IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA TORNA AL CENTRO DEL DIBATTITO EUROPEO. IL GOVERNO ITALIANO LO PROPONE COME INFRASTRUTTURA STRATEGICA PER LA DIFESA. MA BRUXELLES E GLI ESPERTI SOLLEVANO DUBBI SULLA REALE NATURA MILITARE DELL’OPERA, MENTRE CRESCE IL CONFRONTO POLITICO SUL SUO INSERIMENTO NEL PIANO UE PER LA MOBILITÀ MILITARE
La NATO alza la spesa militare: l’Italia propone il Ponte di Messina tra le opere strategiche
Mobilità militare, Bruxelles aggiorna il piano
Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione Europea e l’Alto Rappresentante hanno rivisto il Piano d’Azione per la Mobilità Militare. Il Military Mobility, il cui principio recita che “Facilitare il movimento di truppe e risorse militari è fondamentale per la sicurezza dei cittadini europei e per costruire un’Unione più efficace, reattiva e coesa”. È nato così l’ “Action Plan 2.0”, che amplia gli strumenti a sostegno degli spostamenti militari rapidi ed efficienti in Europa.
Gli alleati NATO puntano al 5% del PIL
Il 25 giugno 2025, i 32 Paesi membri della NATO hanno concordato un aumento significativo della spesa militare. Tutti, tranne la Spagna, si sono impegnati a destinare il 5% del proprio PIL alla difesa entro il 2035.
La spesa si divide in due voci: il 3,5% andrà alle Forze Armate, mentre il restante 1,5% coprirà investimenti in infrastrutture strategiche per la sicurezza. Tra questi rientrano porti, ferrovie e strade, utili al rapido spostamento di mezzi e truppe.
Priorità a 500 opere infrastrutturali
Durante una riunione straordinaria della commissione Ten-T, acronimo di Trans-European Network-Transport, composta dagli Stati membri e dai commissari Apostolos Tzitzikostas (Trasporti) e Andrius Kubilius (Difesa), è stato esaminato un elenco di 500 opere urgenti.
L’obiettivo è rafforzare le reti logistiche europee e assicurare investimenti mirati nelle infrastrutture critiche. Sul tavolo anche il tema dei finanziamenti. In questo contesto, l’Italia ha proposto di includere il Ponte sullo Stretto di Messina tra le opere “dual-use”.
Il governo Meloni spinge per il Ponte come infrastruttura strategica
Durante l’incontro, erano presenti anche rappresentanti dei ministeri della Difesa e dei Trasporti, oltre alla NATO e allo Stato Maggiore dell’UE. Il governo Meloni ha chiesto che il Ponte sullo Stretto sia riconosciuto come opera a uso duplice: civile e militare. Questo lo renderebbe finanziabile attraverso il piano europeo per la mobilità militare.
Bruxelles non boccia il progetto, ma chiede chiarezza
La Commissione Europea, in una nota inviata all’ANSA, ha chiarito che non ha pregiudizi sul progetto del Ponte. Chiede però che siano rispettate tutte le procedure formali.
Gli investimenti UE, ha precisato Bruxelles, saranno assegnati alle opere con un impatto reale e concreto, capaci di rispondere a esigenze civili e militari insieme.
La valutazione spetta all’Italia
Un portavoce della Commissione ha precisato che spetta alle autorità italiane stabilire se il Ponte abbia una funzione principalmente civile o militare.
Per classificare la spesa pubblica, l’UE utilizza la classificazione internazionale COFOG, acronimo di Classification Of Function Of Government, (Classificazione delle funzioni delle amministrazioni pubbliche), riconosciuta da OCSE e ONU.
Le critiche del comitato “Invece del Ponte”
Il Invece del ponte – Cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto, al quotidiano La Sicilia, ha contestato la natura militare dell’opera. Secondo l’associazione, un’infrastruttura per essere definita militare deve essere progettata, gestita e usata prioritariamente dalle Forze Armate. Come nel caso degli ospedali militari, nati per scopi militari e solo in via secondaria destinati a usi civili.
Invece, il Ponte è stato pensato, appaltato e promosso come struttura civile. Sarà gestito da un General Contractor privato, con finalità commerciali e passeggeri.
I dubbi della Difesa: costoso, vulnerabile e poco utile
Il Comitato sottolinea che le Forze Armate non sono mai state coinvolte nel progetto. Quando interpellate, hanno espresso pareri negativi, definendo l’opera “vulnerabile”, poco sostenibile e troppo costosa per scopi militari. Secondo loro, un ponte sospeso non risponderebbe alle necessità di difesa e sicurezza in caso di conflitto.
«La presunta valenza militare è emersa solo di recente, in un tentativo strumentale e poco credibile di giustificare l’opera o aggirare i vincoli europei e Nato – commenta il Comitato “Invece del Ponte” alla redazione siciliana -. Si tratta di una narrazione priva di fondamento. Attribuire oggi al ponte uno “scopo militare principale” sarebbe una forzatura inaccettabile e una grave mistificazione, destinata a essere smentita dai fatti e contestata nelle sedi opportune».