UN NUOVO SISTEMA DEL CMCC BASATO SUL MACHINE LEARNING PERMETTE DI ANTICIPARE GLI EVENTI ESTREMI, MIGLIORANDO LA PREPARAZIONE DI AGRICOLTURA, SANITÀ E PROTEZIONE CIVILE. ALLA VIGILIA DELLA COP30, LA RICERCA ITALIANA SEGNA UN PASSO DECISIVO NELL’INTELLIGENZA CLIMATICA
Ondate di calore: una costante che è utile prevedere
Le ondate di calore non sono più un’eccezione stagionale, ma una costante che ridisegna la geografia del rischio climatico europeo. Negli ultimi vent’anni, il continente ha affrontato estati segnate da temperature record, raccolti compromessi e migliaia di vittime, in particolare nelle grandi città dove l’asfalto trattiene il calore e la notte non concede tregua.
Eppure, alla vigilia della COP30, arriva una notizia che cambia prospettiva: un gruppo di scienziati del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC) ha sviluppato un nuovo sistema di previsione capace di individuare le ondate di calore da quattro a sette settimane prima del loro arrivo. Lo strumento, basato su tecniche di machine learning, rappresenta una svolta nella ricerca climatica e apre la strada a una nuova generazione di servizi climatici predittivi.
La pubblicazione sulla rivista Nature Communications Earth & Environment non è solo un successo accademico, ma una promessa concreta: fornire ai governi, alle aziende e ai cittadini il tempo necessario per prepararsi. In un’epoca in cui ogni grado in più può determinare la differenza tra sicurezza e emergenza, la capacità di prevedere con anticipo non è un lusso scientifico, ma una forma di tutela collettiva.
Previsione delle ondate di calore: un’innovazione che cambia il modo di studiare il clima
Il sistema sviluppato dal CMCC si distingue per un elemento chiave: unisce accuratezza e leggerezza computazionale. I modelli climatici tradizionali, quelli su cui si basano da decenni le previsioni stagionali, richiedono enormi quantità di calcolo, spesso accessibili solo a pochi centri di supercomputing nel mondo.
Il nuovo approccio, invece, riduce drasticamente le risorse necessarie grazie a un algoritmo che seleziona in modo intelligente i segnali atmosferici, oceanici e terrestri più rilevanti.
Questo significa che, per la prima volta, anche enti locali, università e agenzie regionali potranno utilizzare previsioni stagionali affidabili e a basso costo. È un cambiamento radicale, che democratizza l’accesso alla conoscenza climatica e rende la scienza del clima più vicina alla società.
«Il machine learning diventerà una parte fondamentale di come studiamo la variabilità climatica», spiega McAdam, autore principale dello studio. «Questo lavoro dimostra che l’intelligenza artificiale non sostituisce i modelli fisici, ma li completa, rendendo le previsioni più flessibili, accessibili e soprattutto utili».
Previsione delle ondate di calore: anticipare per proteggere
Le ondate di calore sono tra gli eventi meteorologici più pericolosi e sottovalutati del nostro tempo. Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, tra il 2000 e il 2022 hanno provocato oltre 140mila decessi e danni economici stimati in decine di miliardi di euro. Le temperature record non colpiscono solo la salute umana, ma anche l’agricoltura, le infrastrutture e i sistemi energetici.
Il nuovo sistema di previsione rappresenta quindi una risorsa strategica per la sicurezza pubblica. Sapere con settimane di anticipo che l’estate sarà anormalmente calda consente alle autorità sanitarie di potenziare i pronto soccorso, organizzare piani di assistenza agli anziani e avviare campagne di informazione.
Allo stesso modo, il settore agricolo può pianificare l’irrigazione e proteggere le colture, mentre le reti elettriche possono gestire in modo preventivo i picchi di domanda.
«Un’allerta precoce per estati estremamente calde può salvare vite umane e ridurre le perdite economiche», aggiunge McAdam. «Avere settimane di vantaggio significa passare dalla reazione alla preparazione».
Un modello che impara dal passato per prevedere il futuro
L’aspetto più sorprendente dello studio è la capacità del modello di “allenarsi” su dati che coprono secoli di storia climatica. Il team del CMCC ha infatti utilizzato simulazioni paleoclimatiche, che ricostruiscono il clima dall’anno zero al 1850, per aumentare la quantità di informazioni disponibili per il training del sistema.
Questo ha permesso di migliorare la comprensione dei meccanismi che generano le ondate di calore, individuando pattern climatici ricorrenti e correlazioni spesso invisibili nei dati moderni. Una volta addestrato, il modello è stato testato sui dati reali del periodo 1993–2016 e ha dimostrato di prevedere con precisione eventi estremi come quelli del 2003 e del 2015, tra i più devastanti della storia recente.
«Non abbiamo ancora abbastanza dati reali per costruire previsioni stagionali perfette», sottolinea McAdam. «Per questo motivo abbiamo usato il passato come laboratorio, e i risultati confermano che il machine learning può imparare in un mondo simulato e poi operare nel mondo reale».
I segnali che anticipano un’estate rovente: quali sono?
Nel cuore del modello c’è un sistema di feature selection che analizza oltre duemila variabili e identifica le combinazioni più predittive per ogni area geografica. Le variabili chiave sono molteplici, ma alcune si sono rivelate decisive.
L’umidità del suolo in primavera, ad esempio, è uno degli indicatori più affidabili: terreni secchi nei mesi di marzo e aprile anticipano spesso estati più calde della media. Anche la circolazione atmosferica e le temperature superficiali dei mari giocano un ruolo fondamentale, così come i segnali remoti provenienti dal Pacifico e dall’Atlantico tropicale, che influenzano indirettamente la dinamica climatica europea.
Questa capacità di leggere contemporaneamente fenomeni locali e globali offre agli scienziati una mappa dinamica dei rischi, utile non solo per prevedere, ma anche per comprendere meglio le cause fisiche delle ondate di calore.
Dalla Scandinavia al Mediterraneo: il miglioramento è ovunque
Uno dei limiti storici delle previsioni stagionali riguarda l’affidabilità nelle regioni dell’Europa settentrionale, dove i modelli tradizionali hanno sempre mostrato margini di errore elevati. Il sistema del CMCC, invece, migliora sensibilmente le performance proprio in quelle aree, restituendo risultati più omogenei e affidabili su tutto il continente.
Per i ricercatori, questo non è solo un progresso tecnico, ma anche un passo avanti nella comprensione della variabilità climatica europea. Significa avere finalmente uno strumento capace di offrire previsioni credibili tanto per la Spagna mediterranea quanto per la Svezia boreale, unificando la risposta del continente alle emergenze termiche.
Previsione delle ondate di calore: una rivoluzione nel modo di prevedere
L’efficienza del modello non è solo scientifica, ma anche energetica. I sistemi dinamici richiedono potenze di calcolo immense, mentre l’approccio data-driven riduce di oltre il 90% le risorse necessarie. Questo abbattimento dei costi e delle emissioni associate ai supercomputer rende la previsione stagionale più sostenibile e più equa, perché accessibile anche a Paesi e istituzioni con mezzi limitati.
«La nostra ricerca ha dimostrato che è possibile realizzare previsioni stagionali di alta qualità usando una frazione minima delle risorse computazionali», afferma McAdam. «È un passo importante per rendere la conoscenza climatica un bene comune».

I benefici concreti per la società
La capacità di prevedere un’estate estrema già a marzo cambia completamente il paradigma della gestione del rischio.
Nella sanità pubblica, significa poter attivare per tempo piani di emergenza, prevenire i colpi di calore e organizzare centri di assistenza per le fasce più fragili.
Per l’agricoltura, vuol dire pianificare irrigazioni mirate, salvaguardare la produzione e ridurre i consumi idrici.
Nel settore energetico, significa ottimizzare le reti e gestire in anticipo i picchi di domanda.
E per la protezione civile, avere settimane di vantaggio nella pianificazione di interventi e comunicazione al pubblico può fare la differenza tra crisi e resilienza.
In altre parole, il machine learning non è solo un esercizio di calcolo, ma un nuovo linguaggio per leggere la realtà climatica e agire con consapevolezza.
Il CMCC sta già lavorando per estendere il modello ad altri eventi estremi – dalle siccità alle piogge torrenziali – e per integrarlo con i sistemi dinamici tradizionali, creando modelli ibridi capaci di sfruttare i punti di forza di entrambi gli approcci.
Il nuovo modello del CMCC in sintesi
| Aspetto | Descrizione | Impatto |
|---|---|---|
| Tecnologia | Machine learning con feature selection ottimizzata | Riduzione dei costi e miglioramento della precisione |
| Finestra temporale utile | 4–7 settimane prima dell’estate | Tempo sufficiente per attuare piani preventivi |
| Predittori chiave | Umidità del suolo, temperatura superficiale, circolazione atmosferica, segnali oceanici remoti | Aumento dell’affidabilità su scala europea |
| Copertura geografica | Europa intera, con forte miglioramento nel Nord | Uniformità delle previsioni stagionali |
| Efficienza computazionale | 90% di risorse in meno rispetto ai modelli tradizionali | Previsioni accessibili e sostenibili |
| Periodo di validazione | 1993–2016 | Accuratezza confermata su eventi reali |
| Applicazioni principali | Sanità, agricoltura, energia, protezione civile | Migliore preparazione e riduzione dei danni |
FAQ – Le domande più cercate
Cosa ha scoperto lo studio del CMCC?
Ha sviluppato un sistema basato su machine learning capace di prevedere le ondate di calore con settimane di anticipo, migliorando la preparazione e riducendo i costi computazionali.
Perché è una svolta per la ricerca climatica?
Perché unisce precisione scientifica, efficienza energetica e accessibilità economica, rendendo le previsioni stagionali più democratiche e operative.
Quanto tempo prima si possono conoscere i rischi?
Tra quattro e sette settimane prima dell’estate, un margine sufficiente per preparare interventi in sanità, agricoltura ed energia.
Quali variabili anticipano un’ondata di calore?
Umidità del suolo, pattern di temperatura e circolazione atmosferica in Europa, insieme a segnali remoti provenienti da Pacifico e Atlantico tropicale.
Il sistema è già operativo?
È in fase di implementazione e test, ma il CMCC prevede di integrarlo nei servizi climatici europei entro due anni.
Può essere applicato ad altri eventi estremi?
Sì. Lo stesso framework potrà prevedere siccità, incendi e precipitazioni intense, adattando le variabili chiave ai diversi fenomeni.




