LA PREVENZIONE ONCOLOGICA AMBIENTALE ENTRA IN UNA NUOVA FASE. DAL SIN DI CROTONE NASCE UN MODELLO SCIENTIFICO CHE UNISCE EPIDEMIOLOGIA E BIOLOGIA. UN APPROCCIO INNOVATIVO PUNTA A COMPRENDERE LE CAUSE DELLE MALATTIE PRIMA CHE DIVENTINO EMERGENZE SANITARIE
Sorveglianza epidemiologica e salute pubblica
Per anni la sorveglianza epidemiologica ha consentito di rilevare un aumento delle patologie oncologiche in specifiche aree del Paese. Nei Siti di Interesse Nazionale, noti come SIN, il corpo umano rappresenta l’archivio più fedele dell’esposizione ambientale.
Lo stato di salute dei residenti nei SIN documenta una contaminazione ambientale cronica che, in molti contesti, si associa a un rilevante carico oncologico. Questi dati confermano come l’inquinamento ambientale produca effetti sanitari persistenti e misurabili nel tempo.
Il SIN di Crotone come sito pilota
A causa dell’inquinamento ambientale, causato dall’ex polo chimico di Montedison e industriale di Pertusola, che fino ai primi anni ’90, hanno lavorato metalli pesanti come zinco, cadmio, piombo e arsenico, il SIN di Crotone viene indicato come possibile sito pilota per un nuovo protocollo di prevenzione oncologica.
Si tratta di un territorio segnato da emergenze ambientali storiche e da criticità sanitarie documentate. Proprio per queste caratteristiche, Crotone può diventare un laboratorio avanzato di prevenzione basata su evidenze scientifiche.
Un cambio di paradigma nella prevenzione
Il protocollo proposto si fonda su un cambio di paradigma elaborato dall’oncologo Pasquale Montilla, consulente scientifico dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA). Per lungo tempo, l’assenza di strumenti capaci di dimostrare il nesso biologico diretto tra inquinamento e malattia ha limitato l’efficacia delle politiche preventive. Di conseguenza, la prevenzione è rimasta spesso teorica e priva di ricadute operative.
Dall’epidemiologia alla biologia molecolare
Il nuovo approccio integra i dati epidemiologici con analisi biologiche avanzate. Queste analisi permettono di individuare marcatori di esposizione, alterazioni molecolari e processi patogenetici precoci.
In questo modo, la prevenzione diventa concreta, misurabile e orientata all’intervento tempestivo. Il modello consente di agire prima che la patologia oncologica si manifesti clinicamente.
Il ruolo del Progetto Sentieri
Negli ultimi anni, il Progetto SENTIERI (acronimo di Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e Insediamenti Esposti a Rischio di Inquinamento) del ministero della Salute, ha rappresentato un passaggio fondamentale.
SENTIERI ha migliorato la conoscenza dello stato di salute delle popolazioni residenti nei SIN. Il progetto ha fornito una mappatura epidemiologica sistematica e l’identificazione di eccessi di mortalità e incidenza. Questi dati hanno costituito una base conoscitiva indispensabile per l’azione pubblica.
I limiti dell’epidemiologia descrittiva
Tuttavia, per sua natura metodologica, SENTIERI descrive associazioni statistiche a livello di popolazione. Il progetto non consente di ricostruire il nesso biologico individuale dell’epidemiologia descrittiva.
Per questo motivo, il protocollo Montilla non intende sostituire SENTIERI. Al contrario, mira a integrarlo, colmando ciò che l’epidemiologia, per definizione, non può fornire.
Dalla descrizione alla comprensione causale
Il nuovo modello segna un passaggio di fase, dalla semplice descrizione alla comprensione causale dei fenomeni. Al centro di questa prospettiva si colloca un progetto che punta a incidere concretamente sulle politiche pubbliche. L’obiettivo non è soltanto fotografare i danni prodotti dall’esposizione ambientale. L’obiettivo è comprendere come e perché questi danni si generano.
Il protocollo Montilla
Alla base di questa impostazione vi è il lavoro del dottor Pasquale Montilla. Il protocollo sviluppato si orienta alla comprensione causale delle patologie ambientali. Il modello utilizza in modo integrato l’analisi del bioaccumulo dei contaminanti. Inoltre, studia le correlazioni tra esposizione ambientale e danno tissutale.
Un modello validato a livello internazionale
Questo approccio ha già ricevuto valutazioni positive in ambito accademico internazionale. Il riconoscimento riguarda la solidità metodologica e la possibilità di applicazione in altri territori. La forza del modello risiede nella capacità di superare la semplice descrizione del fenomeno. In questo modo, offre basi scientifiche utili alle decisioni pubbliche.
Crotone come punto di svolta nazionale
L’esperienza del SIN di Crotone potrebbe rappresentare un punto di svolta per l’intero Paese. L’adozione di un approccio integrato unirebbe ricerca scientifica, prevenzione e politiche sanitarie. Questo consentirebbe di affrontare in modo più efficace gli effetti dell’inquinamento sulla salute.
Il ruolo dell’Osservatorio Nazionale Amianto
Un ruolo centrale è svolto dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Da anni promuove un approccio fondato sulla prevenzione primaria e sulla tutela dei diritti degli esposti.
«La difesa della salute collettiva richiede strumenti scientifici avanzati e una visione istituzionale capace di superare logiche emergenziali», afferma Bonanni.
L’ONA – dichiara il presidente – sostiene strategie orientate alla responsabilità pubblica e alla protezione della salute collettiva.
La richiesta alla presidenza del Consiglio
La presidenza del Consiglio dei ministri è chiamata a valutare la proposta avanzata dall’ONA. La richiesta riguarda l’opportunità di accompagnare un processo scientifico già strutturato. Il modello risulta coerente con gli obiettivi di tutela della salute pubblica.
Riconoscimento istituzionale e governance
La proposta prevede il riconoscimento istituzionale del modello di prevenzione. In questo caso, un atto ministeriale potrebbe affidare il coordinamento scientifico al dottor Montilla. Il coordinamento avverrebbe con il supporto dell’ONA. L’Osservatorio si propone come soggetto di raccordo tra ricerca, istituzioni e cittadini.
Verso una strategia nazionale condivisa
Un eventuale riconoscimento da parte della presidenza del Consiglio rappresenterebbe un segnale importante. Il segnale riguarderebbe un modello che privilegia l’anticipazione del rischio. Il modello tutela la salute collettiva e rifiuta logiche emergenziali. Inoltre, evita contrapposizioni istituzionali.
Un’opportunità per l’Italia e l’Europa
In questa prospettiva, l’Italia avrebbe l’occasione di diventare un riferimento europeo. La prevenzione oncologica ambientale potrebbe trasformare territori segnati da criticità storiche. Questi territori diventerebbero modelli di innovazione, responsabilità e tutela della vita.
Fonte: Programma ONA di esposomica nei Siti di Interess Nazionale





