GLI ULIVI POSSONO SOPRAVVIVERE ALLA SICCITÀ GRAZIE AI MICROBI DELLE LORO RADICI. UNO STUDIO ENEA RIVELA COME LE COMUNITÀ MICROBICHE DEL SUOLO AIUTINO LE PIANTE A RESISTERE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO, APRENDO LA STRADA A NUOVE PRATICHE AGRICOLE SOSTENIBILI
I microbi del suolo che aiutano l’ulivo
Simbolo di pace, longevità e radici profonde nel Mediterraneo, l’ulivo è anche una delle piante più esposte alla crisi climatica. La siccità, sempre più frequente e intensa, mette a rischio interi uliveti, riducendo la produttività e minacciando un patrimonio ambientale e culturale unico. Ma la scienza sta trovando alleati invisibili: i microbi del suolo e delle radici.
È quanto dimostra uno studio di ENEA, realizzato in collaborazione con il Cnr e le università di Milano, Torino e Tuscia, pubblicato sulla rivista Applied Science. Nell’ambito del progetto internazionale BIOMEnext, i ricercatori hanno analizzato il ruolo del microbioma — l’insieme dei microrganismi che vivono attorno alle radici — per capire come le comunità microbiche aiutino l’ulivo ad affrontare la carenza d’acqua.
«L’ulivo è stato scelto come specie modello per la sua centralità nell’agricoltura mediterranea, oggi sempre più minacciata dalla siccità», spiega Gaetano Perrotta, ricercatore ENEA del Laboratorio di Bioeconomia circolare rigenerativa.
Olea europaea: la pianta che racconta la storia del Mediterraneo
L’Olea europaea è una delle specie più antiche coltivate dall’uomo. Originaria dell’area mediterranea, è un albero sempreverde capace di vivere anche oltre i mille anni e di rigenerarsi dopo incendi o tagli drastici.
Le sue radici, profonde e ramificate, le permettono di assorbire acqua anche in suoli aridi e poveri di nutrienti, mentre le foglie coriacee riducono la traspirazione e limitano la perdita d’acqua. È una pianta che ha fatto della resilienza la propria identità biologica.
Ma la siccità estrema degli ultimi anni sta mettendo in crisi anche la sua proverbiale resistenza. Temperature elevate, suoli impoveriti e piogge sempre più irregolari ne compromettono la fioritura e la qualità dell’olio. Da qui la necessità di trovare strategie naturali per sostenere la pianta senza stravolgerne l’equilibrio. Il microbioma rappresenta una delle risposte più promettenti.
Microbi del suolo: la rizosfera
Lo studio si è concentrato su quattro cultivar di ulivo coltivate in Umbria, monitorando le comunità microbiche in diverse stagioni e in condizioni di irrigazione normale o di stress idrico. L’obiettivo era identificare marcatori biologici di resistenza e stress, osservando come il microbioma reagisce alla scarsità d’acqua.
«Abbiamo visto che il suolo mantiene una sorprendente stabilità anche durante la siccità», spiega Andrea Visca, biotecnologo ENEA. «Questo perché molte specie microbiche svolgono funzioni simili, creando una sorta di rete di sicurezza. Nelle radici, invece, la situazione cambia radicalmente: la pianta seleziona i batteri che la aiutano a sopravvivere meglio».
L’interfaccia tra le radici e il suolo, detta rizosfera, è un crocevia vitale. Qui avviene lo scambio di nutrienti, acqua e segnali biochimici che regolano la salute e la crescita delle piante. È in questa zona che l’ulivo “sceglie” i suoi alleati invisibili.
Microbi del suolo: i tre batteri amici dell’ulivo
Dall’analisi è emerso un core microbiome, ossia un gruppo stabile di batteri che restano costanti anche al variare delle condizioni ambientali. Tre in particolare sembrano giocare un ruolo chiave nella difesa contro la siccità.
- Solirubrobacter vive nel suolo e partecipa alla decomposizione della materia organica, migliorando la fertilità e il ciclo dei nutrienti.
- Microvirga, in simbiosi con le radici, aiuta l’ulivo ad assorbire elementi essenziali come l’azoto.
- Pseudonocardia produce sostanze antimicrobiche che proteggono la pianta da patogeni e rafforzano la sua salute generale.
In condizioni di aridità, questi microrganismi attivano geni che migliorano l’efficienza nell’uso dei nutrienti, proteggono le cellule dallo stress ossidativo e permettono ai batteri di spostarsi verso zone più umide e ricche di risorse. In altre parole, si adattano insieme alla pianta, contribuendo a mantenerla viva anche quando il terreno è secco.
Dalla radice all’uomo: la rivoluzione del microbioma
Lo studio ENEA si inserisce in una rivoluzione scientifica che sta cambiando il modo di intendere la vita: l’era del microbioma. In passato, i microrganismi erano visti come nemici da eliminare. Oggi, la biologia li riconosce come alleati fondamentali per la salute degli ecosistemi — vegetali, animali e umani.
Negli ultimi vent’anni, la ricerca sul microbioma ha trasformato campi diversi: dall’agricoltura alla medicina. Nell’uomo, per esempio, lo studio del microbiota intestinale ha rivelato come i batteri che popolano l’apparato digerente influenzino metabolismo, immunità e perfino l’umore.
Allo stesso modo, nel suolo, il microbioma agisce come un “organo invisibile” che regola la vitalità delle piante, la fertilità e la stabilità dell’ambiente.
Capire e modulare questi ecosistemi microscopici significa poter migliorare la salute del pianeta e di chi lo abita. Nel caso dell’ulivo, la prospettiva è quella di creare consorzi microbici su misura, che aumentino la resilienza delle colture e riducano la dipendenza da fertilizzanti e irrigazione.
Microbi del suolo e agricoltura rigenerativa
«L’interfaccia tra radici e rizosfera è una zona cruciale dove si concentrano processi decisivi per la salute delle piante, come l’assorbimento di acqua e nutrienti», sottolinea Annamaria Bevivino, ricercatrice ENEA della Divisione Sistemi agroalimentari sostenibili.
Comprendere come funzionano queste interazioni è la chiave per un’agricoltura capace di adattarsi al cambiamento climatico. Modulando le comunità microbiche, spiega Bevivino, sarà possibile migliorare la nutrizione e la resistenza delle piante sia agli stress ambientali (come la siccità) sia a quelli biologici (come i parassiti).
Non è fantascienza, ma biotecnologia naturale. Una strategia che non prevede l’uso di OGM o di sostanze chimiche, bensì il potenziamento dei processi ecologici già esistenti. È un approccio “rigenerativo”, in cui il suolo non è un semplice supporto ma un ecosistema complesso da valorizzare.
Una ricerca che unisce biologia e intelligenza artificiale
Per ottenere questi risultati, il team ha utilizzato tre strumenti di indagine complementari. L’analisi del DNA ha permesso di fotografare la composizione del microbioma, mentre lo studio delle funzioni microbiche ha rivelato i meccanismi molecolari che regolano la resistenza.
Infine, grazie al text mining, i ricercatori hanno analizzato migliaia di pubblicazioni scientifiche per mettere in relazione i dati con le ricerche internazionali più avanzate.
«ENEA è impegnata nello sviluppo di consorzi microbici capaci di migliorare resa, qualità e salute delle piante», spiega ancora Bevivino. «L’approccio combinato di culturomica e metagenomica ci permette di identificare i microrganismi utili e usarli per creare soluzioni su misura, adattabili ai diversi contesti agricoli».
Si tratta, in pratica, di costruire un “cocktail microbico” personalizzato per ciascun tipo di terreno o di coltura. Una sorta di probiotico naturale per le piante, capace di rinforzarle senza alterare l’equilibrio ambientale.

L’agricoltura mediterranea di domani
Il progetto BIOMEnext mostra una direzione chiara: l’agricoltura del futuro dovrà imparare a lavorare con la natura, non contro di essa.
Gli ulivi, con le loro radici millenarie e la loro straordinaria adattabilità, diventano un modello ideale per sperimentare nuove pratiche sostenibili in un clima che cambia rapidamente.
La microbiologia applicata all’agricoltura apre scenari promettenti: sistemi colturali meno dipendenti dall’irrigazione, più resilienti e più produttivi anche in condizioni di stress. Una prospettiva che riguarda non solo gli ulivi, ma anche altre colture strategiche per l’area mediterranea come viti, agrumi e mandorli.
I protagonisti invisibili della resistenza alla siccità
| Microrganismo | Habitat principale | Funzione chiave | Ruolo per la pianta | 
|---|---|---|---|
| Solirubrobacter | Suolo | Decomposizione della materia organica, ciclo dei nutrienti | Migliora la fertilità e la struttura del terreno | 
| Microvirga | Radici (simbiosi) | Assorbimento di azoto e nutrienti essenziali | Aumenta la crescita e la resistenza alla siccità | 
| Pseudonocardia | Rizosfera e radici | Produzione di sostanze antimicrobiche | Protegge la pianta da patogeni e stress ossidativo | 
FAQ – Le domande più cercate
Che cos’è la rizosfera?
È la sottile zona di terreno che circonda le radici, dove avviene lo scambio continuo tra piante e microrganismi del suolo.
Cosa si intende per microbioma del suolo?
È l’insieme dei batteri, funghi e altri microrganismi che vivono nel terreno e influenzano la salute delle piante e la fertilità del suolo.
Come possono i batteri aiutare le piante a superare la siccità?
Alcuni microrganismi stimolano l’assorbimento di acqua e nutrienti, producono sostanze protettive e riducono lo stress ossidativo nelle cellule vegetali.
Cosa sono culturomica e metagenomica?
La culturomica studia i microrganismi isolandoli e coltivandoli in laboratorio, la metagenomica analizza il loro DNA direttamente dal suolo, senza bisogno di coltivarli.
Questa ricerca è applicabile anche ad altre colture?
Sì. Le stesse tecniche possono essere estese a viti, agrumi, grani antichi e altre colture mediterranee per migliorarne la resistenza climatica.





