mercoledì, Ottobre 8, 2025

Processo Eternit, giustizia negata: la Cassazione annulla di nuovo la condanna

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IL PROCESSO ETERNIT CONTINUA A SCUOTERE L’OPINIONE PUBBLICA: LA CASSAZIONE HA ANNULLATO PER LA SECONDA VOLTA LA CONDANNA DI STEPHAN SCHMIDHEINY. TRA PRESCRIZIONI E BATTAGLIE LEGALI, LE VITTIME DELL’AMIANTO RISCHIANO DI NON OTTENERE GIUSTIZIA. L’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO PROMETTE DI NON ARRENDERSI

La Suprema Corte ribalta ancora la sentenza su Schmidheiny

Nuovo colpo di scena nel processo Eternit. Dopo che la Suprema Corte aveva dichiarato prescritto il reato nel 2014, bloccando ogni possibilità di risarcimento, arriva ora un’ulteriore pronuncia: la Cassazione annulla per la seconda volta la condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny.

Il mega-processo “Eternit bis” si articola in diversi filoni, con un unico imputato sotto accusa in ciascuno di essi: Stephan Ernst Schmidheiny. Con il tempo utile per il giudizio in scadenza, la Cassazione di Roma ha deciso il 22 marzo 2025 di rinviare al Tribunale di Torino la causa relativa a Cavagnolo. Nel frattempo, il 17 aprile è attesa la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino sui fatti di Casale Monferrato.

Processo Eternit: un dramma giudiziario

Il dramma giudiziario inizia nel 1993, quando alcuni dirigenti Eternit finiscono sotto processo per le morti causate dall’amianto. Nel dicembre 2009, l’inchiesta si allarga e porta alla sbarra i vertici dell’azienda: l’industriale svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Louis de Cartier. Entrambi vengono accusati di disastro ambientale doloso nei territori che hanno ospitato gli stabilimenti Eternit: Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli di Napoli e Rubiera dell’Emilia.

Dopo tre anni di battaglia legale, la sentenza di primo grado condanna gli imputati a 16 anni di reclusione e al pagamento di ingenti risarcimenti alle vittime. Tuttavia, la morte di de Cartier prima del verdetto esclude ogni responsabilità a suo carico. Nel 2013, la Corte d’Appello di Torino conferma la condanna per Schmidheiny, ma l’anno successivo la Cassazione ribalta tutto: il reato viene dichiarato prescritto e l’industriale svizzero esce indenne dal processo.

La legge sugli eco-reati riapre il caso Eternit

Nel 2015, con l’introduzione in Italia della legge sugli eco-reati, il caso si riapre. Il 12 maggio di quell’anno prende il via il processo Eternit bis, con una nuova accusa per Schmidheiny: omicidio doloso per la morte di 258 persone esposte all’amianto.

Tra le vittime spiccano le storie di Giulio Testore, ex dipendente dello stabilimento di Cavagnolo, morto nel 2008 dopo 27 anni di esposizione alle fibre killer e di Rita Rondano, deceduta nel 2012 per mesotelioma pleurico. Quest’ultima aveva subito una duplice esposizione: residenziale, vivendo a meno di un chilometro dalla fabbrica, lavorativa, operando su terreni contaminati.

Nuovo colpo di spugna della Cassazione

Ma la Cassazione, con un nuovo colpo di spugna, annulla ancora la condanna a Schmidheiny. Un verdetto che scuote le fondamenta del processo Eternit e rischia di compromettere le battaglie legali in corso.

La reazione dell’Osservatorio Nazionale Amianto

«Questo verdetto potrà avere ricadute importanti sui processi Eternit scaturiti dall’inchiesta avviata dalla procura di Torino – afferma l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e legale di alcuni familiari -. Il rischio è che il tutto venga falciato dalla scure della prescrizione. Non possiamo comprendere, né condividere, la decisione della Corte. Il nostro impegno proseguirà in tutte le competenti sedi, per la bonifica, la messa in sicurezza, la tutela medica e risarcitoria di tutte le vittime e dei loro congiunti».

Nel 2018, il tribunale di primo grado aveva condannato Schmidheiny a 4 anni di reclusione per omicidio colposo. La difesa dell’imprenditore aveva impugnato la sentenza e, in appello, la pena era stata ridotta a 1 anno e 8 mesi con sospensione condizionale, limitando la responsabilità alla sola morte di Testore.

«C’è un rischio prescrizione del reato che si verificherà il 7 giugno 2026 ove non si giunga entro quella data ad una sentenza definitiva. È evidente che ciò ci lascia l’amaro in bocca. Come Osservatorio Nazionale Amianto andiamo avanti e non ci arrendiamo», conclude Bonanni.

Numero verde ONA

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