martedì, Dicembre 10, 2024

Mangrovie, alleate contro i cambiamenti climatici, decimate in Indonesia 

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LE MANGROVIE SONO UN FEDELE ALLEATO NELLA LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO. LE ATTIVITÀ ANTROPICHE, PERÒ, LE STANNO DISTRUGGENDO. INDONESIA IN TESTA

Le mangrovie, piante prevalentemente legnose, crescono immerse lungo le coste marine tropicali e subtropicali.

Queste piante sono importantissime per la salute dell’intero pianeta. Infatti, rispetto alle foreste “terrestri”, possono conservare fino a dieci volte più anidride carbonica.

Le mangrovie, quindi, sono strumenti ottimali per fermare (o cercare di fermare) i cambiamenti climatici, grazie all’assorbimento di grandi concentrazioni di CO2 nell’atmosfera.

L’Indonesia, Paese affascinante per i templi straordinari, le foreste tropicali, le spiagge e tante altre cose, è la capitate mondiale delle mangrovie.

Le sue 17.500 isole e i suoi 60mila chilometri di costa, ospitano il 23% delle mangrovie di tutto il mondo. Se le si mettessero tutte assieme coprirebbero un’area grande quanto tutto il Belgio.

Le mangrovie (sono un’ottantina le specie di queste piante) hanno sviluppato un complesso sistema di radici che filtrano sostanze saline e che le aiutano a trarre nutrienti dal fango.

Gli habitat dell’Indonesia sono particolarmente favorevoli non solo per la crescita di questa vegetazione ma anche per la biodiversità che ospitano: pipistrelli, scimmie, coccodrilli, granchi, pesci e tartarughe di ogni genere.

La ricchezza dell’ecosistema rende più facile il riciclo di nutrienti e protegge la costa dalle inondazioni: un equilibrio perfetto.

E poi ci sono i “superpoteri” di questi arbusti nello stoccare la CO2: da questo punto di vista sono i migliori al mondo. Attraverso il processo di fotosintesi clorofilliana, le mangrovie assorbono anidride carbonica dall’atmosfera.

Quando rami e foglie vecchie cadono e finiscono nell’acqua salina, le radici delle piante vi si attorcigliano e le trattengono. Nell’acqua salina però non c’è molto ossigeno e il materiale organico di foglie e rami non riesce a decomporsi. Pertanto, tutto il carbone assorbito resta intrappolato.

Gli interventi dell’uomo hanno decimato le foreste di mangrovie

È dunque una strada a senso unico: le mangrovie assorbono CO2 per crescere e il materiale di scarto che generano si accumula in strati semi-sommersi dall’acqua.

Fine. Non c’è ritorno di carbone nell’atmosfera.

Ma invece di proteggere questi arbusti “magici”, li distruggiamo:

  • disboscamento, sia per la richiesta di legna sia per far posto alle
    acquacolture di gamberi intensive;
  • innalzamento della temperatura globale, dell’aria e dell’acqua;
  • innalzamento del livello del mare che provoca inondazioni che distruggono intere foreste;
  • intensificazione delle precipitazioni;
  • produzione di medicinali, cosmetici e insetticidi;
  • turismo,

sono gli interventi umani che hanno portato alla decimazione delle mangrovie in Indonesia.

E tutto questo lo si vede sul campo: allevamenti di gamberetti, mezzi abbandonati dove un tempo c’erano mangrovie. Furti di uova di tartarughe. Fertilizzanti che arrivano nei fiumi. Incendi per creare radure da dedicare all’agricoltura. Immondizia dappertutto.

Non può continuare cosi.

Il governo cerca di fare qualcosa e ha creato delle zone marine protette, anche se non sono poi cosi ben gestite. Dicono di voler tagliare le emissioni di CO2 del 43% entro il 2030 e l’idea è che le mangrovie (salvate o da salvare) debbano essere parte integrante di questo sforzo.

Distruggere le foreste di mangrovie sarebbe una catastrofe annunciata

Si stima che ad oggi le mangrovie d’Indonesia conservino circa 3mila giga-tonnellate di carbone, che se reimmessi nell’atmosfera sarebbe una catastrofe per il clima.

Perché? Perché le foglie e i rami vecchi non più sommersi nell’acqua al contatto con l’atmosfera, per le reazioni della biochimica, immediatamente produrrebbero sia CO2 sia metano.

Per fare un esempio, si stima che il 70 percento del carbone stoccato nelle paludi delle mangrovie viene rilasciato in atmosfera quando le mangrovie vengono tagliate per farci allevamenti intensivi di gamberetti.

La partita sul clima in Indonesia non è diversa che altrove. Interessi di multinazionali, una popolazione dai mezzi economici limitati che deve scegliere fra il miraggio dei soldi immediati e la distruzione ambientale o la povertà. La mancanza di idee per salvare l’ecosistema e nello stesso tempo dare speranza economica ai residenti.

L’Indonesia è anche un Paese in forte espansione demografica: ci sono oggi qui circa 270milioni di persone. Nel 1960 erano si e no 90milioni. Popolazione triplicata in sessant’anni.

Si cercano soluzioni per salvaguardare l’ecosistema e opportunità lavorative. Ma la strada è lunga e in salita

C’è bisogno di lavoro, di cibo, di opportunità per tutte queste persone ed ecco che a perdere sono le mangrovie.

Facile tagliarle e farci allevamenti di gamberi e coltivare olio di palma in un Paese ancora povero e dove le terre per l’agricoltura sono finite. Facile tagliarle e farci alberghi per turisti. Facile tagliarle e farci colture di noci di cocco. Facile tagliarle e farci campi ed impianti per l’olio di palma.

Siccome le mangrovie sorgono lungo le coste è un po’ come se non fossero terra di nessuno. I monitoraggi sono rari, e quando queste piccole imprese di gamberetti d’allevamento falliscono, non c’è nessuno che va a ripristinare l’ambiente.

Cosa fare?

Alcuni progetti di riabilitazione iniziano a diffondersi nel Paese, specie nelle isole di Java e di Sumatra. Infatti, si stanno cercando soluzioni per far sì che l’ecosistema sano possa nello stesso tempo dare opportunità lavorative ai residenti. Ma è una strada lunga e in salita.

Non so la risposta.

Ma come sempre, so che siamo troppi su questo pianeta.

Numero verde ONA

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