UNA RICERCA BELGA DIMOSTRA CHE LA LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO PUÒ COMINCIARE DAL GIARDINO DI CASA: COINVOLGERE I CITTADINI CON UN APPROCCIO COLLETTIVO AUMENTA IL SOSTEGNO ALLE POLITICHE DI ADATTAMENTO. LA COMUNICAZIONE È LA CHIAVE PER GUIDARE CAMBIAMENTI SOSTENIBILI ANCHE IN SPAZI PRIVATI, COME I GIARDINI PAVIMENTATI
Le strategie per contrastare il cambiamento climatico non si limitano alla riduzione delle emissioni. Sempre più spesso si parla di adattamento climatico: un insieme di azioni mirate a limitare gli impatti ormai inevitabili di un clima che cambia. Non si tratta solo di opere pubbliche o grandi investimenti. Anche le scelte quotidiane dei cittadini possono avere un ruolo decisivo.
Uno studio condotto nelle Fiandre, nel nord del Belgio, ha mostrato come la comunicazione efficace e il coinvolgimento diretto della popolazione possano rendere più accettabili anche misure impopolari. Come, ad esempio, rimuovere la pavimentazione dei giardini privati per migliorare la gestione dell’acqua piovana. In gioco non c’è solo il benessere individuale, ma la salute dell’intera comunità.
Adattamento climatico: il potenziale nascosto dei giardini privati
Nelle Fiandre i giardini privati occupano il 12% del territorio. Una porzione significativa, che potrebbe contribuire in modo concreto alla resilienza urbana. Il problema è che circa un quinto di questi giardini è pavimentato, il che impedisce al suolo di assorbire acqua piovana. In un contesto segnato da piogge sempre più intense e siccità più frequenti, questo rappresenta un ostacolo importante.
Le infrastrutture idriche locali sono progettate per convogliare rapidamente l’acqua verso il mare, senza trattenerla nel suolo. Questo modello oggi mostra i suoi limiti. L’acqua dovrebbe invece essere trattenuta e restituita lentamente all’ambiente. I giardini potrebbero svolgere questa funzione, se non fossero impermeabilizzati.
Un’infografica per cambiare idea
Per testare l’efficacia di una comunicazione incentrata sul senso di comunità, i ricercatori dell’Università di Lovanio hanno coinvolto 3.389 cittadini. A ciascuno è stata mostrata un’infografica che illustrava l’impatto della pavimentazione privata su caldo, siccità e alluvioni. Una versione dell’infografica era centrata sull’individuo, l’altra sulla collettività.
I risultati sono stati chiari. L’infografica collettiva ha generato maggiore sostegno a misure come permessi più severi per la pavimentazione o contributi economici proporzionali all’area pavimentata. In altre parole, la narrazione del “noi” si è dimostrata più efficace di quella del “tu”. Le persone sono più disposte ad agire quando sentono di far parte di uno sforzo condiviso.
Qui trovate lo studio completo.
Adattamento climatico: politiche giuste e partecipate
Lo studio ha anche mostrato che le persone sono pronte a fare la loro parte, a patto che le politiche pubbliche siano percepite come giuste. Gli intervistati hanno dichiarato di voler contribuire alla riduzione delle pavimentazioni, ma solo se anche le istituzioni e le aziende sono coinvolte. Nessuno vuole essere l’unico a fare sacrifici.
Questo mette in evidenza un tema cruciale: l’equità. Le politiche di adattamento climatico devono tenere conto delle disparità economiche, delle condizioni abitative e delle caratteristiche sociali dei territori. Altrimenti, il rischio è che le buone intenzioni si trasformino in nuove ingiustizie.
La forza del cambiamento condiviso
Lo studio belga suggerisce una strada concreta per promuovere l’adattamento climatico partendo dal basso. Le azioni individuali, se ben indirizzate e comunicate, possono avere un impatto collettivo rilevante.
Rimuovere 10 metri quadrati di pavimentazione non sembra molto, ma moltiplicato per migliaia di giardini cambia radicalmente il comportamento di un’intera area urbana.
Questo approccio si adatta perfettamente anche al contesto italiano. I nostri centri urbani e le nostre periferie presentano condizioni simili a quelle belghe: giardini spesso pavimentati, scarsa capacità di drenaggio, eventi meteorologici estremi sempre più frequenti.
Anche in Italia si potrebbe puntare su campagne informative basate sull’identità collettiva per coinvolgere i cittadini nella trasformazione degli spazi privati in soluzioni naturali contro il caldo e la siccità.
Una comunicazione per coinvolgere davvero
Il successo del progetto nelle Fiandre dimostra quanto sia importante il modo in cui si comunicano i problemi climatici. Troppe campagne si concentrano su obblighi e divieti. Poche, invece, raccontano cosa può accadere se ciascuno contribuisce con un piccolo gesto. Parlare di giardini che rinfrescano l’aria, che rallentano le alluvioni e migliorano la vita di tutti è molto più efficace che parlare solo di sanzioni.
Coinvolgere i cittadini attraverso infografiche, strumenti visivi e linguaggi chiari è fondamentale. Ma serve anche un cambiamento culturale: abbandonare l’idea che il giardino sia uno spazio solo privato e cominciare a considerarlo una risorsa per la collettività.
Adattamento climatico: una sfida condivisa
Il cambiamento climatico richiede risposte rapide e multilivello. Le infrastrutture verdi, le scelte di progettazione urbana, la gestione delle acque e la tutela della biodiversità sono elementi chiave. Ma senza il contributo attivo dei cittadini, ogni strategia rischia di fallire.
L’esperimento delle Fiandre ci ricorda che il cambiamento può partire da un piccolo spazio, come un giardino. E che, se ben raccontato, il “noi” può essere più potente del “tu”. Perché ogni metro quadrato riconquistato al suolo è un passo avanti nella costruzione di una comunità più resiliente, più giusta e più preparata ad affrontare il clima che verrà.





