IBIS EREMITA E MIGRAZIONI: NEI CIELI EUROPEI L’IBIS EREMITA È TORNATO A VOLARE GRAZIE A UN PROGETTO CHE USA L’IMPRINTING PER RICREARE UN’ABITUDINE MIGRATORIA SCOMPARSA. I GIOVANI IBIS IMPARANO A MIGRARE SEGUENDO LE MADRI ADOTTIVE UMANE IN ULTRALEGGERO
Ibis Eremita e migrazioni: un progetto europeo per un uccello perduto
L’ibis eremita scomparve dall’Europa attorno al XX secolo. La caccia e la perdita di habitat ne furono artefici. Il primo progetto LIFE “Reason for Hope” ha creato una popolazione migratrice tra Germania, Austria e Italia. Nel 2019 contava 142 individui, con svernamento comune in Toscana.
I risultati hanno aperto la strada a una seconda fase. Dal 2022 il progetto LIFE Northern Bald Ibis mira a una popolazione autosufficiente. Il traguardo prevede almeno 260-357 individui migratori entro il 2028. Le colonie utilizzano la laguna di Orbetello come sito di svernamento, mentre altri luoghi di svernamento si trovano in Spagna oltre i Pirenei. L’approccio integra scienza, formazione e comunicazione.
Le origini
Dal 2014 il Waldrappteam Conservation and Research che ha sede a Rosegg, nella Carinzia, in Austria ha ricostruito una piccola popolazione migratrice di ibis eremita (Waldrapp in tedesco).
Ispirati da Bill Lishman e dal film “Fly Away Home”, i ricercatori provarono ad addestrare i giovani ibis allevati in cattività a seguire i loro “genitori adottivi”.
A bordo di ultraleggeri, i ricercatori guidavano gli uccelli in volo lungo nuove rotte migratorie, portandoli fino alle aree di svernamento e offrendo così una reale possibilità di sopravvivenza alla specie.
Una seconda fase, avviata insieme con altri partner nel 2022, punta a rendere questa popolazione autosufficiente entro il 2028, riducendo le mortalità lungo il viaggio e aprendo nuove colonie in Austria, Svizzera e Italia.
Che cos’è l’imprinting?
Il cuore della strategia è l’imprinting. I pulcini seguono la madre per tutto il primo periodo di vita. E con la madre quando giunge il momento volano in migrazione e imparano così le rotte migratorie. Le insegneranno poi ai loro figli allo stesso modo.
I pulcini che nascono in allevamento seguono dalla nascita madri adottive umane che vivono con loro e si sostituiscono in tutto e per tutto alle madri naturali: li aiutano ad alimentarsi, passano del tempo con loro e li aiutano a familiarizzarsi con suoni strategici. Giunti alla maturità, infatti, impareranno a seguire un deltaplano a motore o un ultraleggero. Così memorizzano una rotta che replicheranno da adulti.
La tecnica consente a giovani privi di tradizione migratoria di acquisire la mappa del viaggio. Secondo i dati infatti gli uccelli che non migrano hanno sensibilmente maggiori probabilità di non farcela.
In estate le colonie nidificano nelle aree alpine. In autunno gli uccelli ripartono verso la Toscana. La laguna di Orbetello offre sicurezza, cibo e riparo.
L’incredibile volo: l’idea viene dal cinema
L’idea di guidare uccelli con un ultraleggero nasce da una storia nota. Il film “L’incredibile volo” racconta le prove di Bill Lishman con le oche.
Quelle esperienze hanno ispirato Johannes Fritz, biologo e pilota. Oggi Fritz e il suo team guidano ibis eremiti lungo rotte calibrate. Il volo umano apre la strada, gli uccelli imparano e memorizzano.
Recenti spedizioni ispirate al film hanno coperto migliaia di chilometri con stormi addestrati. Può essere infatti replicato e utilizzato per immettere specie a rischio in natura.
Ibis Eremita e migrazioni: perché l’imprinting funziona?
L’imprinting è un apprendimento rapidissimo in una finestra sensibile. Nei primi giorni i nati seguono il primo oggetto in movimento percepito come “genitore”. Konrad Lorenz studiò il fenomeno con oche e anatre. Scoprì che la finestra è breve e l’effetto duraturo.
Un modello coerente guida poi le scelte motorie e sociali. Sulle specie migratrici si lavora con cautela. Si evita di alterare comportamenti riproduttivi e sociali. Si interviene solo per fissare la rotta e la coesione del gruppo. L’imprinting, così usato, riapre la porta a una memoria collettiva estinta. E lo fa con minimo intervento una volta impostata la tradizione.
Ibis eremita: ritratto di un uccello (forse) perduto
L’ibis eremita (Geronticus eremita il nome scientifico) ha una testa rossastra e priva di piume. La cresta “spettinata” gli dà un’aria inconfondibile. Il becco è lungo e ricurvo verso il basso. La livrea appare scura, con riflessi metallici. Nidifica in colonie su pareti rocciose e falesie. Sfrutta cornicioni, cenge e cavità riparate. La dieta include invertebrati, piccoli rettili e anfibi. Ricerca cibo su prati umidi, campi e rive basse.
Un tempo l’ibis eremita era diffuso su falesie e zone rocciose tra Europa meridionale, Medio Oriente e Nordafrica. Il declino è iniziato secoli fa e, dal XX secolo, la specie ha perso circa il 98% degli individui per bracconaggio, distruzione degli habitat, pesticidi e disturbi alle rotte migratorie e alle colonie.
Oggi sopravvivono in natura solo poche colonie isolate in Marocco e Siria (non migratrici), per circa 550 esemplari. In Europa esistono però colonie semiselvatiche o in cattività, circa un migliaio di individui, da cui partono i progetti di reintroduzione.
Vola in formazione e comunica con vocalizzi metallici. In Europa centrale la specie è tornata grazie alle reintroduzioni. Le colonie alpine convergono in inverno sulla Maremma. A Orbetello trovano clima mite e zone umide proteggibili. Il lungo becco sonda il terreno, il gruppo assicura vigilanza. Il ritorno della specie arricchisce paesaggi e catene trofiche locali.

Ibis Eremita e migrazioni: caccia illegale e linee elettriche
Il viaggio resta la fase più rischiosa per gli ibis. In Italia la caccia illegale ha colpito più volte gli stormi. In Austria i pali elettrici non isolati causano elettrocuzioni. Il progetto affronta entrambe le minacce con misure mirate. In Italia si lavora con le Forze dell’Ordine e associazioni venatorie. La campagna vuole ridurre la quota di perdite da bracconaggio.
In Austria si mettono in sicurezza decine di pali a rischio. Si punta anche a norme più forti per gli impianti esistenti. La strategia combina prevenzione, controlli e sensibilizzazione pubblica. Così si migliora la sopravvivenza lungo tutta la rotta.
Il ruolo italiano: Orbetello e Bussolengo
L’Italia ospita il sito chiave dello svernamento. La laguna di Orbetello garantisce acqua bassa e alimento. L’area rientra nella rete Natura 2000. Le colonie alpine scendono qui tra fine estate e autunno. Intanto, vicino al Parco Natura Viva di Bussolengo (un parco safari che ha saputo reinventarsi e investire nella conservazione) è nata una colonia a sud delle Alpi.
Fondazione A.R.C.A. ha in carico la realizzazione di una voliera e Parco Natura Viva gestirà la colonia durante la stagione riproduttiva. La struttura resta accessibile anche fuori stagione e gli uccelli possono entrare e uscire liberamente. L’obiettivo è offrire un “porto sicuro” senza rinunciare alla libertà.
Altri ibis in Europa e parenti prossimi
L’ibis falcinello vive già in Europa da lungo tempo. La specie, Plegadis falcinellus, mostra una recente espansione. Gli scambi tra Nord Africa e penisola iberica risultano intensi. I giovani percorrono ampie distanze in cerca di siti idonei. Questo movimento lega colonie africane e mediterranee. L’adattabilità spiega la crescita in molte zone umide europee. Le dinamiche offrono spunti utili per la gestione degli habitat.
L’ibis sacro, invece, non è nativo. Il Threskiornis aethiopicus è arrivato in Europa da collezioni e zoo. In Italia settentrionale la popolazione è esplosa negli ultimi anni. La specie preda uova e nidiacei di uccelli autoctoni e gli studiosi la considerano invasiva e problematica.
Un parente stretto, ma non un ibis, merita un cenno. La Spatola europea appartiene alla stessa famiglia. La Platalea leucorodia usa ambienti simili e migra parzialmente. Le colonie dipendono da acque basse e isole indisturbate. Anche qui la tutela degli habitat è decisiva. La presenza condivide criticità e opportunità con gli ibis. Coordinare politiche su scala flyway resta essenziale.
Ibis Eremita e migrazioni: semiselvatici, ma liberi:
La definizione “semi selvatico” non riduce il valore della specie. Indica una fase di accompagnamento, non una cattività permanente. Le voliere aperte funzionano come basi sicure. Gli animali le usano quando serve, poi ripartono.
La colonia impara, si struttura e poi fa da maestra. I giovani dell’anno seguono gli adulti e consolidano la rotta. Con il tempo, l’intervento umano diminuisce. Resta il presidio contro minacce antropiche ancora presenti.
Scienza, formazione e ispirazione pubblica
Il progetto non si limita ai voli guidati. Prevede formazione per agricoltori e tecnici. Coinvolge reti elettriche e amministrazioni locali. Usa la specie come ambasciatrice contro il bracconaggio. Comunica inoltre con trasparenza risultati e criticità e mostra cosa significhi ricostruire un comportamento complesso. Rende visibile il valore dei corridoi migratori europei, così che la comunità possa capire e sostenere la conservazione.
Dal mito al metodo: cosa resta da fare
La strada non è finita. Servono nuove colonie a nord e a sud delle Alpi, reti elettriche più sicure nelle aree sensibili e servono controlli efficaci contro la caccia illegale. Servono zone umide tutelate lungo la rotta tirrenica. Il 2028 rappresenta una tappa, non un traguardo finale. L’obiettivo resta una popolazione autosufficiente e resiliente.
Una lezione per altre specie migratrici
Ricostruire una migrazione significa ricostruire una cultura animale. La tecnica non sostituisce la natura. La accompagna finché la tradizione si radica di nuovo. Il metodo, nato con le oche, ora aiuta una specie minacciata. Il successo con gli ibis apre piste per altri progetti.
Naturalmente ogni specie richiede adattamenti precisi. Tuttavia la cornice etologica resta la stessa. Imparare presto, fissare bene, trasmettere nel tempo. È la chiave che rimette in moto rotte dimenticate. (The Guardian)
Conclusione: rotta aperta, futuro condiviso
Il progetto degli ibis eremiti mostra una conservazione attiva e misurabile. I numeri crescono e gli obiettivi restano chiari. La rotta alpino-tirrenica torna una realtà annuale. Orbetello diventa il fulcro di una storia europea. L’imprinting insegna la strada, la comunità la protegge. Così rinasce una migrazione dal valore ecologico e culturale. Qui sta la forza di un “semi selvatico” consapevole. Qui si misura anche la maturità della nostra tutela ambientale. (Waldrapp)








