NEI GIORNI SCORSI SI È CONCLUSA L’OPERAZIONE “TRINACRIA 2024”, UN’IMPORTANTE INIZIATIVA VOLTA A COMBATTERE IL BRACCONAGGIO NEL TERRITORIO MONTANO DELL’AGRIGENTINO, IN SICILIA. QUESTO INTERVENTO, CHE SI È SVOLTO DURANTE LA PRE-APERTURA DELLA STAGIONE VENATORIA, HA EVIDENZIATO COME NELL’ISOLA IL FENOMENO, AGGRAVATO DALL’APERTURA ANTICIPATA DELLA STAGIONE VENATORIA, SIA ORMAI FUORI CONTROLLO
Contesto dell’operazione Trinacria
Negli ultimi anni, la Sicilia ha registrato un preoccupante aumento del bracconaggio, fenomeno che ha messo a dura prova la fauna selvatica locale. Ad aggravare ulteriormente la situazione, l’apertura anticipata della stagione venatoria, avvenuta il 1° settembre 2024, con un mese di anticipo rispetto alla data raccomandata dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA).
Le specie selvatiche, già sottoposte a stress ambientali come la frammentazione degli habitat e il cambiamento climatico, sono ora esposte a un’ulteriore minaccia che potrebbe portare a una significativa riduzione della biodiversità locale.
Molti animali, in particolare durante la fase di riproduzione e crescita, necessitano infatti di periodi di tranquillità per garantire la sopravvivenza della prole e il mantenimento delle popolazioni. L’anticipo della caccia interrompe questi delicati cicli biologici.
Ma quali sono gli animali più a rischio?
Specie già vulnerabili o protette minacciate dal bracconaggio e dalla riapertura anticipata della caccia
Tra gli uccelli vulnerabili, troviamo il falco pecchiaiolo, un rapace migratore che attraversa la Sicilia in autunno e che subisce la pressione della caccia illegale, aggravata dalla riduzione del suo habitat naturale. Stesso discorso vale per il nibbio reale, il grillaio (un piccolo falco protetto a livello europeo), il tordo bottaccio, uno degli uccelli più cacciati, il beccaccino e la pavoncella, (due uccelli acquatici).
Per quanto riguarda i mammiferi, il cinghiale è uno degli animali più colpiti, con un aumento della caccia illegale che ne compromette la gestione sostenibile. Anche specie come la lepre italica, endemica del sud Italia e della Sicilia, è minacciata non solo dalla caccia illegale ma anche dalla perdita di habitat.
Questo mammifero, già in difficoltà a causa della competizione con altre specie introdotte e dalla frammentazione del suo ambiente, è sempre più esposto ai rischi derivanti dalla caccia fuori controllo.
Ma veniamo all’operazione Trinacria.
Svolgimento e risultati dell’operazione
In risposta alla crescente preoccupazione per la gestione della fauna selvatica in Sicilia, in particolare nelle aree montane dell’agrigentino, è stata lanciata l’operazione “Trinacria 2024“, coordinata dalla Sezione Operativa Antibracconaggio del Raggruppamento CITES dei Carabinieri di Roma, in collaborazione con il Centro Anticrimine Natura Carabinieri di Agrigento e la Compagnia di Cammarata.
L’intervento è avvenuto durante la pre-apertura della stagione venatoria, un periodo critico che ha visto l’aumento delle attività illecite legate alla caccia.
Nel corso dell’operazione, le Forze dell’Ordine hanno svolto un’intensa attività di controllo nel territorio, individuando tredici persone coinvolte in pratiche illegali, come l’utilizzo di mezzi vietati per la caccia e il porto abusivo di armi. In totale, sono stati sequestrati otto fucili e recuperate le carcasse di due cinghiali uccisi illegalmente.
Il WWF ha espresso un forte apprezzamento per il lavoro delle Forze dell’Ordine e del nucleo antibracconaggio dei Carabinieri Forestali, sottolineando però la necessità di misure più incisive.
Secondo Ennio Bonfanti, referente fauna del WWF Sicilia, la situazione è fuori controllo: «Se solo nei primi giorni di pre-apertura della caccia, e in un’area limitata, abbiamo visto un numero così elevato di violazioni, possiamo immaginare cosa accade su scala più ampia».
Radici culturali ed economiche del fenomeno
La caccia è stata fin dal passato parte integrante della vita rurale siciliana, poiché rappresentava una fonte di sussistenza per molte famiglie. Tuttavia, oggi, questo patrimonio culturale si è evoluto in una pratica in gran parte illegale.
Uno dei problemi principali è la carenza di vigilanza: con poche risorse destinate al controllo del territorio, vasto e complesso come quello siciliano, le attività illecite si diffondono senza che ci siano sanzioni efficaci a contrastarle. Questo ha fatto sì che i circa 25mila cacciatori presenti sull’isola spesso operino con un senso di impunità, consapevoli della scarsa probabilità di essere individuati dalle autorità competenti.
Anche la componente economica gioca un ruolo determinante. La caccia illegale risponde a una domanda di carne pregiata, spesso destinata al mercato nero, e di “trofei” che portano i bracconieri a infrangere i limiti legali.
Gli esemplari di specie protette, come il cinghiale e alcune specie di uccelli migratori, sono particolarmente ambiti. Il che, rende il bracconaggio un’attività lucrativa.
Scarsa consapevolezza ambientale
Un altro fattore significativo è la mancanza di consapevolezza ambientale. Nonostante gli sforzi per educare la popolazione sull’importanza della biodiversità e della protezione degli habitat naturali, molte persone vedono la caccia illegale come una tradizione locale che prevale sulle norme imposte dallo Stato. In molte aree rurali, il bracconaggio è ancora visto come una sorta di sfida alle regole, una rivendicazione di autonomia rispetto alle leggi imposte dall’alto.
Infine, il fenomeno è favorito da dinamiche sociali e talvolta criminali, che rendono il controllo del territorio ancora più difficile. Cosa fare?
L’appello del WWF
Il WWF ha lanciato un appello urgente all’assessore regionale all’Agricoltura della Sicilia, Salvatore Barbagallo, con l’obiettivo di fermare immediatamente la pre-apertura della stagione venatoria. La Sicilia, trovandosi lungo le rotte degli uccelli che attraversano il Mediterraneo, rappresenta un punto critico per la biodiversità.
Aprire la caccia durante questo periodo, aumenta il rischio che questi animali siano abbattuti illegalmente o in modo non regolamentato, trasformando la regione in un “mattatoio a cielo aperto“.
L’associazione chiede altresì un rafforzamento delle attività di sorveglianza e l’introduzione di sanzioni più dure per i trasgressori. Questo include l’implementazione di strumenti di monitoraggio più efficaci, un incremento delle risorse destinate alle Forze dell’Ordine locali e una campagna di sensibilizzazione per i cacciatori e la popolazione generale sulla necessità di tutelare l’ecosistema.
Il WWF, infine, ha ribadito che una gestione sostenibile della fauna è possibile solo se si adottano misure preventive coordinate tra istituzioni locali, organizzazioni ambientaliste e le Forze dell’Ordine, per bilanciare l’attività venatoria con la protezione delle specie più vulnerabili.










