IL DECRETO AMBIENTE, APPROVATO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI IL 17 OTTOBRE SCORSO, PONE L’ACCENTO SU SOSTENIBILITÀ E DECARBONIZZAZIONE. TRA LE MISURE PIÙ IMPORTANTI DEL PROVVEDIMENTO, CHE RIENTRA IN UN PIANO PIÙ AMPIO PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE E LA TRANSIZIONE ENERGETICA, SPICCANO LO STOP ALLE NUOVE CONCESSIONI PETROLIFERE E LA SEMPLIFICAZIONE DELLE PROCEDURE PER I PROGETTI LEGATI ALLE ENERGIE RINNOVABILI
La fine delle nuove concessioni petrolifere: un passo storico
L’elemento centrale del Decreto Ambiente riguarda lo stop alle nuove concessioni per l’estrazione di petrolio, sia a terra sia in mare, una decisione che riflette la crescente consapevolezza dell’urgenza di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.
Da tempo, infatti, la comunità scientifica e gli esperti del settore energetico sostengono che la continua estrazione di idrocarburi non solo prolunga l’utilizzo di fonti inquinanti, ma ostacola il raggiungimento degli obiettivi climatici globali fissati dagli accordi internazionali, come l’Accordo di Parigi del 2015.
Quest’ultimo, adottato durante la COP21, ha stabilito l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, cercando di limitare il riscaldamento a 1,5°C.
Per farlo, l’accordo richiede una riduzione significativa dell’uso di combustibili fossili e una transizione accelerata verso fonti rinnovabili. La continua estrazione di petrolio e gas, quindi, rappresenta un ostacolo a questi impegni.
In Italia, la decisione di fermare le nuove trivellazioni rappresenta una rottura con il passato: le risorse petrolifere e gasiere italiane, seppur limitate rispetto ad altri Paesi, sono state storicamente sfruttate per sostenere l’autonomia energetica nazionale.
Una postilla
Nonostante la rilevanza di questa decisione, è fondamentale evidenziare che le concessioni già esistenti potranno proseguire fino al termine della vita utile dei giacimenti, cioè fino a quando un giacimento continua a produrre petrolio o gas in quantità sufficienti a giustificarne l’estrazione, sia da un punto di vista tecnico sia economico.
In pratica, quando i costi operativi superano i ricavi generati dalla vendita del combustibile, l’attività estrattiva diventa insostenibile e il giacimento viene considerato esaurito.
Questa proroga per le concessioni già in essere si inserisce in un contesto più ampio, caratterizzato dalla necessità di mantenere un certo grado di sicurezza energetica, soprattutto in un periodo in cui le tensioni geopolitiche e le dinamiche internazionali hanno destabilizzato le forniture globali, in particolare di gas naturale.
Nello specifico, il Decreto Ambiente, proposto dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica MASE, Gilberto Pichetto Fratin, consentirà ancora alcune attività di estrazione di gas entro le 12 miglia dalla costa, a condizione che le riserve accertate superino i 500 milioni di metri cubi, così da preservare la continuità delle forniture di una fonte energetica essenziale, pur limitando ulteriori concessioni petrolifere.
Dal conflitto in Ucraina in poi
Le dinamiche internazionali hanno assunto un ruolo fondamentale nella definizione delle politiche energetiche globali. La guerra in Ucraina ha rappresentato un punto di svolta significativo, soprattutto per l’Europa.
Prima del conflitto, molti Paesi europei dipendevano fortemente dalle forniture di gas naturale russo, che arrivava attraverso infrastrutture come il gasdotto Nord Stream 1. Con l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, però, le relazioni tra la Russia e l’Unione Europea sono drasticamente cambiate.
Le sanzioni economiche imposte dall’UE a Mosca hanno portato a una riduzione significativa delle esportazioni di gas verso l’Europa. Da parte sua, la Russia ha attribuito i tagli a problemi tecnici e di manutenzione, anche se le tensioni geopolitiche sono state il vero fattore scatenante. Di fronte a questa crisi, l’Europa è stata costretta ad accelerare i piani per diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico.
Molti Paesi europei hanno stretto nuovi accordi con fornitori alternativi come Norvegia, Algeria e Stati Uniti, aumentando l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL). Parallelamente, alcune nazioni hanno riattivato centrali a carbone e nucleari per limitare l’uso di gas naturale, mentre si è intensificata la spinta verso le energie rinnovabili, nel tentativo di garantire maggiore sicurezza energetica e stabilizzare i mercati.
In questo contesto, l’Unione Europea ha lanciato il piano REPowerEU, un’iniziativa volta a ridurre drasticamente la dipendenza energetica dall’estero. Il piano mira a rafforzare l’efficienza energetica e a potenziare lo sviluppo delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di costruire un sistema più sostenibile e resiliente.
Un’accelerazione per le energie rinnovabili
Parallelamente a queste misure, il Decreto Ambiente introduce importanti provvedimenti volti a semplificare e accelerare i processi autorizzativi per i progetti legati alle energie rinnovabili.
Questo passo è fondamentale per raggiungere gli obiettivi fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevedono un aumento significativo della capacità installata di energie rinnovabili entro il 2030.
Il decreto prevede una corsia preferenziale per i progetti considerati prioritari, come quelli relativi alla produzione di idrogeno verde, agrivoltaico, e impianti fotovoltaici ed eolici di grandi dimensioni.
In particolare, gli impianti agrivoltaici e fotovoltaici con una potenza superiore a 50 MW e quelli eolici terrestri da oltre 70 MW potranno beneficiare di procedure più snelle.
La riduzione dei tempi per la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è fondamentale per accelerare lo sviluppo di queste tecnologie, consentendo all’Italia di essere competitiva nel mercato europeo delle energie rinnovabili e di evitare i ritardi che in passato hanno rallentato l’espansione del settore.
La sburocratizzazione è prioritaria
Un ulteriore elemento di rilievo riguarda il potenziale coinvolgimento del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) nelle procedure di valutazione tecnica. Il GSE, organismo chiave nel panorama energetico italiano, avrà la possibilità di affiancare le commissioni tecniche, così da rendere più efficienti e rapidi i processi decisionali.
Questa collaborazione mira a semplificare e accelerare i tempi di risposta nelle fasi cruciali di approvazione dei progetti, un aspetto fondamentale per agevolare l’adozione di tecnologie innovative legate alle energie rinnovabili.
Il contributo del GSE è strategico, poiché il suo ruolo istituzionale consiste nel promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, oltre a gestire gli incentivi statali per il settore.
Affiancare le commissioni tecniche con la sua esperienza e competenza potrà, dunque, ridurre significativamente i tempi burocratici e superare gli ostacoli procedurali che spesso rallentano la transizione energetica.
In altre parole, il GSE diventa un facilitatore, capace di garantire una valutazione tecnica più rapida e mirata, allineata agli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità del Paese.
Dal GSE un prezioso contributo
Questa misura si inserisce in una più ampia strategia di “sburocratizzazione”, un obiettivo prioritario per rendere il settore delle energie rinnovabili più competitivo e attrattivo per gli investitori.
Le procedure lente e complesse, infatti, costituiscono una delle maggiori barriere per la realizzazione di impianti rinnovabili, ritardando l’avvio di progetti che potrebbero contribuire alla riduzione delle emissioni e all’indipendenza energetica del Paese.
Snellire la burocrazia, ridurre i passaggi amministrativi superflui e garantire risposte tempestive rappresentano quindi elementi essenziali per accelerare la transizione verso un modello energetico più sostenibile e resiliente.
In questo contesto, il coinvolgimento del GSE risulta particolarmente efficace anche per armonizzare gli standard tecnici e normativi, consentendo un approccio più omogeneo e trasparente nella valutazione dei progetti.
Inoltre, la maggiore velocità nell’approvazione non solo incentiverà l’adozione di tecnologie rinnovabili, ma contribuirà a creare un ecosistema più favorevole all’innovazione, in grado di rispondere più rapidamente alle sfide energetiche globali.
Fonti
Italia Oggi
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