IN VISTA DEL NUOVO QUADRO FINANZIARIO PLURIENNALE DELL’UNIONE EUROPEA, OLTRE 1400 SCIENZIATI CHIEDONO UN IMPEGNO DECISO PER LA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ. LA CRISI DEGLI ECOSISTEMI EUROPEI È ALLARMANTE E MINACCIA BENESSERE, SICUREZZA E AMBIENTE. SERVONO FINANZIAMENTI DEDICATI, REGOLE CHIARE E UN CAMBIO DI ROTTA CONCRETO NELLE POLITICHE COMUNITARIE
La biodiversità al centro del dibattito europeo
«L’ambiente e la biodiversità devono tornare ad essere una priorità per l’UE». Con queste parole, Stefano Picchi (nella foto di copertina), esperto di biodiversità e membro della Commissione Aree Protette dell’IUCN, ha commentato la lettera aperta inviata alle istituzioni europee e sottoscritta da oltre 1400 scienziati.
L’appello, promosso da Scientists for Future, sollecita un radicale cambio di rotta nella programmazione ambientale europea, in vista del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP).
Una crisi silenziosa ma devastante
Nel documento si denuncia come oltre l’80% degli habitat europei sia in stato di conservazione scarso o pessimo, secondo i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente. Un dato che non riguarda solo la fauna e la flora, ma coinvolge direttamente i servizi ecosistemici fondamentali: sicurezza alimentare, approvvigionamento idrico, resilienza climatica e benessere umano.
Una proposta dagli scienziati per un futuro migliore in Europa
Il 16 luglio 2025 la Commissione Europea presenterà la prima bozza del nuovo QFP. Questo documento delineerà come l’Unione Europea allocherà le sue ingenti risorse per i prossimi anni. I firmatari sono a chiedere che il Quadro tenga conto della protezione dell’ambiente e della biodiversità considerandola un obiettivo a sé stante, con fondi dedicati e regole stringenti per un loro corretto utilizzo.
Numeri insufficienti, obiettivi lontani
«Sebbene il QFP 2021-2027 abbia segnato un passo avanti – si legge nella lettera – la biodiversità riceve ancora solo una frazione del bilancio dell’UE. Attualmente, il 6 per cento del bilancio dell’UE sostiene obiettivi relativi alla biodiversità, compresi i finanziamenti del piano di ripresa NextGeneration EU. L’UE si era impegnata ad aumentare questa quota al 7,5 % nel 2024 e ulteriormente al 10 %entro il 2026-2027.
Tuttavia, gli attuali livelli di spesa rimangono ben al di sotto di quanto necessario per colmare il deficit di finanziamento e persino l’obiettivo di finanziamento del 10 % sarà difficile da raggiungere».
Le richieste dei ricercatori
Nel dettaglio, la lettera propone: finanziamenti dedicati e distinti per la biodiversità, separati da quelli ambientali generici, soglie minime di spesa per la biodiversità nei piani nazionali, requisiti rigorosi per investimenti infrastrutturali, con risultati positivi e misurabili per la natura, attuazione vincolante del principio “non arrecare danno significativo”, con sospensione dei fondi in caso di violazioni, istituzione di un Fondo per il Ripristino della Natura, supporto tecnico e amministrativo per enti locali e regionali, per garantire un uso efficace dei fondi e garanzie contro lo sfruttamento dannoso del territorio, tutelando aree protette, ecosistemi e connettività ecologica.
Un impegno urgente anche per l’Italia
«Questi obiettivi – conclude Picchi – non sono solo fondamentali per l’ambiente, ma anche per la salute umana e animale, e per la sicurezza del territorio». L’Italia, ricorda l’esperto, è stata il principale beneficiario del programma LIFE, in particolare in aree come il Nord Italia, frequentemente colpite da eventi climatici estremi.
Un insufficiente rifinanziamento del programma e una strategia europea debole in materia di natura e biodiversità – ammonisce Picchi – potrebbero compromettere non solo la resilienza del nostro territorio, ma il futuro stesso del Pianeta. (Fonte 30Science.com)