mercoledì, Dicembre 24, 2025

Amianto e animali: il killer dell’asbesto non risparmia nessuno

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L’AMIANTO NON UCCIDE SOLO L’UOMO. IL MESOTELIOMA COLPISCE ANCHE GLI ANIMALI ESPOSTI, SPESSO IN SILENZIO. DATI SCIENTIFICI, CASI DOCUMENTATI E RICERCA DIMOSTRANO COME AMIANTO E ANIMALI RAPPRESENTINO UN’EMERGENZA AMBIENTALE E SANITARIA ANCORA SOTTOVALUTATA

Amianto, il killer silenzioso che uccide anche gli animali

L’asbesto, nome greco dell’amianto che significa “inestinguibile”, è un minerale naturale noto per le sue fibre sottilissime, resistenti e facilmente disperdibili nell’aria. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), ha classificato l’amianto come cancerogeno e letale per l’uomo.

Ogni anno la fibra killer provoca oltre 200mila morti tra uomini e donne, secondo l’OMS, che ammette come questi dati siano ancora sottostimati.

Ma è accertato che l’asbesto rappresenta un pericolo anche per l’ambiente e il mondo animale.

 Il mesotelioma colpisce anche cani, gatti e cavalli

Il mesotelioma, tumore raro e aggressivo causato dall’amianto, non riguarda solo l’essere umano.

Colpisce anche animali domestici e da lavoro, in particolare cani, gatti e cavalli, causando la morte con modalità simili a quelle osservate nell’uomo.

La differenza principale riguarda il tempo di latenza, fino a 50 anni negli umani, molto più breve negli animali.

Fonti veterinarie indicano come i cani spesso mostrino segni di malattia da amianto entro 1–10 anni dall’esposizione, molto prima rispetto all’uomo, grazie alla latenza più breve delle fibre nell’organismo animale.

I casi più gravi si registrano tra soggetti che vivono vicino a miniere, cave o stabilimenti di lavorazione dell’amianto.

 Studi su mesotelioma in animali domestici e altri casi clinici

Il primo caso ufficiale risale al 1931. Un terrier, vissuto per oltre dieci anni in uno stabilimento di amianto, morì per asfissia causata da mesotelioma.

La letteratura veterinaria documenta vari casi di mesotelioma in cani adulti, descrivendo aspetti clinici e diagnostici della patologia in specie animali.

Le razze più colpite risultano il pastore tedesco, il setter irlandese e il bovaro delle Fiandre, soprattutto nei maschi.

 Sintomi e decorso della malattia negli animali

I sintomi includono abbattimento, apatia e intolleranza all’esercizio. Si osservano spesso dimagrimento, vomito, difficoltà respiratorie e accumulo di liquidi nelle cavità toraciche e addominali.

Nei casi più avanzati compaiono versamenti pleurici e pericardici, fino all’aumento del volume dello scroto. La presenza di metastasi peggiora drasticamente il quadro clinico e riduce la sopravvivenza.

 Terapie veterinarie e aspettativa di vita

Uno studio pubblicato su Veterinary and Comparative Oncology ha analizzato 34 cani affetti da mesotelioma. I soggetti trattati con chemioterapia hanno raggiunto una sopravvivenza mediana di 234 giorni.

I cani non trattati, invece, sono sopravvissuti in media solo 29 giorni. Tuttavia, le terapie comportano controlli continui e possono causare effetti collaterali anche gravi.

 Mesotelioma nei gatti: casi rari ma letali

Anche nei gatti, l’esposizione ambientale all’amianto resta il principale fattore di rischio.

Il mesotelioma colpisce anche i felini, seppure con minore frequenza. Un caso emblematico riguarda un gatto europeo di otto anni, affetto da anoressia e cianosi.

La diagnosi è stata confermata solo dopo la morte, tramite necroscopia e analisi istopatologica.

 Casi di cavalli esposti all’amianto

Nei cavalli, la patologia interessa soprattutto soggetti vissuti in ambienti contaminati, come velodromi e scuderie.

L’Osservatorio Nazionale Amianto segnala numerosi casi legati a esposizioni prolungate.

Un cavallo della provincia di Roma si ammalò a 22 anni dopo una lunga attività di turismo equestre. Presentava difficoltà respiratorie, mucose congestionate e addome dilatato.

Gli accertamenti diagnosticarono un mesotelioma pericardico con diffusione pleurica, che lo ha portato alla morte.

 Altri casi clinici e insufficienza cardiorespiratoria

Un’altra cavalla, di razza American Saddlebred, ricevette la diagnosi di mesotelioma toracico associato a patologie tiroidee. Perse peso rapidamente e sviluppò gravi difficoltà respiratorie.

Il decesso avvenne per insufficienza cardiorespiratoria, causata dalla compressione dei polmoni da parte del versamento pleurico. La diffusione intratoracica del tumore rese impossibile ogni intervento risolutivo.

Nei cavalli, la patologia asbesto-correlata interessa soprattutto soggetti vissuti in ambienti contaminati, come velodromi e scuderie (foto Fernando Lacerda Branco)

 Non solo animali domestici: colpite anche specie selvatiche e da allevamento

La ricerca descrive casi di mesotelioma anche nei bovini, con possibili relazioni ambientali in animali esposti a tetti (le onduline di eternit) o altre strutture contenenti amianto.

Una ricerca italiana ha descritto un caso di mesotelioma peritoneale in un cinghiale esposto ad amianto in natura, confermando che animali selvatici possono servire da “sentinelle” ambientali.

Tra le vittime dell’amianto figurano anche pecore, capre, bovini e, accertata, una tigre del Bengala. Quest’ultima, catturata in natura, risultò esposta alle fibre di amianto.

Nonostante le cure e la pericardiocentesi terapeutica, l’animale morì dopo sei mesi di terapia. Il decesso avvenne pochi giorni dopo il secondo ciclo di trattamento.

 La fibra killer e i tempi di latenza

Tutte le fibre di amianto, dal crisotilo (amianto bianco), il più utilizzato in passato, all’amosite (marrone) fino alla crocidolite (blu) – questi ultimi due i più pericolosi – provocano inizialmente fibrosi. In seguito inducono processi cancerogeni irreversibili.

La vera differenza tra uomo e animale riguarda il tempo di latenza.

Negli esseri umani il mesotelioma compare dopo 48-53 anni, nei cani dopo circa 8 anni.

 Ricerca scientifica e ruolo del metabolismo

L’ONA ha studiato le ragioni di questa differenza. Il gruppo oncologico dell’Osservatorio guidato dal dottor Pasquale Montilla ha analizzato il fenomeno su base genetica.

I ricercatori hanno individuato nel metabolismo e nella durata della vita le cause principali.

Queste differenze influenzano la velocità di sviluppo delle patologie asbesto-correlate.

 Prevenzione primaria: l’unica vera soluzione

«Nonostante i progressi scientifici, la prevenzione primaria resta l’unica arma efficace. Evitare l’esposizione all’amianto significa ridurre drasticamente il rischio di mesotelioma», afferma l’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’ONA.

La tutela della salute deve estendersi anche ad altri cancerogeni, incluso il fumo e le sostanze industriali. Stile di vita, alimentazione e sicurezza sul lavoro rappresentano fattori decisivi.

 Amianto e ambiente: effetti anche sul mondo vegetale

Gli effetti dell’amianto non risparmiano neppure il mondo vegetale. L’ONA ha condotto studi su stagni e corsi d’acqua vicini a siti estrattivi.

Le fibre si infiltrano nelle cellule delle piante, causando stress ossidativo e alterazioni intracellulari. Questi fenomeni compromettono l’equilibrio degli ecosistemi contaminati.

 I licheni come filtro naturale inatteso

Dalle ricerche è emerso un dato sorprendente. Alcuni licheni presenti vicino alla cava di Balangero riescono a intrappolare le fibre di amianto nell’aria.

Questo meccanismo ha protetto parzialmente l’ecosistema circostante. Un fenomeno simile è stato osservato anche nei cantieri navali di Sabaudia.

Qui clima e salsedine hanno ridotto l’impatto sanitario, abbassando l’incidenza del mesotelioma.

Tuttavia, gli esperti sottolineano che si tratta di un’eccezione, non di una regola.

Fonti

National Library of Medicine

Veterinaria Italiana

Università di Bologna

Università di Torino

Università Popolare Internazionale Diritto Scienza e Ambiente

Numero verde ONA

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