IL MINISTRO SALVINI HA PRESENTATO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO, ORA ATTESO AL VAGLIO DEL CIPESS. ESPERTI EVIDENZIANO LE SFIDE SISMICHE E GEOLOGICHE DI UN’AREA COMPLESSA E INSTABILE, DOVE LA SCIENZA INVITA ALLA MASSIMA PRUDENZA
Ponte sullo Stretto: Salvini annuncia il via libera alla VIA
Il 30 maggio 2025, alla Prefettura di Messina, si è svolta un’assemblea presieduta dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini.
L’incontro, intitolato “Ponte sullo Stretto di Messina. Incontro con associazioni produttive e sindacati”, ha riunito esponenti del mondo scientifico, tecnico e sindacale.
Il vice-premier ha annunciato che il progetto ha superato l’ultimo scoglio della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA).
Ora il dossier passa al CIPESS, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile, guidato dalla premier Giorgia Meloni.
Salvini ha espresso l’auspicio di poter avviare i lavori entro settembre 2025. L’annuncio ha suscitato reazioni immediate nel mondo tecnico e scientifico.
Geologi e ingegneri analizzano i rischi del progetto
All’assemblea hanno partecipato esperti di geodinamica, geotecnica, geofisica, ingegneria strutturale e ambientale.
Molti hanno posto l’attenzione sulla complessità geologica dell’area dello Stretto, soggetta a movimenti tettonici continui.
L’Ordine Regionale Geologi Sicilia ha ricordato i due convegni organizzati nel maggio 2023, uno a Reggio Calabria e uno a Messina.
Durante quegli incontri, i geologi siciliani hanno affrontato in dettaglio i temi legati a sismica, idrogeologia e geotecnica, da sempre al centro del dibattito critico.
Carlo Doglioni e le faglie attive nello Stretto
A Reggio Calabria ha partecipato anche Carlo Doglioni, già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dal 2016 al febbraio 2025.
Doglioni ha approfondito gli aspetti legati ai movimenti della crosta terrestre, sia quelli lenti (bradisismi) che quelli improvvisi (terremoti).
Il suo intervento ha evidenziato diverse criticità nel progetto originario. Molte sono state corrette nella revisione attualmente in fase di valutazione.
L’Ordine regionale dei geologi: “Serve massima cautela”
All’incontro con il ministro ha partecipato, in rappresentanza dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia, il presidente Paolo Mozzicato, che abbiamo successivamente intervistato telefonicamente.
Mozzicato ha sottolineato l’importanza di valutazioni approfondite in un territorio così fragile, teatro di terremoti devastanti nella storia. Ma, ha aggiunto, «noi ci siamo tirati fuori dalla dialettica ponte sì, ponte no. Gli obiettivi li fissa la politica. Su questo noi siamo stati chiari sin dall’inizio proprio per evitare strumentalizzazioni; per una questione di deontologia e di rispetto dei ruoli».
Durante una precedente conversazione telefonica con Mario Tozzi, primo ricercatore del CNR, il noto divulgatore, ha ribadito un punto chiave. Lo Stretto di Messina rappresenta la zona con il più alto rischio sismico dell’intero bacino del Mediterraneo.
“Il ponte non amplificherà le onde sismiche”
Un tema molto complesso, questo, che Mauro Corrao, geologo e geofisico ex presidente dell’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia, ha affrontato in chiave geofisica e di risposta sismica locale.
Secondo Corrao – ha spiegato Mozzicato – la lunghezza della struttura del Ponte, non può mai interferire con la frequenza del sito, non potrebbe mai esserci interferenza costruttiva e, quindi, un’amplificazione che potrebbe determinare il collasso della struttura.
«Anzi – continua Mozzicato -, mi ricordo che disse – Corrao – mi preoccuperei più delle città di Messina e Reggio Calabria che probabilmente non riuscirebbero a contenere uno shock sismico così forte – facendo riferimento al terremoto di magnitudo 7.1–7.2 (scala Richter) seguito da uno tsunami devastante che il 28 dicembre 1908 distrusse quasi totalmente Messina e Reggio Calabria, causando 80mila morti -, mentre il ponte rimarrebbe in piedi. L’indomani proprio Tozzi su questa cosa ha fatto una sonora marcia indietro – sottolinea il geologo – dicendo che anche lui si sarebbe preoccupato più delle città di Messina e Reggio Calabria e quindi di utilizzare le risorse per la messa in sicurezza delle due città».
Una posizione più politica che scientifica
«Allora io leggo tra le righe – continua Mozzicato – che la posizione è più politica che scientifica, quella avanzata da Tozzi. Tozzi ha parlato a titolo personale – ma – non è giusto dargli il taglio della politica a una cosa così importante».
Tuttavia, nonostante la posizione del Consiglio Nazionale dei Geologi, CNG, per cui i geologi a livello nazionale non hanno preso posizione sulla realizzazione, quelli orientati un po’ più a sinistra, che sono più ambientalisti, non sono d’accordo alla realizzazione dell’opera.
«Il confronto nasce sull’opportunità politica di realizzarlo o non realizzarlo – insiste Mozzicato -, e non sulla fattibilità dell’opera».
Una frattura geologica tra due mondi
Il rischio più evidente resta però la presenza di due faglie attive: quella africana e quella euroasiatica. Lo Stretto si trova infatti in una zona geologicamente instabile, dove le due placche si muovono in direzioni opposte.
Questo continuo attrito genera una tensione profonda nel sottosuolo, con effetti imprevedibili e spesso violenti. Da secoli, l’area è scenario di terremoti catastrofici che hanno segnato la storia dell’Italia meridionale.
Il fantasma del 1693 e la memoria ancestrale
Mozzicato, originario di Ispica, nel ragusano, ha evocato un ricordo radicato nella memoria collettiva della Sicilia sudorientale. «Noi qui ricordiamo il terremoto del 1693. È stato un disastro. È stato un disastro. E abbiamo la paura ancestrale di subirne un altro. L’ordine di grandezza è quello, 7,4-7,5. Questo è il terremoto che si aspetta».
Secondo i geologi, un evento simile non è solo possibile, ma probabile. La scienza non può prevedere quando, ma ne conferma la possibilità concreta.
Costruire in un’area sismica è una sfida estrema
Una sfida ingegneristica senza precedenti in Europa. Un’opera colossale in un’area ad altissimo rischio geologico. Il sogno del collegamento stabile tra Sicilia e continente si scontra con i limiti imposti dalla natura e dalla scienza.
La realizzazione di una struttura titanica come il Ponte sullo Stretto di Messina impone massima prudenza e analisi multidisciplinari. Ogni calcolo deve tenere conto di scosse violente, deformazioni del suolo e movimenti repentini delle faglie.
Costruire metà su un “labbro” della faglia e metà sull’altro “labbro”, se la faglia subisce un terremoto, diventa un problema
«Le faglie esistono ovunque – ribatte il presidente dell’ORG Sicilia -, le nostre città sono costellate di faglie. Infatti, dal terremoto dell’Aquila in poi, sono stati messi in campo degli studi di microzonazione sismica, ossia studi di settore propedeutici alla pianificazione territoriale e urbanistica.
Se lei vedesse una carta delle MOPS, cioè le Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica – accenna Paolo Mozzicato -, lei può notare che ci sono centri urbani attraversati da faglie attive, faglie che si muovono, su cui sono costruiti edifici. Il pianificatore, l’urbanista, ha uno strumento di base che gli consente di cambiare indirizzo di espansione di una città, per esempio.
Se noi mettiamo la struttura per metà su una faglia, per metà su un labbro e l’altra metà sull’altro labbro, allora se la faglia subisce un movimento, un terremoto, allora quello sì che diventa un problema».




