ESISTE UN MONDO NASCOSTO TRA I FIORI E LE FOGLIE, UN REGNO IN CUI LE PIANTE DIMOSTRANO CONSAPEVOLEZZA, REATTIVITÀ E PERSINO COMUNICAZIONE. IL LIBRO, “I MANGIATORI DI LUCE”, DI ZOË SCHLANGER HARPER, DELINEA IL PANORAMA DEGLI STUDI SULL’INTELLIGENZA VEGETALE
“I Mangiatori di Luce”. Le piante sono intelligenti?
Durante l’isolamento della pandemia di COVID-19, Zoë Schlanger, giornalista esperta in temi ambientali, ha iniziato a coltivare l’interesse per le piante d’appartamento. Dopo anni di resoconti sul cambiamento climatico e l’inquinamento, ha iniziato a interrogarsi sulla presunta intelligenza delle piante. Quindi ha riportato le sue impressioni nel libro “I Mangiatori di Luce”.
In realtà, l’idea di un pensiero vegetale non è affatto nuova. Nel 1973, “La vita segreta delle piante”, scritto da Peter Tompkins e Christopher Bird, gli autori avevano ipotizzato che le piante fossero esseri comunicativi e persino dotati di anima.
Nel 1983 gli studiosi I. T. Baldwin e J. C. Schultz sostenevano che le piante fossero capaci di scambiare informazioni con altri individui nella loro comunità.
Il botanico peruviano Ernesto Gianoli, aveva osservato come la vite Boquila trifoliolata modifichi la forma delle sue foglie per mimetizzarsi con le piante vicine, forse per sfuggire agli erbivori.
Ulteriori studi sull’intelligenza delle piante
La piantagista Heidi Appel e il biologo Rex Cocroft, avevano dimostrato come le vibrazioni sulle foglie delle piante, causate dai bruchi che le mordono, inducano la produzione di sostanze chimiche difensive.
Simon Gilroy, un altro botanico, aveva descritto come le piante rispondano a stimoli fisici, come lesioni alle radici che scatenano onde di attività elettrica per percepire e navigare attorno agli ostacoli nel terreno.
Il musicologo italiano Edoardo Taori, artefice del progetto Plants Play Orchestra, ha persino ideato un dispositivo indossabile, attraverso cui ascoltare la musica generata direttamente dalle piante e dagli alberi.
Schlanger tuttavia si è spinta oltre, concentrandosi su quanto possano essere intelligenti questi esseri vegetali. Risultato?
Pur riconoscendo che le piante dimostrano una certa forma di intelligenza e creatività, l’autrice ha sottolineato l’importanza di distinguere tra la loro intelligenza e quella degli esseri umani.
«Come ricercatore nel campo delle piante, mi affascina l’interesse umano nel classificare le piante come senzienti o coscienti, un concetto che riflette la nostra limitata comprensione», ha spiegatoSchlanger.
Ma qual è stata la reazione della scienza nei confronti del libro?
Scienza, fantascienza o pesudosceinza?
Sebbene il libro abbia destato grande interesse, è stato accolto con scetticismo dalla comunità scientifica, che lo ha etichettato come pseudoscienza. Nonostante le evidenze, il concetto di intelligenza vegetale resta infatti controverso e ancora inaccettabile per gli esperti.
Tra i punti criticati, la sua affermazione “nessuno sa bene cosa sia veramente una pianta”, un’iperbole, a detta dei botanici, i quali hanno tutto sommato una comprensione sostanziale dei vegetali.
Altro passo dibattuto è la descrizione della botanica come “un campo di vero tumulto”.
Una semplificazione eccessiva, poiché il dibattito accademico e le divergenze di opinione sono parte integrante del processo scientifico.
Teorie o prove?
Secondo gli scienziati, Schlanger sembra poi concentrarsi eccessivamente nel sostenere idee affascinanti piuttosto che basare le sue argomentazioni su fatti supportati da prove concrete.
Ad esempio, quando l’autrice cita il lavoro della biologa Monica Gagliano. Quest’ultima, di origini italiane, è professore associato di ricerca in ecologia evolutiva alla Southern Cross University in Australia ed ha collaborato con scienziati come divulgatore Stefano Mancuso.
Nel libro “Così parlò la pianta”, la scienziata scrive che i vegetali sono in grado di percepire il suono dell’acqua e di orientare le loro radici verso la fonte del suono.
Fenomeno che, secondo la ricercatrice, avviene ancor prima che le piante rilevino l’umidità nel terreno. Per provare la teoria, il team australiano del Biological Intelligence Lab, diretto da Gagliano aveva condotto un esperimento con piante di piselli cresciute in un terreno dove era stato messo un tubo in PVC attraverso il quale scorreva acqua.
Effettivamente, le radici delle piante si dirigevano verso il suono dell’acqua che scorreva nel tubo. Inoltre, dalla ricerca era emerso che le piante possono distinguere tra il suono dell’acqua corrente reale e una registrazione del suono, dimostrando una sofisticata capacità di percezione acustica.
Anche in questo caso, la scienza “tradizionale” ha storto il naso, rimarcando la necessità di sopportare gli studi con prove solide e concrete.
Ovviamente, è importante riconoscere che la scienza delle piante è un campo in continua evoluzione, e questi dibattiti possono contribuire a una maggiore comprensione attraverso la sfida delle ipotesi esistenti e l’esplorazione di nuove prospettive.
I mangiatori di luce: il piacere di una bella lettura

Nonostante queste sfumature critiche, “I mangiatori di luce” di Schlanger è intriso di un entusiasmo contagioso che riflette la sua passione per le piante e il desiderio di esplorare e condividere la meraviglia del mondo vegetale.