IL TERROIR DEL VINO È L’INSIEME DELLE CARATTERISTICHE AMBIENTALI E DELL’INTERVENTO DELL’UOMO CHE INFLUENZANO LA PRODUZIONE DI UN VINO IN UNA DETERMINATA AREA GEOGRAFICA. LA RASSEGNA ITINERANTE “GEOLOGIA NEL BICCHIERE” INTENDE SOSTENERE L’INFLUENZA DELLA GEOLOGIA NELLA QUALITÀ DEL VINO. L’EVENTO A CASTELLANETA
Il vino nella storia dell’umanità, tra misticismo e religione
Il vino, nelle sue varie forme, ha accompagnato la storia dell’umanità, influenzando l’agricoltura, la cultura sociale, i riti e la mitologia. Come nel caso del dio Dioniso, figlio di Zeus e dio del vino. Anche le sfere mistiche e religiose delle antiche comunità sono state influenzate dal nettare di Bacco.
Molti studiosi, supportati da dati bioarcheologici e genetici (Arroyo-Garcia, 2006; Ciacci et al., 2011; Failla, 2011; Negrul, 1946), concordano che ci siano stati diversi centri contemporanei di selezione della vite. In questi luoghi sono stati scelti i principali vitigni coltivati oggi.
Con la fine dell’ultima era glaciale e l’inizio dell’Olocene, una specie di vite euroasiatica, la Vitis vinifera L. subsp. Sylvestris, iniziò a essere addomesticata e coltivata. Da essa deriva oltre il 99% della produzione di vino attuale, con un’ampia varietà di vitigni e caratteristiche.
Circa 10mila anni fa, la vite selvatica cresceva lungo le coste del Mediterraneo, soprattutto a nord, nell’Egeo, nelle zone intorno al Mar Nero e nelle valli di fiumi come il Danubio, il Reno e il Rodano, oltre che nelle aree montuose del Caucaso (Zohary e Hopf, 2000).
Sebbene il dibattito su dove e quando la vinificazione sia iniziata rimanga aperto, è certo che già 6mila anni fa questo processo fosse diffuso tra i Sumeri e gli Assiri. L’Antico Testamento ebraico, infatti, descrive Noè come il primo viticoltore.

Geologia nel bicchiere nella Terra delle Gravine
Con l’obiettivo di esaminare il rapporto tra geologia, geomorfologia, clima, suolo e l’intervento umano nelle trasformazioni del paesaggio legate alla coltivazione della vite, la SIGEA, Società Italiana di Geologia Ambientale – APS, ha organizzato una giornata di studi.
L’evento si è svolto a Castellaneta (TA) nell’ambito della rassegna itinerante “Geologia nel bicchiere”. Vi hanno collaborato anche l’Ordine dei Geologi della Puglia, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Taranto e l’Azienda vinicola L’Archetipo.
Il terroir del vino, con le suddette caratteristiche, uniche, legate al territorio, come anche ad altitudine ed esposizione, è stato presentato come una risorsa sociale ed economica da valorizzare e proteggere contro il dissesto idrogeologico.
Gli aspetti geologici, pedologici e viticoli della “Terra delle Gravine”
L’incontro del 18 ottobre scorso, in presenza e online, promosso da Massimiliano Marroccoli e Francesco Stragapede della SIGEA, si è concentrato sull’area della “Terra delle Gravine”, esaminando aspetti geologici, pedologici e viticoli, con un focus sui cambiamenti climatici in corso.
«L’iniziativa – ha dichiarato Francesco Stragapede – intende valorizzare la Terra delle Gravine attraverso la lettura della biodiversità e geodiversità che caratterizza questo territorio, descrivendo i legami stretti tra geologia, suolo e attività vitivinicole, affidando all’eccellenza del vino il compito di interpretare gli aspetti ambientali, storico culturali e sociali unici di questa parte della nostra Italia».
La giornata ha incluso una visita tecnica all’azienda vinicola, guidata dall’agronomo Francesco Valentino Dibenedetto di L’Archetipo. Si è conclusa con una degustazione guidata di vini locali condotta da Paolo Costantini, consigliere nazionale dell’ONAV (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino).
«Se cerchiamo di approfondire il rapporto tra viticoltura e territorio – ha affermato Antonello Fiore, presidente nazionale della SIGEA – ci rendiamo conto che sono la morfologia stessa, le caratteristiche geologiche del substrato, il clima e microclima dei luoghi, l’esposizione dei versanti, a dare forza e vigore alla coltivazione delle vigne e al delizioso prodotto da esse derivato».
VINO BONO
Mentre bevo mezzo litro,
de Frascati abboccatello,
guardo er muro der tinello
co’ le macchie de salnitro.
Guardo e penso quant’è buffa
certe vorte la natura
che combina una figura
cor salnitro e co’ la muffa.
Scopro infatti in una macchia
una specie d’animale:
pare un’aquila reale
co’ la coda de cornacchia.
Là c’è un orso, qui c’è un gallo,
lupi, pecore, montoni,
e su un mucchio de cannoni
passa un diavolo a cavallo!
Ma ner fonno s’intravede
una donna ne la posa
de chi aspetta quarche cosa
da l’Amore e da la Fede…
Bevo er vino e guardo er muro
con un bon presentimento:
sarò sbronzo, ma me sento
più tranquillo e più sicuro.
Trilussa (Carlo Alberto Salustri), 1943
Fonte
Geologia dell’Ambiente – Periodico trimestrale della SIGEA Società Italiana di Geologia Ambientale – APS



