PIANTARE ALBERI È DIVENTATA UNA DELLE STRATEGIE PIÙ GETTONATE PER RIDURRE LA CO₂ NELL’ATMOSFERA. MA TRA OBIETTIVI AMBIZIOSI E VINCOLI STRUTTURALI, LA STRADA È ANCORA LUNGA. ECCO IL PUNTO SULLO STATO DELLA RIFORESTAZIONE NEL MONDO
Il rimboschimento è uno dei simboli della lotta al cambiamento climatico. Facile da comunicare, amato da ambientalisti, governi e aziende, piantare alberi è diventato il gesto emblematico per “compensare” le emissioni di CO₂. Semplice in teoria, più complesso in pratica.
Nel 2021, oltre venti tra enti pubblici, imprese e associazioni statunitensi hanno aderito alla campagna “1 trilione di alberi” del World Economic Forum. L’amministrazione Biden ha confermato l’impegno e in Europa si sono moltiplicati i programmi locali di riforestazione. L’Italia ha seguito l’esempio con il PNRR, puntando a riforestare oltre 6.600 ettari entro il 2026.
Il contributo del PNRR: a che punto siamo nel 2025?
Secondo i dati aggiornati al primo semestre del 2025, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha finanziato 35 progetti di riforestazione urbana. In totale sono stati piantati finora circa 3,7milioni di alberi, in città e aree metropolitane come Roma, Milano, Bologna, Torino, Napoli e Palermo. Il target finale è raggiungere 6,6milioni di alberi entro il 2026, con una media di circa 1,3 milioni di nuove piantumazioni all’anno.
Oltre ai numeri, il PNRR promuove anche una visione sistemica: la riforestazione è integrata con interventi per la qualità dell’aria, la riduzione dell’isola di calore urbana, la biodiversità e l’adattamento climatico. Tuttavia, le regioni hanno segnalato ritardi nei bandi e nella fornitura di piantine, a causa di carenze strutturali nei vivai italiani.
La capacità produttiva dei vivai in Italia ed Europa
Anche in Italia, come negli Stati Uniti, il collo di bottiglia è la produzione vivaistica. Secondo i dati del CREA e della Rete Rurale Nazionale, l’Italia dispone di circa 150 vivai forestali, ma la capacità produttiva reale è molto al di sotto del potenziale.
Nel 2022 i vivai pubblici italiani hanno prodotto poco più di 20milioni di semenzali forestali, mentre il fabbisogno stimato per raggiungere gli obiettivi del PNRR e degli impegni europei supererebbe i 50milioni all’anno. La situazione è simile in Europa: solo Germania e Francia superano regolarmente i 60milioni di semenzali, ma nel complesso servirebbero oltre 500milioni di nuove piantine ogni anno per rispettare il Green Deal Europeo.
Riforestazione: l’impatto reale sulle emissioni
Se realizzati su larga scala, i progetti di riforestazione possono contribuire alla riduzione delle emissioni. Secondo uno studio, negli Stati Uniti la riforestazione di 26milioni di ettari potrebbe ridurre del 7,5% le emissioni necessarie a rispettare l’Accordo di Parigi.
In Italia, secondo ISPRA, la capacità di assorbimento attuale delle foreste è stimata in 40milioni di tonnellate di CO₂ l’anno. Ma l’estensione forestale non cresce abbastanza da compensare il consumo di suolo e la perdita di habitat.
Inoltre, eventi estremi come incendi e siccità rischiano di compromettere i progressi ottenuti. Il cambiamento climatico intensifica gli incendi, e negli ultimi anni l’Italia ha perso migliaia di ettari di bosco ogni estate.

Riforestazione: non basta piantare, bisogna farlo bene
Piantare alberi è solo l’inizio. Serve un’accurata selezione delle specie, manutenzione a lungo termine e coinvolgimento delle comunità locali. Piantagioni mal progettate possono danneggiare la biodiversità o fallire nei primi anni.
I progetti più efficaci sono quelli che integrano riforestazione e rigenerazione naturale, valorizzando gli ecosistemi locali. Come ha dichiarato Eric Sprague di American Forests, “non basta fare di più con quello che abbiamo. Serve creare nuovi vivai, nuove competenze e un nuovo modo di pensare la riforestazione”.
Il potenziale c’è, ma la sfida è complessa. Per arrivare ai 3miliardi di alberi l’anno a livello globale servono investimenti, pianificazione, filiere produttive efficienti e una visione ecologica integrata. Ogni albero conta, ma deve essere parte di una strategia più ampia.





