sabato, Ottobre 11, 2025

Il prof. Michele Mossa del Poliba premiato a Singapore per l’ecoidraulica

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IL PROFESSOR MICHELE MOSSA DEL POLITECNICO DI BARI RICEVE A SINGAPORE UN PRESTIGIOSO PREMIO INTERNAZIONALE PER I SUOI STUDI SULL’ECOIDRAULICA, DISCIPLINA CHE UNISCE INGEGNERIA E NATURA PER PROTEGGERE COSTE ED ECOSISTEMI. UN RICONOSCIMENTO ALLA RICERCA ITALIANA CHE GUARDA AL FUTURO

Il prof. Michele Mossa premiato a Singapore per l’ecoidraulica

Michele Mossa, professore ordinario di Idraulica al Politecnico di Bari, ha ricevuto uno dei più alti riconoscimenti nel suo campo: il Premio alla Carriera “M. Selim Yalin”.

Il riconoscimento, assegnato per l’edizione 2025, gli è stato conferito a Singapore dall’Associazione Internazionale per l’Ingegneria e la Ricerca Idro-Ambientale, IAHR.

La cerimonia si è svolta durante il 41° Congresso Mondiale IAHR, tenutosi dal 23 al 27 giugno, e dedicato al tema “Ingegneria idrica innovativa per lo sviluppo sostenibile”.

 Un premio internazionale per l’innovazione scientifica

IAHR ha premiato Mossa per i suoi contributi innovativi nel campo dell’ecoidraulica, un settore che unisce idraulica ed ecologia per la tutela degli ecosistemi acquatici.

In particolare, è stata riconosciuta la sua ricerca sull’interazione tra onde e vegetazione, nonché la sua leadership nella promozione di pratiche ingegneristiche sostenibili a livello globale.

Dal 2006, l’IAHR assegna il premio biennale a studiosi che, con approccio teorico, numerico o sperimentale, hanno ampliato la conoscenza dei fenomeni idraulici e idro-ambientali.

 Il Politecnico di Bari al centro della ricerca

Mossa coordina le attività del gruppo di Idraulica del Dipartimento DICATECh del Politecnico di Bari, e guida progetti di ricerca in collaborazione con enti internazionali.

Le sue attività sperimentali si svolgono nel LIC (Laboratorio di Ingegneria Costiera), una delle più grandi infrastrutture del Sud Europa per lo studio dell’idrodinamica costiera.

Qui si studiano fenomeni legati al moto ondoso, all’erosione, alla dispersione delle microplastiche e alla mitigazione dei rischi naturali lungo le coste.

 L’emozione di un riconoscimento condiviso

«Con profonda emozione ho accolto la notizia del conferimento del premio, fino ad oggi assegnato a soli nove studiosi nel campo della meccanica dei fluidi – ha commentato Il prof. Mossa – Un riconoscimento che sento di voler condividere con tutto il gruppo di idraulica del Poliba che ho l’onore di coordinare».

Il riconoscimento arriva dopo anni di attività scientifica, progetti interdisciplinari e collaborazioni con università e istituzioni di tutto il mondo.

Il premio è stato conferito a solo nove studiosi prima di lui, tutti protagonisti di spicco nel campo della meccanica dei fluidi.

 L’ecoidraulica, un ponte tra scienza e natura

L’ecoidraulica è una disciplina relativamente giovane, ma già centrale nella gestione sostenibile dei corsi d’acqua e degli ecosistemi. Integra modelli ingegneristici con principi ecologici per gestire fiumi, laghi e coste in modo compatibile con la natura.

«Il suo obiettivo principale – spiega Mossa – è quello di conciliare le esigenze degli ecosistemi acquatici con le attività umane che modificano il regime dei corsi d’acqua, come le opere idrauliche, la gestione dei sedimenti, la produzione di energia idroelettrica o la difesa del suolo».

 Nature-Based Solutions: quando la natura protegge le coste

Tra le sfide più avanzate dell’ecoidraulica ci sono le Soluzioni Basate sulla Natura (Nature-Based Solutions – NBS). Si tratta di strategie che utilizzano elementi naturali o seminaturali per proteggere le coste, ridurre l’erosione e assorbire l’energia delle onde.

Le foreste di mangrovie, le barriere coralline, le praterie di Posidonia oceanica e le zone umide costiere sono alcuni esempi.

Questi ecosistemi agiscono come difese naturali: assorbono l’energia delle onde attraverso attrito, turbolenza e flessibilità della vegetazione.

Anche barriere artificiali in materiali riciclati, dune rigenerate e piante acquatiche contribuiscono alla resilienza costiera e alla protezione dell’ambiente.

 Nuove ricerche su microplastiche e inquinamento marino

Un altro fronte di ricerca riguarda la dispersione di micro e nanoplastiche negli ambienti acquatici, un problema sempre più urgente.

Queste particelle, prodotte dalla degradazione delle plastiche, si accumulano in mari, laghi e fiumi, con potenziali impatti su ambiente e salute.

Al Politecnico di Bari, il gruppo di Mossa studia i meccanismi che favoriscono l’accumulo delle plastiche in aree protette, come baie ed estuari.

 Modellazione e sperimentazione nei canali d’onda

Presso il LIC, i ricercatori stanno sviluppando simulazioni numeriche e prove sperimentali in canali d’onda.

Analizzano come onde e correnti influenzano il trasporto e la deposizione di microplastiche, valutando parametri come velocità, direzione e turbolenza.

Gli studi permettono di prevedere le aree più a rischio e di progettare interventi mirati per il recupero delle particelle.

 Tecnologie ecocompatibili per il recupero delle plastiche

Una delle soluzioni più promettenti è l’uso di aggreganti naturali e biodegradabili. Questi prodotti favoriscono la formazione di agglomerati più grandi, più facili da filtrare.

Le tecniche di filtrazione e sedimentazione, combinate con la conoscenza dei processi idrodinamici, migliorano l’efficacia della bonifica ambientale.

Questi interventi potrebbero diventare fondamentali per proteggere porti, coste turistiche e zone di interesse ecologico.

 L’inquinamento invisibile che minaccia la salute umana

Oltre agli effetti sull’ambiente, le micro e nanoplastiche pongono interrogativi anche sulla salute pubblica.

Alcuni studi ipotizzano un legame tra l’esposizione a queste particelle e lo sviluppo di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Il tema è ancora oggetto di ricerca, ma l’allarme cresce tra gli scienziati e le istituzioni sanitarie.

 Una scuola di alta formazione sulla nanomedicina

Per affrontare questi temi in modo interdisciplinare, il Politecnico di Bari sta organizzando una scuola specialistica sulla nanomedicina.

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con CNR e IIT, Istituto Italiano di Tecnologia e coinvolgerà esperti di medicina, ingegneria e scienze ambientali.

La scuola esplorerà sia le implicazioni ambientali dell’inquinamento da plastiche, sia le possibili risposte tecnologiche in ambito medico e ambientale.

Numero verde ONA

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