NONOSTANTE IL RISCALDAMENTO GLOBALE, GLI STATI UNITI CONTINUANO A VIVERE INVERNI ESTREMI. UN NUOVO STUDIO SUL VORTICE POLARE SPIEGA PERCHÉ IL FREDDO NON SCOMPARE, MA SI SPOSTA, CAMBIANDO GEOGRAFIA E INTENSITÀ DELLE ONDATE GELIDE
Perché il riscaldamento globale non ferma gli inverni gelidi
Molti immaginano che un clima più caldo significhi meno freddo estremo. In realtà non è così. Un nuovo studio mostra come il vortice polare continui a determinare gli inverni negli Stati Uniti.
Il ruolo del vortice polare
Il vortice polare è una cupola di aria gelida che ruota sopra il Polo Nord, nella stratosfera. Quando resta stabile, l’inverno americano è più mite. Ma quando si deforma o si spezza, l’aria fredda scivola verso sud e provoca tempeste invernali.
Uno studio internazionale
La ricerca, condotta da scienziati dell’Università del Massachusetts Lowell, dell’Università Ebraica di Gerusalemme e del MIT di Boston, ha analizzato come la forma del vortice influenzi le condizioni al suolo. Gli studiosi hanno scoperto che la sua forza e la sua posizione, osservate a due diverse altezze, possono variare molto e influenzare direttamente il clima.

Perché il freddo si sposta a ovest
Negli ultimi dieci anni le ondate di gelo si sono spostate verso ovest. Questo cambiamento coincide con eventi di La Niña più frequenti, cioè quando il Pacifico è insolitamente freddo. Al contrario, El Niño favorisce condizioni più rigide sulla costa orientale degli Stati Uniti.
Due volti del vortice polare
Attraverso l’analisi dei dati, i ricercatori hanno individuato cinque comportamenti del vortice ma due risultano decisivi. Il modello P2 (leggi sotto) porta neve e gelo al nord-ovest, mentre il modello P3 colpisce il centro e l’est del Paese.
Il primo mostra un vortice forte ma deformato nella parte inferiore. Il secondo, invece, appare più debole e spostato verso l’Atlantico, capace di deviare masse d’aria gelida.
Onde atmosferiche e freddo estremo
Le onde planetarie giocano un ruolo chiave. Quando vengono riflesse nella stratosfera, spingono l’aria gelida a sud. Gli eventi P3 mostrano questa riflessione durante l’ondata di gelo, mentre quelli P2 la presentano poco prima del peggioramento.
Dove colpisce il gelo
L’analisi ha usato l’indicatore rAWSSI (reanalysis-based Accumulated Winter Season Severity Index), un indice climatico che misura la severità dell’inverno combinando più variabili meteorologiche: in particolare la temperatura, la nevicata e lo spessore della neve accumulata.
I modelli P3 generano i freddi più intensi nell’est e nel Midwest, mentre P2 si concentra sul nord-ovest.
Il gelo del Texas del 2021 è un esempio emblematico. Negli ultimi anni il nord-ovest ha registrato più giornate P2, confermando lo spostamento a ovest delle anomalie fredde.
Influenze globali
Anche i cicli oceanici influenzano il vortice. La Niña favorisce P2, mentre El Niño porta più eventi P3. Inoltre, la Quasi-Biennial Oscillation e l’Oscillazione Artica contribuiscono a determinare dove il freddo colpirà con maggiore intensità.
Un freddo che non scompare
Lo studio non si limita alle temperature superficiali. Include neve e copertura nevosa, offrendo un quadro più realistico. Nonostante il riscaldamento globale, gli inverni estremi continueranno a ripresentarsi, anche se con una diversa distribuzione geografica.
Nell’ultimo decennio le anomalie fredde si sono spostate verso ovest, rompendo un trend che per decenni aveva favorito la costa orientale.
Prevedere le ondate di freddo
Comprendere meglio il vortice polare permette ai meteorologi di migliorare le previsioni. Monitorando i segnali della stratosfera e degli oceani tropicali, sarà possibile anticipare tempeste invernali con settimane di anticipo.

Fonti
1. Phys.org – “Polar vortex patterns explain shifting US winter cold despite warming climate”. Questo articolo descrive lo studio apparso su Science Advances, dove si analizzano i patterns del vortice polare e come influenzano le regioni centrali, orientali e nordoccidentali degli USA.
Titolo originale dello studio: Cold-Air Outbreaks in the Continental US: Connections with Stratospheric Variations
Autori coinvolti: Università Ebraica di Gerusalemme, UMass Lowell, MIT, ed altri
2. Earth.com – L’articolo “Why global warming hasn’t ended extreme winter cold, and why you shouldn’t expect it to”, riassume lo studio con linguaggio divulgativo, citando le scoperte chiave su vortice polare, forme, influenza delle onde atmosferiche, e spostamenti geografici del freddo.
Altre fonti correlate
3. uml.edu UMass Lowell News / The Conversation – “Extreme Cold Still Happens in a Warming World – In Fact Climate Instability May be Disrupting the Polar Vortex”. Questo articolo parla di come le anomalie fredde estreme continuino a manifestarsi nonostante l’aumento globale delle temperature, e del ruolo del vortice polare.
4. LiveScience – “Scientists discover changes to the polar vortex that are plunging parts of US into deep freeze”. Riferisce lo stesso studio (“stretch events”, modelli P2 / P3, ecc.) e discute implicazioni pratiche per previsioni e preparazione.




