: l’agricoltura rigenerativa come risposta

Per resistere al cambiamento climatico, alcuni viticoltori hanno scelto di praticare un’agricoltura basata sulla rigenerazione del suolo e sulla biodiversità. Il principio guida è semplice: un suolo vivo rende le piante più forti, quindi più capaci di affrontare siccità, grandinate o gelo.

La copertura vegetale viene mantenuta per ridurre l’evapotraspirazione e trattenere umidità. La concimazione è affidata al letame di pecore e lama, mentre il controllo dei parassiti si basa sul ripristino della flora spontanea, evitando trattamenti chimici.

Si coltivano inoltre insieme diverse piante, in modo da nutrire il terreno e massimizzare la biodiversità.

Vigneti, api e funghi: la biodiversità che difende la vite

Ogni elemento ha un ruolo: i funghi micorrizici favoriscono l’assorbimento di nutrienti. La vegetazione alta, che sfiora le ginocchia, non è segno di incuria, ma un presidio contro i parassiti e una riserva di biodiversità.

Nell’agricoltura biodinamica, famose “bombe di semi” – palle d’argilla e compost contenenti semi autoctoni – vengono disperse nel terreno per fertilizzarlo in via naturale. Anche questo è un gesto di resistenza contro un sistema agricolo industriale che ha impoverito la terra.

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La viticoltura argentina sta diventando un laboratorio di adattamento. Le varietà tardive come Malbec, Bonarda e Torrontés vengono privilegiate. I vigneti si spostano più in alto, dove il clima resta più fresco.

Vini e cambiamento climatico: la produzione mondiale in calo

Nel 2024, la produzione mondiale di vino ha segnato uno dei minimi storici: tra l’1% e il 4% in meno rispetto all’anno precedente, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (OIV). Un’annata peggiore si registrò solo nel 1961.

In Argentina, dopo un 2023 difficile, la produzione ha superato gli 11milioni di ettolitri. Un risultato incoraggiante, ma ancora inferiore alla media degli ultimi cinque anni. Il futuro resta incerto. Le vendemmie anticipate, le scottature dei grappoli e la scarsità d’acqua richiedono investimenti, innovazione e nuove competenze.

Argentina, laboratorio per il vino del futuro

La viticoltura argentina sta diventando un laboratorio di adattamento. Le varietà tardive come Malbec, Bonarda e Torrontés vengono privilegiate. I vigneti si spostano più in alto, dove il clima resta più fresco. Nuove pratiche come la biodinamica e l’agroecologia si diffondono.

Ma la sfida è globale. Ogni bottiglia di vino porta con sé una domanda: quanto è sostenibile la sua produzione? La risposta passa per la cura del suolo, la gestione dell’acqua, la riduzione dei trattamenti chimici e il rispetto dei cicli naturali.

Oggi, il vino non può più essere solo espressione del terroir. Deve diventare anche simbolo di resilienza e trasformazione. Perché il clima cambia, e con lui anche la vite. Ma le radici, se ben curate, sanno adattarsi. E continuare a raccontare storie buone da bere e da ascoltare.

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