giovedì, Novembre 27, 2025

Nuovo avvistamento di pesce scorpione: le specie che invadono il mare nostro

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UN NUOVO AVVISTAMENTO DI PESCE SCORPIONE NEL SALENTO CONFERMA L’AVANZATA DELLE SPECIE ALIENE NEI MARI ITALIANI. NON SOLO COLORATI E SPETTACOLARI MA ANCHE POTENZIALMENTE PERICOLOSI PER LA BIODIVERSITÀ E LA SALUTE UMANA. IL MONITORAGGIO È ATTIVO, MA SERVE MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA. ECCO CHI SONO QUESTI NUOVI ABITANTI DEI NOSTRI FONDALI

Pesce scorpione: incontro velenoso a Torre Pali

Un nuovo avvistamento di Pterois miles, meglio noto come pesce scorpione (vedi foto di copertina), è stato registrato nelle acque pugliesi, al largo di Torre Pali. La segnalazione è stata diffusa dal Comune di Salve (LE), che ha invitato bagnanti e pescatori alla massima prudenza. Il pesce si mimetizza tra gli scogli e predilige i fondali rocciosi, rendendo difficile individuarlo. Il consiglio è chiaro: non toccarlo mai, nemmeno se sembra morto.

L’episodio rientra in un fenomeno più ampio. I mari italiani sono ormai popolati da numerose specie aliene, arrivate da altri ecosistemi. Alcune sono innocue, altre potenzialmente pericolose per l’uomo e per l’equilibrio marino. Per affrontare questa nuova sfida, Ispra e Cnr-Irbim hanno rilanciato la campagna Attenti a quei 4!, con strumenti di informazione, prevenzione e monitoraggio.

Pesce scorpione (Pterois miles): il predatore piumato

Il pesce scorpione è uno degli invasori più temuti del Mediterraneo. Si riconosce facilmente: corpo striato di rosso e bianco, grandi pinne simili a piume e lunghi aculei dorsali. Proprio questi ultimi sono velenosi e possono provocare punture dolorose, anche se l’animale è morto.

La specie è originaria dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso. Ha raggiunto il Mediterraneo passando dal Canale di Suez, sfruttando il riscaldamento delle acque. In Italia è stato avvistato per la prima volta nel 2016. Da allora si è diffuso rapidamente, soprattutto nel Mar Ionio, dove trova condizioni ideali per prosperare.

Uno studio recente, pubblicato su Mediterranean Marine Science, ha confermato che il Mar Ionio e il sud dell’Adriatico sono zone ad alto rischio di colonizzazione. L’espansione del pesce scorpione è continua e monitorata: a marzo 2025 erano state registrate 1.840 segnalazioni in tutto il bacino mediterraneo. La specie è commestibile, ma va maneggiata con estrema cautela.

Pesce palla maculato (Lagocephalus sceleratus)

Ancora più pericoloso è il pesce palla maculato, entrato anch’esso dal Canale di Suez. In Italia è stato segnalato per la prima volta nel 2013. Ha un aspetto innocuo: corpo tozzo, grigio-argenteo, con macchie scure sul dorso. Ma nasconde una trappola mortale.

Le sue carni contengono tetrodotossina, una neurotossina più potente del cianuro, che resiste anche alla cottura. Il consumo è vietato in tutta Europa. La sua pericolosità non si limita al veleno: ha anche una dentatura robusta, capace di infliggere morsi profondi e dolorosi, soprattutto ai pescatori che lo maneggiano senza precauzioni.

Il pesce palla si adatta bene ai nostri mari e non ha predatori naturali. Per questo si riproduce facilmente, diventando una minaccia sia per la fauna locale sia per la salute pubblica.

Pesce coniglio: l’invasione silenziosa degli erbivori

Meno appariscenti ma molto invasivi sono i pesci coniglio, in particolare due specie: Siganus luridus (pesce coniglio scuro) e Siganus rivulatus (pesce coniglio striato). Entrambi erbivori, entrambi originari dell’Oceano Indiano, sono entrati nel Mediterraneo tramite il Canale di Suez. In Italia sono arrivati nel 2003 e nel 2015.

Questi pesci si nutrono di alghe e vegetazione marina, alterando gli equilibri degli ecosistemi locali. In alcune zone, la loro presenza ha portato a una drastica riduzione delle praterie di posidonia, habitat fondamentale per molte altre specie. Inoltre, sono capaci di riprodursi velocemente e di adattarsi a diversi ambienti.

Sono commestibili e presenti in alcune cucine mediterranee. Tuttavia, bisogna fare attenzione: le loro spine dorsali sono velenose e possono causare punture molto dolorose, anche dopo la morte dell’animale. Una volta catturati, vanno maneggiati con pinze o guanti protettivi.

Medusa capovolta (Cassiopea andromeda)

Tra le meduse aliene segnalate nei nostri mari spicca la medusa capovolta, una specie tropicale che ha abitudini singolari. Vive in acque calme e basse, adagiata sul fondo, con i tentacoli rivolti verso l’alto. Può passare inosservata, ma entrare in contatto con i suoi tentacoli può provocare irritazioni cutanee.

Non è una specie aggressiva, ma può compromettere l’equilibrio delle lagune e delle aree costiere. Si nutre di fitoplancton e piccole particelle ma può competere con altre meduse e piccoli pesci per le risorse disponibili.

Negli ultimi anni è stata avvistata con frequenza crescente in Sicilia, nel basso Adriatico e in alcune aree della Sardegna.

Lepre di mare dagli anelli: il mollusco dai colori ingannevoli

La lepre di mare dagli anelli è un mollusco colorato, dalle forme bizzarre. Non è pericolosa per l’uomo, ma è comunque una specie aliena. Ha un corpo molle e una livrea a macchie e anelli che le conferisce un aspetto appariscente.

Anche se innocua, è considerata un indicatore di alterazione ambientale. La sua presenza segnala spesso acque calde, ricche di sostanze organiche, e può coincidere con squilibri dell’ecosistema bentonico.

Granchio crocifisso (Percnon gibbesi): l’infiltrato veloce

Un altro ospite inatteso è il granchio crocifisso, originario delle coste atlantiche americane. Ha zampe sottili, molto veloci, e un guscio scuro con striature chiare a forma di croce. È comparso in Italia nei primi anni Duemila e si è diffuso rapidamente, in particolare in Sicilia, Calabria e Puglia.

Vive tra gli scogli e compete con i granchi autoctoni. È onnivoro e si adatta a vari ambienti, rendendo difficile la convivenza con altre specie. Anche se non è pericoloso per l’uomo, rappresenta una minaccia per l’equilibrio biologico degli ecosistemi costieri.

Un mare che cambia: l’importanza del monitoraggio

L’avanzata delle specie aliene è ormai un fenomeno strutturale nei mari italiani. A facilitarlo sono i cambiamenti climatici, l’aumento della temperatura dell’acqua e la presenza di corridoi artificiali come il Canale di Suez. Alcune specie si integrano senza danni, altre diventano invasive.

Per questo è fondamentale monitorare e segnalare gli avvistamenti, come previsto dalla campagna “Attenti a quei 4!”. Il sito dedicato raccoglie le segnalazioni dei cittadini.

È possibile inviare foto anche via WhatsApp al numero

+39 320 4365210

o attraverso i gruppi Facebook Oddfish e Fauna Marina Mediterranea con l’hashtag #Attenti4.

La collaborazione tra istituzioni, ricercatori, pescatori e cittadini è oggi l’unica arma per difendere il nostro mare. Un ecosistema fragile, che ha bisogno di attenzione, conoscenza e rispetto.

Numero verde ONA

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