DOPO L’UCCISIONE DI AMARENA ANIMALISTI E CITTADINI CHIEDONO NUOVE TUTELE PER L’ORSO SIMBOLO DEL PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, LAZIO E MOLISE. MA LA STRADA È ANCORA LUNGA
Era la più famosa tra gli orsi marsicani. Aveva due cuccioli e non aveva mai mostrato comportamenti aggressivi. Amarena era diventata un volto noto e amato, soprattutto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Famosa per le sue incursioni notturne in cerca di frutta, era riuscita a convivere con l’uomo meglio di altri esemplari.
Ma il 31 agosto 2023, la sua storia è stata interrotta da un colpo di fucile sparato da un cittadino di San Benedetto dei Marsi. L’uomo ha dichiarato di essersi spaventato, ma l’orsa non stava attaccando. Era solo in un pollaio, comportamento del tutto prevedibile per un animale selvatico in cerca di cibo.
L’uccisione ha suscitato una commozione nazionale. Migliaia di persone hanno chiesto giustizia per Amarena e protezione per i suoi cuccioli, rimasti orfani. Nonostante gli sforzi del Parco e del Corpo Forestale, uno dei due cuccioli è morto, probabilmente di stenti o per un attacco predatorio. L’altro non è stato più avvistato.
Dalla cronaca alla politica: cosa è successo dopo la morte di Amarena
L’episodio ha scatenato un acceso dibattito politico e sociale. Da un lato, le associazioni animaliste (come LAV, ENPA, WWF, LIPU) hanno chiesto l’inasprimento delle pene per chi uccide specie protette. Dall’altro, alcune forze politiche hanno difeso il gesto come “istintivo”, spostando il discorso sulla “sicurezza dei cittadini”.
L’uomo responsabile dell’uccisione è stato denunciato, ma il processo è ancora in corso. In molti temono che la vicenda si concluda con una semplice multa. Intanto, diverse petizioni hanno raccolto migliaia di firme per chiedere l’introduzione di una legge “Amarena”, che protegga davvero gli orsi e gli altri grandi carnivori presenti in Italia.
A oggi, però, nessuna riforma strutturale è stata approvata. E mentre l’attenzione mediatica si è affievolita, la situazione sul territorio resta fragile.
Inizia il processo: LNDC Animal Protection chiede giustizia
Il 24 giugno 2025, al Tribunale di Avezzano, si è tenuta la prima udienza del processo contro l’uomo accusato dell’uccisione di Amarena. Presenti in aula anche i legali di LNDC Animal Protection, che hanno presentato la richiesta di costituzione di parte civile.
Per l’associazione, si tratta di un caso emblematico: “Non è solo la vita di Amarena a essere stata spezzata, ma un principio fondamentale: il diritto degli animali selvatici a vivere in libertà e in sicurezza”, ha dichiarato Michele Pezone, responsabile dei Diritti Animali di LNDC.
Il giudice deciderà sull’ammissione della costituzione di parte civile nella prossima udienza, fissata per il 18 luglio. Intanto, il processo diventa anche un banco di prova per la credibilità della giustizia ambientale in Italia.

Orso marsicano: un tesoro genetico a rischio estinzione
L’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una sottospecie che vive solo nell’Appennino centrale, con il suo cuore nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Non più di 60-70 esemplari sopravvivono oggi allo stato selvatico. È classificato come in pericolo critico dalla Lista Rossa IUCN.
A differenza del suo “cugino” alpino, l’orso marsicano è più pacifico e più schivo. Ha abitudini prevalentemente notturne, si nutre soprattutto di vegetali e frutti ed evita il contatto con l’uomo. Il problema principale non è la convivenza ma la sopravvivenza: frammentazione dell’habitat, investimenti stradali, bracconaggio, scarsa variabilità genetica.
Il Parco Nazionale ha messo in campo negli anni progetti di monitoraggio, corridoi ecologici, reti di tutela e sensibilizzazione dei residenti. Ma ogni uccisione – come quella di Amarena – è un colpo devastante a un equilibrio già precario.
Cosa serve ora: legge, cultura e coesistenza
La storia di Amarena è diventata il simbolo di una fragilità: abbiamo un animale unico al mondo, eppure non riusciamo a proteggerlo.
Gli esperti chiedono:
- una nuova legge nazionale che riconosca gli orsi come patrimonio collettivo e ne tuteli ogni singolo esemplare;
- campagne educative nelle aree montane per prevenire i conflitti con l’uomo;
- più risorse per il monitoraggio e l’indennizzo dei danni da fauna;
- un sistema sanzionatorio efficace e dissuasivo per chi uccide specie protette.