DUE CUCCIOLI DI URIAL SONO NATI AL PARCO NATURA VIVA DI BUSSOLENGO, UNICI IN ITALIA. MENTRE IN IRAN, NEL LORO HABITAT NATURALE, LA GUERRA MINACCIA DI DISTRUGGERE DECADI DI CONSERVAZIONE. OGNI NASCITA, OGGI, DIVENTA UNA SPERANZA CONTRO L’ESTINZIONE
Urial: una nascita importante per la biodiversità
Hanno appena due mesi di vita e già portano sulle spalle il peso simbolico della sopravvivenza di una specie a rischio. Sono due piccoli urial, nati all’interno del Parco Natura Viva di Bussolengo, l’unico in Italia a ospitare questa specie di pecora selvatica originaria dell’Asia centrale e sudoccidentale.
Ancora goffi e incerti sui dislivelli rocciosi del loro recinto, sono guidati dalle madri verso percorsi sicuri. Imparano a brucare e a mantenere l’equilibrio su terreni irregolari. È una scena tenera, ma anche carica di significato.
Gli urial sono infatti classificati come “vulnerabili” di estinzione e queste nuove vite rappresentano un piccolo baluardo contro il rischio di scomparsa.

Chi è l’urial: il selvatico da cui nasce la pecora
L’urial (Ovis vignei) è una sottospecie selvatica che fa parte del genere Ovis, considerata uno dei progenitori della pecora domestica. Si distingue per il suo manto rossastro e le grandi corna ricurve nei maschi, molto apprezzate dai bracconieri.
Vive in habitat montani aridi e semi-aridi, prediligendo le steppe e i rilievi accidentati. È erbivoro e gregario e gioca un ruolo ecologico fondamentale nei delicati equilibri dei territori che abita. Oltre a essere preda per grandi carnivori come l’orso bruno, il leopardo del Caucaso e il lupo, l’urial contribuisce a mantenere il pascolo aperto e sano.
Il Parco del Golestan: culla e termometro della specie
Il Parco Nazionale del Golestan, nel nord-est dell’Iran, è l’area protetta più antica del Paese. Ospita circa un terzo della popolazione globale degli urial. Negli anni successivi alla rivoluzione del 1979, il numero di individui era crollato sotto i 5mila esemplari. Solo di recente, grazie a uno sforzo coordinato tra enti pubblici e comunità locali, la popolazione è risalita fino a 8.984 animali registrati nel 2022.
Un risultato possibile grazie a trenta nuovi guardaparco, al ripristino delle sorgenti idriche, alla prevenzione degli incendi, alla costruzione di rifugi per proteggerli dal conflitto con il bestiame e al calo della caccia illegale. È la dimostrazione concreta che la conservazione funziona, quando c’è un’alleanza tra protezione ambientale e sviluppo locale.
Urial in pericolo: la guerra
Tutto questo, però, rischia ora di essere compromesso. L’instabilità politica e il riaccendersi di conflitti nell’area mettono a rischio l’intero processo di recupero della specie. In tempi di guerra, la protezione della fauna diventa secondaria rispetto ai bisogni primari delle popolazioni. E così, la caccia di sussistenza, la pressione sulle risorse naturali e il disinvestimento nelle attività di monitoraggio possono riportare indietro l’orologio della conservazione.
Il timore più grande è che venga vanificato il lungo cammino verso il traguardo delle 11mila unità: soglia stimata come necessaria per garantire una popolazione stabile.
Urial: un patrimonio genetico da salvare anche in Europa
I due cuccioli nati in Italia fanno parte del programma europeo EEP, European Endangered Species Programme, dedicato alla riproduzione delle specie minacciate. In tutto il continente, gli urial allevati in parchi e riserve sono 78. Un numero ancora piccolo, ma strategico per la conservazione.
Come già accaduto con i cavalli di Przewalskii o le orici dalle corna a sciabola, specie estinte in natura e poi reintrodotte grazie agli zoo, anche l’urial potrebbe un giorno ritrovare un futuro libero grazie alle strutture che oggi ne garantiscono la sopravvivenza in cattività.
Un impegno che guarda lontano
La nascita dei due urial al Parco Natura Viva è molto più di una buona notizia. È il simbolo di quanto gli sforzi di conservazione siano oggi necessari e fragili allo stesso tempo. Dietro ogni cucciolo c’è la fatica di anni di lavoro scientifico, cooperazione internazionale e dialogo con le comunità locali.
Difendere questa specie significa infatti anche difendere un’idea di mondo in cui la biodiversità non è un lusso, ma un pilastro della vita stessa. E ogni nuovo passo, ogni nuova nascita, ci ricorda che la battaglia per la natura si gioca tanto nei grandi parchi quanto nelle piccole culle di pietra dove, timidamente, camminano due cuccioli rossi tra le rocce. Qui trovate il video dei piccoli e delle loro mamme.



