sabato, Maggio 17, 2025

Uccisa l’orsa Amarena. Un crimine di natura che rischia di rimanere impunito

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AMARENA, UN ORSO MARSICANO FEMMINA, FAMOSA TRA GENTE LOCALE E PUBBLICO PER LE SUE VISITE AI CENTRI ABITATI IN ABRUZZO È STATA UCCISA.  IL BRACCONIERE È STATO IDENTIFICATO DALLE FORZE DELL’ORDINE COME L.A.. MA LE LEGGI ITALIANE ATTUALI NON SONO SUFFICIENTI PER PUNIRE ADEGUATAMENTE I RESPONSABILI DI ATTI COSÌ BARBARI

Amarena, un orso marsicano femmina, famosa tra gente locale e pubblico per le sue visite ai centri abitati in Abruzzo è stata uccisa. Nel 2020, è stata avvistata più volte con i suoi quattro cuccioli. Purtroppo, nella notte, un bracconiere l’ha uccisa vicino a San Benedetto dei Marsi (AQ) con un colpo di arma da fuoco.

Le guardie del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e i Carabinieri hanno già identificato l’aggressore, identificato dalle Forze dell’Ordine come L.A.. I guardiaparco sono in cerca dei suoi cuccioli, troppo giovani per sopravvivere da soli, per metterli in sicurezza.

Meta Parma, movimento etico per la tutela degli animali e dell’ambiente, ha lanciato l’allarme, sostenendo che bisogna vietare il possesso di fucili nelle case. Gli animalisti hanno dichiarato che Amarena è stata vittima non solo del suo assassino ma anche di un clima di odio diffuso contro gli orsi, promosso dai cacciatori e dalla politica.

«Non abbiamo nessun timore a dichiararlo – afferma il movimento -: orsi e lupi sono vittime del “Grande Trio” della lobby della caccia-carne-armi, che in alcune regioni più che in altre trova ampio appoggio da parte della politica». 

Nonostante ciò, scrivono nella nota, la caccia non viene abolita, e ora si sta considerando la possibilità di uccidere ulteriori orsi e lupi, mettendo a rischio la loro sopravvivenza.

Gli animalisti chiedono di essere riconosciuti parte offesa

L’associazione EARTH chiede di essere riconosciuta come parte offesa per poter agire legalmente contro il responsabile dell’uccisione di Amarena. L’associazione ha sottolineato che l’orsa era pacifica e che non aveva mai attaccato nessuno.

«A uccidere Amarena – afferma Valentina Coppola, presidente nazionale dell’associazione animalista EARTH – è stata anche la fiducia nell’uomo, poiché gli animali selvatici che divengono confidenti corrono poi il rischio di incontrare questi delinquenti. È per questa ragione che noi di EARTH ribadiamo continuamente di non avvicinarli e di non offrire loro cibo».

L’uccisione di Amarena assume una gravità ancora maggiore considerando, afferma EARTH che con lei è stata persa la più prolifica tra gli orsi del Parco Nazionale d’Abruzzo. Inoltre, nel caso in cui si riesca a salvarli e a impedirne la morte, i suoi cuccioli saranno obbligati a vivere in una riserva.

Anche il WWF si costituirà parte civile in questa vicenda. Il triste evento potrebbe mettere a rischio gli sforzi per la conservazione dell’orso bruno marsicano, una specie estremamente rara in Europa, avvertono gli ambientalisti.

Orsa Amarena

Un crimine di natura che rischia di rimanere impunito

«Crimine di natura gravissimo e ingiustificabile, frutto di una costante campagna d’odio verso la fauna selvatica – afferma Raniero Maggini, presidente del WWF Roma e Area Metropolitana -. Ci costituiremo parte civile, ma il responsabile rischia di cavarsela con poco. Occorre una risposta forte da parte di tutti».

Amarena, un orso che era diventato un simbolo della natura e del territorio, era una creatura pacifica. È urgente che le autorità giudiziarie e le Forze dell’Ordine indaghino rapidamente sulla situazione. Le leggi italiane attuali non sono sufficienti per punire adeguatamente i responsabili di atti così barbari e spesso non vengono applicate in modo rigoroso. È essenziale rafforzare il sistema sanzionatorio e aumentare la vigilanza territoriale, sia in modo preventivo sia repressivo, chiosa il WWF.

«Oltre a quelle dell’autore di questo atto è dunque necessario individuare anche le responsabilità di chi, quotidianamente, in settori del mondo politico, venatorio e agricolo, alimenta irresponsabilmente e strumentalmente sentimenti di paura e giustifica o istiga all’uso del fucile come unica soluzione», dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia.

Oltre a perseguire l’autore di questo atto, è fondamentale individuare le responsabilità di coloro che, nel mondo politico, venatorio e agricolo, alimentano irrazionalmente la paura e promuovono l’uso del fucile come unica soluzione. Il WWF invita chi ama la natura e la convivenza tra esseri umani e fauna selvatica a riunirsi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise la prossima settimana per sottolineare l’importanza di proteggere il nostro straordinario patrimonio di biodiversità.

Numero verde ONA

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