mercoledì, Ottobre 22, 2025

Un’altra aria condizionata è possibile?

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NEL 2050, I CONDIZIONATORI POTREBBERO CONSUMARE TANTA ENERGIA QUANTA NE USAVANO STATI UNITI, EUROPA E GIAPPONE INSIEME NEL 2016. UN’EMERGENZA CLIMATICA, ENERGETICA E SOCIALE DA GESTIRE. SAREMO IN GRADO DI GARANTIRE IL FRESCO IN MODO SOSTENIBILE E SENZA DISUGUAGLIANZE?

Con ogni estate che passa, l’aria condizionata diventa sempre meno un lusso e sempre più una necessità. Il raffrescamento degli ambienti è ormai un tema cruciale per la salute pubblica, la sicurezza energetica e la giustizia climatica. Secondo il Lancet Countdown, già oggi l’aria condizionata evita oltre 200mila morti premature l’anno. Ma la sua diffusione globale solleva interrogativi complessi.

L’India, ad esempio, dove solo il 5% della popolazione ha accesso a sistemi di raffrescamento, dovrà aumentare del 30% la propria produzione elettrica per rispondere alla domanda crescente. La “povertà del fresco” – o cooling poverty – si afferma come una nuova frontiera della disuguaglianza climatica.

Si stima che nel 2050 oltre metà della popolazione mondiale avrà accesso al raffrescamento, ma nei paesi africani la quota resterà ferma al 15%

Accesso all’aria condizionata: i consumi

Uno studio dell’Università di Oxford prevede che entro il 2050, il fabbisogno energetico globale dei condizionatori sarà pari al consumo totale annuo di Stati Uniti, Unione Europea e Giappone nel 2016. Già oggi il raffrescamento rappresenta il 7% dei consumi elettrici mondiali e il 3% delle emissioni globali. Un impatto simile a quello dell’intero settore aereo.

Questa corsa all’aria condizionata riguarda tanto le economie emergenti quanto quelle sviluppate. Si stima che nel 2050 oltre metà della popolazione mondiale avrà accesso al raffrescamento, ma nei paesi africani la quota resterà ferma al 15%. Aumenterà anche la disuguaglianza: le famiglie povere potranno spendere fino all’8% del reddito per rinfrescare casa, contro meno del 2% di quelle ricche.

Aria condizionata: il nord Europa è impreparato

Mentre le città del sud Europa si adattano lentamente alle estati torride, quelle del nord si trovano impreparate. A Londra o Berlino le temperature non raggiungono i picchi di Atene o Siviglia, ma il problema è che le abitazioni non sono progettate per affrontare il caldo.

Nel Regno Unito, solo il 5% delle case è dotato di climatizzazione, in Germania si scende al 3%. L’architettura di queste zone è pensata per trattenere il calore in inverno, non per disperderlo d’estate. La crisi energetica seguita all’invasione dell’Ucraina ha ulteriormente frenato gli investimenti nel raffrescamento, lasciando ampie fette di popolazione senza protezione.

Accesso all’aria condizionata: rinnovabili ed efficienza

Come affrontare un aumento così radicale dei consumi? La risposta sta in due parole: rinnovabili ed efficienza. Il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC) stima che usare il fotovoltaico per alimentare i condizionatori può tagliare del 25% il consumo del sistema. L’IEA prevede che politiche di efficienza energetica potrebbero ridurre la domanda del 45% rispetto agli impianti attuali.

Serve una rivoluzione tecnologica e culturale: progettare edifici con ventilazione naturale, favorire impianti ad alta efficienza, incentivare l’uso di fonti rinnovabili. Senza queste scelte, l’aria condizionata rischia di diventare essa stessa una bomba climatica.

Accesso all’aria condizionata: una nuova sfida globale

Nel prossimo trentennio, la diffusione dei condizionatori sarà paragonabile solo all’espansione dell’intelligenza artificiale. Entrambe richiedono enormi quantità di energia e infrastrutture robuste. Ma mentre l’intelligenza artificiale è una scelta, il raffrescamento sarà una necessità vitale per miliardi di persone.

La sfida sarà garantire “un’altra aria condizionata”: accessibile, efficiente, alimentata da energia pulita. In un pianeta sempre più caldo, sarà proprio l’aria fresca a determinare chi potrà vivere bene e chi resterà indietro.

Numero verde ONA

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