LA COMMISSIONE EUROPEA HA PRESENTATO IL NUOVO PACCHETTO DI “SEMPLIFICAZIONE” OMNIBUS V, CHE INCIDE PROFONDAMENTE SULLE NORMATIVE AMBIENTALI. SECONDO SCIENZIATI, ASSOCIAZIONI E SOCIETÀ CIVILE, QUESTE MISURE RISCHIANO DI SMANTELLARE DECENNI DI TUTELE CONQUISTATE A FATICA: ARIA, ACQUA, BIODIVERSITÀ E SALUTE PUBBLICA POTREBBERO PAGARE IL PREZZO DI UNA STRATEGIA CHE PRIVILEGIA LA COMPETITIVITÀ A BREVE TERMINE
Deregolamentazione ambientale: il pacchetto Omnibus V e la promessa della semplificazione
Con la pubblicazione del nuovo pacchetto Omnibus V, la Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen ha avviato una revisione profonda delle normative ambientali dell’Unione. Presentata come un’operazione di semplificazione amministrativa, l’iniziativa interviene su pilastri fondamentali della legislazione ambientale europea, sollevando preoccupazioni diffuse tra scienziati, associazioni ambientaliste e una parte crescente dell’opinione pubblica.
Secondo numerosi osservatori, non si tratta di un semplice aggiustamento tecnico. Il pacchetto segna un cambio di paradigma, nel quale la riduzione degli oneri per le imprese viene perseguita anche a costo di indebolire le tutele ambientali. Una scelta che arriva in un momento storico in cui l’Europa dovrebbe rafforzare e non allentare gli strumenti di protezione della natura e della salute.
La deregolamentazione ambientale in questo momento in Europa
L’Omnibus V non è un episodio isolato. Si inserisce in una traiettoria che negli ultimi mesi ha visto l’indebolimento del regolamento europeo sulla deforestazione, una revisione al ribasso delle protezioni contro sostanze chimiche pericolose e pesticidi, e ora una possibile deregolamentazione delle procedure autorizzative per impianti energetici.
Parallelamente al pacchetto ambientale, la Commissione ha presentato un nuovo quadro sulle reti energetiche e sull’accelerazione delle rinnovabili. Anche in questo caso, dietro l’obiettivo dichiarato di velocizzare la transizione energetica, emergono criticità rilevanti: le nuove norme rischiano di aggirare le valutazioni ambientali, creando spazi di discrezionalità che favoriscono progetti mal pianificati e conflitti con i territori.
La deregolamentazione ambientale mette la biodiversità sotto pressione
Uno degli aspetti più allarmanti riguarda l’impatto potenziale sulla biodiversità europea. L’indebolimento delle direttive ambientali potrebbe accelerare la perdita di habitat e il declino delle specie, già oggi in condizioni critiche. L’Europa ospita ecosistemi tra i più frammentati al mondo, e la loro capacità di resilienza è sempre più ridotta.
In questo contesto, il lancio di uno “stress test” sulle direttive Uccelli e Habitat appare particolarmente controverso. Queste direttive rappresentano la spina dorsale della protezione della natura in Europa e hanno consentito, negli ultimi decenni, di arrestare o rallentare il declino di molte specie. Metterle in discussione ora significa ignorare gli avvertimenti scientifici sulla crisi della biodiversità.
Come ha sottolineato Claudio Celada, direttore Conservazione natura di Lipu-BirdLife Italia, indebolire queste norme cancellerebbe decenni di progressi e esporrebbe ecosistemi e comunità a rischi crescenti. La tutela della natura, ricorda Celada, non è un ostacolo allo sviluppo, ma una condizione essenziale per un futuro sostenibile.
Salute pubblica e ambiente: un legame inscindibile
Le conseguenze di una deregolamentazione ambientale non si fermano agli ecosistemi. L’impatto sulla salute pubblica è diretto e documentato. Normative più deboli sulle emissioni industriali, sull’uso di sostanze chimiche e sulla qualità delle acque aumentano l’esposizione delle persone a inquinanti nocivi, con effetti a lungo termine su malattie respiratorie, cardiovascolari e oncologiche.
La proposta di eliminare strumenti come la banca dati SCIP, che raccoglie informazioni sulle sostanze estremamente preoccupanti presenti nei prodotti, ridurrebbe la trasparenza e la capacità di prevenzione. Allo stesso tempo, l’indebolimento della direttiva quadro sulle acque rischia di compromettere ulteriormente ecosistemi già fragili, riducendo la disponibilità di acqua sicura e la capacità naturale di mitigare eventi climatici estremi.
Secondo le stesse stime della Commissione Europea, l’attuazione debole o incompleta delle leggi ambientali costa già circa 180miliardi di euro all’anno, tra danni ambientali e impatti sulla salute. Un costo che supera di gran lunga i presunti risparmi derivanti dalla riduzione degli oneri amministrativi.
Il nodo democratico e il ruolo dei cittadini
Oltre agli effetti ambientali e sanitari, le modalità con cui queste proposte vengono portate avanti sollevano interrogativi sul processo democratico europeo. Negli ultimi mesi, oltre duecentomila cittadini hanno partecipato alle consultazioni pubbliche chiedendo un rafforzamento e non un indebolimento della legislazione ambientale, sostenendo la campagna HandOffNature.
Queste richieste, supportate da un ampio consenso scientifico, sono state finora ignorate. A rafforzare le preoccupazioni è intervenuto anche il Mediatore europeo, che ha definito “cattiva amministrazione” il processo di semplificazione adottato per la Politica Agricola Comune nel 2024, evidenziando criticità simili a quelle oggi riscontrabili nell’Omnibus ambientale.

Energie rinnovabili e tutele ambientali: una falsa contrapposizione
Uno degli argomenti più utilizzati a sostegno del nuovo pacchetto riguarda la necessità di accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Tuttavia, molti esperti sottolineano come la contrapposizione tra transizione energetica e tutela ambientale sia fuorviante.
Le nuove proposte rischiano di creare incertezza giuridica, introducendo requisiti poco chiari e terminologie vaghe che potrebbero essere facilmente abusate. Invece di facilitare una transizione ordinata, questo approccio potrebbe generare conflitti con le comunità locali, ritardi nei progetti e un aumento del contenzioso.
Inoltre, norme rigide e centralizzate ridurrebbero la capacità degli Stati membri di adattare le politiche energetiche alle specificità territoriali, ignorando priorità come la pianificazione urbana e la protezione di aree ecologicamente sensibili, inclusi i siti Natura 2000 e i fiumi a corso libero.
Deregolamentare o essere un riferimento internazionale su salute e ambiente?
L’Unione Europea si trova davanti a una scelta cruciale. Può continuare a essere un punto di riferimento globale nella tutela della salute e della natura, oppure può imboccare la strada di una deregolamentazione che favorisce interessi industriali di breve periodo, a scapito del bene comune.
L’attuazione delle misure contenute nell’Omnibus V rischia di accelerare la perdita di biodiversità e di aumentare il rischio di estinzioni irreversibili, in un continente che già affronta una crisi ambientale senza precedenti. In gioco non c’è solo la qualità delle politiche ambientali, ma la credibilità stessa del progetto europeo.
Per questo, associazioni, scienziati e cittadini chiedono al Parlamento europeo e agli Stati membri di respingere il pacchetto e di fermare l’ondata di deregolamentazione in corso. La protezione dell’ambiente non è un lusso né un ostacolo allo sviluppo. È la base su cui costruire salute, sicurezza e prosperità per le generazioni presenti e future.
L’appello della Lipu
Il nuovo pacchetto UE sulle reti energetiche accelera ulteriormente la deregolamentazione, ridefinendo radicalmente le modalità di approvazione dei progetti energetici. Gli elementi contenuti nelle proposte di autorizzazione rischiano di creare:
- Incertezza giuridica
- Mancanza di flessibilità e discrezionalità degli Stati membri nel raggiungimento degli obiettivi in materia di energie rinnovabili
- Indebolimento delle protezioni ambientali
Le proposte chiaramente favoriscono gli interessi dell’industria e contraddicono la giurisprudenza consolidata dell’UE, indebolendo le misure di salvaguardia ambientale dell’UE e minacciando lo Stato di diritto.
L’attuazione di queste disposizioni porterà a un’ulteriore perdita di habitat e al declino delle specie nel continente europeo. Data la già fragile condizione di molte specie ed ecosistemi, il rischio di estinzioni senza più ritorno è molto elevato.
L’UE deve scegliere se rimanere un leader globale nella protezione della salute e della natura o se diventare un terreno di gioco deregolamentato per gli interessi delle imprese. Chiediamo ora al Parlamento europeo e agli Stati membri di respingere questo omnibus e di fermare l’ondata di deregolamentazione che esso rappresenta.





