DALLE MACERIE DI HIROSHIMA AI GIARDINI ITALIANI, GLI ALBERI SOPRAVVISSUTI ALL’ATOMICA RACCONTANO UNA STORIA DI RESILIENZA E SPERANZA. QUESTO ARTICOLO RIPERCORRE IL LEGAME TRA HIROSHIMA E CASALE MONFERRATO, UNITE DALLA MEMORIA E DAL SIMBOLO VIVENTE DEGLI HIBAKU-JUMOKU, ALBERI DELLA PACE CHE CONTINUANO A PARLARE AL MONDO
Dalle ceneri di Hiroshima alla rinascita di Casale Monferrato
L’hibaku-jumoku, l’albero sopravvissuto alla bomba atomica, mette radici nella città piemontese devastata dall’amianto
Il 6 agosto 1945, la bomba atomica sganciata su Hiroshima cancellò in pochi istanti la vita di oltre 120mila persone. Tre giorni dopo, Nagasaki subì la stessa sorte. Ma le conseguenze di quelle esplosioni si protrassero per decenni: più di 650mila sopravvissuti, i cosiddetti hibakusha, vissero con le ferite nel corpo e nell’anima, segnati da radiazioni, malattie e traumi.
In quel paesaggio di morte, qualcosa resistette. Alcuni alberi, bruciati e mutilati, continuarono a germogliare. Tra questi, l’hibaku-jumoku, “l’albero sopravvissuto all’esplosione atomica”, divenne simbolo vivente della resilienza, della speranza e della rigenerazione.
Un legame profondo tra due tragedie
Dal Giappone all’Italia, la memoria unisce le vittime di ogni devastazione
Nel 2019, una delegazione dell’AFeVA (Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto) di Casale Monferrato si recò in Giappone per partecipare a un convegno all’Università di Kobe. In quell’occasione fu presentato il manga Ishinowata – che significa “pietra come cotone”, metafora dell’amianto – che racconta la storia del disastro ambientale causato dalla Kubota, fabbrica giapponese dell’amianto e di Romana Blasotti Pavesi, storica figura della lotta casalese contro la “polvere killer”. Nuvole di fibre letali per ottant’anni, dal 1907 al 1986, sono fuoriuscite senza sosta dallo stabilimento della multinazionale Eternit.
Attraverso le pagine del manga, l’incontro tra la tragedia atomica e quella della fibra killer si rese concreta: Hiroshima e Casale, due città lontane ma accomunate da un’eredità tossica, da un dolore collettivo e da una tenace volontà di reagire.
L’albero che unisce memoria e futuro
Nel giardino urbano di Casale germoglia la speranza
Nell’80° anniversario del bombardamento di Hiroshima, un hibaku-jumoku sopravvissuto al bombardamento di Hiroshima, il 6 agosto 1945, ha trovato casa nel giardino urbano di Casale Monferrato, città simbolo della resistenza civile contro l’amianto. L’albero è stato trapiantato come gesto di fratellanza internazionale ma soprattutto come monito vivente contro ogni forma di devastazione.
Le sue radici affondano in una terra segnata da morte e ingiustizia ma la sua chioma va verso l’alto come promessa di vita. Questo gesto potente unisce idealmente le vittime delle bombe nucleari con quelle del profitto senza scrupoli della multinazionale svizzera, ricordando che ogni ferita ambientale e umana ha bisogno di cura, memoria e giustizia.
Casale Monferrato, Hiroshima: due città, un unico respiro
L’hibaku-jumoku diventa ponte tra culture e lotte per la vita
Nel silenzio che avvolge l’albero trapiantato a Casale, risuona l’eco di Hiroshima. Un dialogo tra popoli che hanno conosciuto l’irreparabile, ma hanno scelto di reagire con coraggio e dignità.
Questo fil rouge tra il Giappone e l’Italia è un invito a non dimenticare, a riconoscere le responsabilità, a costruire ponti di pace e a difendere ogni giorno la salute del pianeta e dei suoi abitanti.
Green Legacy Hiroshima. Una rete mondiale nata da due donne visionarie, per far germogliare la pace
La rinascita parte dagli alberi
Nel cuore di Hiroshima, da un’idea della giornalista iraniana Nassrine Azimi, collaboratrice dell’UNITAR (United Nations Institute for Training and Research), e della giapponese Tomoko Watanabe, fondatrice dell’associazione ANT – Asian Network of Trust, è nata l’iniziativa Green Legacy Hiroshima (GLH).
Obiettivo: diffondere nel mondo il messaggio universale degli alberi sopravvissuti alla bomba atomica, gli hibaku-jumoku, simboli viventi di resilienza e rigenerazione.
«Dal 2011, quando la mia amica Tomoko Watanabe e io abbiamo fondato Green Legacy Hiroshima – spiega Nassrine Azimi -, migliaia di semi di hibaku-jumoku hanno fatto il giro del mondo. Molti sono giunti in giardini botanici e arboreti, in scuole e università, in luoghi di guerra, luoghi di fede e luoghi di pace. Grazie a questi semi abbiamo stretto nuove amicizie in tutto il pianeta, molte persone sono diventate appassionate emissarie degli alberi di Hiroshima e si impegnano con passione a diffondere nelle proprie comunità il loro messaggio di cautela e speranza».
Semi di speranza dai crateri della distruzione
La memoria prende radice grazie a centosessanta alberi di oltre trenta specie
La GLH ha raccolto i semi degli alberi ricresciuti nei terreni devastati dall’esplosione nucleare di Hiroshima. Li ha coltivati con cura, trasformandoli in piccole piantine destinate a viaggiare nel mondo, come ambasciatrici di pace e resilienza.
Oggi il loro archivio conta circa centosessanta esemplari appartenenti a oltre trenta specie, ognuno con la propria denominazione botanica ma anche con un nome che porta il segno della storia: hibaku-jumoku, termine composto da jumoku (albero) e hibaku (bombardato), lo stesso prefisso di hibakusha.
Il linguaggio silenzioso degli alberi
Una lezione di armonia tra umanità e natura
Gli hibaku-jumoku non parlano ma il loro messaggio è potente e limpido. Sono testimoni silenziosi degli orrori di Hiroshima e Nagasaki ma al tempo stesso simboli di rinascita.
Ci ricordano che la violenza inflitta agli esseri umani si riflette anche sulla natura, e che ogni forma di vita è interconnessa. Dalla relazione tra persone, ambiente e pace dipende il nostro futuro. La scelta tra paradiso e inferno è – oggi più che mai – nelle mani dell’umanità.
L’orologio dell’apocalisse corre
Ma l’umanità può ancora scegliere la vita
Il Bulletin of Atomic Scientists ha avvertito che l’Orologio dell’Apocalisse è ormai vicinissimo alla mezzanotte. Un’allerta drammatica che ci esorta ad agire subito per salvare la vita sul pianeta.
Per affrontare questa sfida, servono responsabilità, impegno e speranza. Proprio quella che gli hibaku-jumoku trasmettono con la loro bellezza mozzafiato, la loro forza muta, la loro generosità e universalità.
Una rete globale per coltivare la pace
Oltre centocinquata partner nel mondo, anche in Italia
Green Legacy Hiroshima oggi collabora con oltre centocinquanta enti, organizzazioni e istituzioni in tutto il mondo. Tra questi, il PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification schemes) e l’associazione italiana Mondo senza Guerre e senza Violenza (MSG), che dal 2020 curano la distribuzione degli hibaku-jumoku in Europa.
In Italia crescono gli alberi della rinascita
Casale Monferrato tra le città simbolo del progetto
Ogni anno PEFC Italia assegna una decina di hibaku-jumoku a scuole, enti e istituzioni impegnate in progetti di educazione alla pace, sostenibilità ambientale e inclusione sociale. Prima del 2020 erano già stati piantati otto alberi nelle città di Brindisi, Palermo, Fiumicello Villa Vicentina, Livorno, Foggia, Narni, Reggio Calabria e Venegono Superiore. Da allora, ne sono seguiti altri quaranta in tutta Italia.
6 agosto: a Casale Monferrato l’hibaku-jumoku torna protagonista
Un Celtis sinensis per ricordare e ricostruire
Il 6 agosto 2024, in occasione del 79° anniversario della bomba su Hiroshima, è stato piantato un bagolaro (Celtis sinensis) in un giardino pubblico di Casale Monferrato. Città ferita dall’amianto ma decisa a risorgere, che trova in questo albero un potente alleato simbolico.
Mercoledì 6 agosto 2025, nell’80° anniversario del bombardamento, quell’hibaku-jumoku è tornato al centro dell’attenzione, come sentinella di memoria e speranza per un futuro in cui la vita vinca sulla distruzione.
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