LE ZONE UMIDE RIPARIALI SONO ESSENZIALI PER PROTEGGERE LE COMUNITÀ DALLE INONDAZIONI MA OGGI AFFRONTANO CRESCENTI MINACCE LEGATE ALLA SALINIZZAZIONE. LA DOTTORANDA ITALIANA ELEONORA SACCON, DEL NIOZ (ISTITUTO REALE OLANDESE PER LA RICERCA MARINA) IN ZEELAND, HA STUDIATO COME QUESTE AREE POSSANO RESISTERE ALL’INTRUSIONE DI ACQUA SALATA E QUALI SPECIE VEGETALI MOSTRINO MAGGIORE RESISTENZA
L’intrusione salina: un fenomeno in crescita
Originaria della Pianura Padana, Eleonora Saccon – Laureata in Ecologia dei Cambiamenti Climatici in Italia – osserva che il fenomeno dell’intrusione salina è seguito più da vicino in Italia che nei Paesi Bassi. Il delta del Po è un caso emblematico: nel 2022 l’acqua salata ha risalito il fiume per 40 chilometri, molto più dei consueti cinque. A contribuire a questo fenomeno sono fattori come la riduzione delle precipitazioni, lo scioglimento dei ghiacciai alpini, l’eccessiva estrazione di acque sotterranee e l’innalzamento del livello del mare. Nei Paesi Bassi episodi simili avvengono lungo il fiume Reno, in particolare durante le mareggiate o periodi di siccità prolungata.
Zone umide e depurazione naturale
Le zone umide costiere e fluviali non solo proteggono dalle inondazioni, ma contribuiscono anche a depurare l’acqua, immagazzinare carbonio e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici. La ricerca di Saccon al NIOZ l’Istituto Reale Olandese per la Ricerca Marina, ha evidenziato che i canali naturali nelle zone umide salmastre sono più resilienti all’intrusione salina rispetto alle aree artificiali, consentendo un rapido ritorno a condizioni di acqua dolce e preservando la biodiversità.
Salice bianco e ontano nero
In esperimenti controllati, Saccon ha analizzato la tolleranza al sale di due specie arboree: il salice bianco e l’ontano nero. «Lungo l’estuario del Reno, molte zone umide sono storiche coltivazioni di salici. In passato, il loro legno a crescita rapida veniva usato per rinforzare le dighe. Prima del XIV secolo, però, le foreste ripariali erano più diversificate e includevano numerosi ontani neri, che si sono rivelati molto più resistenti alla salinità», afferma la dottoranda.
L’intrusione temporanea di acqua salata durante l’inverno non provoca danni significativi, ma in primavera ed estate l’acqua salata può causare gravi danni. I salici soffrono e spesso muoiono, mentre gli ontani neri sono in grado di rigenerarsi. Secondo Saccon, piantare solo ontani neri non è sufficiente: per creare paesaggi resilienti è necessaria diversità ecologica, comprendente alberi, arbusti ed erbe.
Forme frattali e idrologia delle zone umide
Saccon ha studiato come la disposizione dei canali influenzi il ritorno dell’acqua dolce dopo eventi salini. Zone umide naturali come la Terra sommersa di Saeftinge in Zeeland, mostrano reti di canali ramificati simili a strutture frattali, che migliorano la resistenza all’intrusione salina e permettono all’acqua salata di defluire rapidamente, salvaguardando gli ecosistemi d’acqua dolce.
Modelli numerici comparativi hanno mostrato che le zone umide naturali di marea riducono la durata dell’intrusione salina più efficacemente rispetto alle aree artificiali o alle coltivazioni di salici. Tuttavia, creare paesaggi ottimali presenta sfide pratiche, tra cui spazio limitato e uso agricolo preesistente. La soluzione più efficace resta rallentare il cambiamento climatico e aumentare le acque sotterranee, affrontando la salinizzazione alla radice.






