LA CORTE DEI CONTI HA BLOCCATO IL PROGETTO DEL PONTE SULLO STRETTO, NEGANDO IL “VISTO DI LEGITTIMITÀ”. UNA DECISIONE CHE ESPONE IL GOVERNO MELONI-SALVINI AL RISCHIO DI RESPONSABILITÀ PER DANNO ERARIALE, SOLLEVANDO INTERROGATIVI SULLA SOSTENIBILITÀ ECONOMICA E GIURIDICA DELL’INTERA OPERA
Ponte sullo Stretto: la Corte dei conti blocca il progetto, il governo rischia il danno erariale
Il progetto del Ponte sullo Stretto si ferma davanti alla Corte dei conti
La realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina si è bloccata. Dopo mesi di attesa, la Corte dei conti ha negato il “visto di legittimità”, un passaggio indispensabile per procedere con gli espropri e l’apertura dei cantieri.
Il governo, e in particolare il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha fatto dell’opera una battaglia politica, si trova ora davanti a un bivio difficile.
Se l’esecutivo decidesse di andare avanti ignorando la decisione della magistratura contabile, violerebbe i principi di contabilità pubblica e di buona amministrazione previsti dall’articolo 100 della Costituzione.
In questo caso scatterebbe la responsabilità amministrativo-contabile personale per i decisori politici e i dirigenti che firmano gli atti, come previsto dalla legge 14 gennaio 1994, n. 20.
Ciò significa che la premier Giorgia Meloni e il vicepremier Matteo Salvini potrebbero rispondere con il proprio patrimonio dei danni economici arrecati allo Stato. La magistratura contabile potrebbe aprire un giudizio per danno erariale, una responsabilità non politica ma giuridica.
Facciamo un piccolo passo indietro: con la decisione del 29 ottobre la Corte nega il visto di legittimità
Il 29 ottobre 2025 la Corte dei conti ha respinto la Delibera Cipess n. 41/2025 relativa al Ponte sullo Stretto. Senza questo “visto”, la delibera non può essere registrata e, di conseguenza, il progetto non può procedere.
Nella nota ufficiale dei magistrati contabili si legge: “La sezione centrale di controllo di legittimità su atti del governo e delle amministrazioni dello Stato, della Corte dei conti, all’esito della Camera di consiglio seguita all’adunanza del 29 ottobre 2025, non ha ammesso al visto e alla conseguente registrazione la Delibera Cipess n. 41/2025 del Ponte sullo Stretto”.
Ciò vuol dire che la Sezione centrale di controllo di legittimità non ha ammesso il documento alla registrazione, ponendo di fatto un freno amministrativo all’intera operazione.
Già in estate la Corte aveva chiesto chiarimenti al Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile), organo politico presieduto da Giorgia Meloni e di cui fanno parte membri dell’esecutivo. Nonostante le richieste di approfondimento, ad agosto il Cipess aveva approvato la delibera, poi bloccata dai giudici contabili.
Le criticità segnalate dalla Corte dei conti
La Corte dei conti non è entrata nel merito tecnico del progetto, ma ha sollevato gravi dubbi giuridici e contabili.
Ha rilevato quattro principali criticità:
- Coperture economiche giudicate insufficienti o poco dettagliate. Il CEF, Connecting Europe Facility dell’UE, infatti, non finanzierà il progetto
- Stime di traffico e redditività considerate poco affidabili.
- Conformità alle normative ambientali e antisismiche, poiché il progetto risale a quasi trent’anni fa.
- Rispetto delle regole europee sul superamento del 50% dei costi iniziali: la spesa è salita da 3,9 miliardi nel 2005 a circa 13,5 miliardi oggi. Quest’ultimo punto è decisivo: le regole europee impongono una nuova gara d’appalto quando l’aumento supera la metà del costo originario.
In sintesi, per la Corte, così com’è, il progetto non può essere finanziato con denaro pubblico.
Il mancato visto blocca ogni avanzamento dell’opera finché non saranno risolte le criticità economiche e giuridiche.
Meloni e Salvini puntano sulla “registrazione con riserva”
Nonostante la bocciatura, Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno ribadito che “il progetto non si fermerà”.
Il governo valuta l’uso della “registrazione con riserva”, uno strumento previsto dal Regio Decreto 12 luglio 1934, n. 1214, che consente di registrare un atto segnalando formalmente il dissenso della Corte.
Questa procedura, tuttavia, non elimina il parere negativo e non protegge i firmatari da eventuali responsabilità. In pratica, permette di proseguire, ma con gravi rischi giuridici e patrimoniali.
Per chiarire questi passaggi, vediamo cosa fa la Corte dei conti e perché è indipendente
La Corte dei conti è un organo costituzionale indipendente, previsto dall’articolo 100 della Costituzione.
Ha due principali funzioni:
- Controllo: verifica la legittimità e la regolarità della spesa pubblica.
- Giurisdizione: giudica i responsabili dei danni economici allo Stato, cioè i casi di danno erariale.
L’ente supremo di revisione contabile – secondo l’art. 100 della Costituzione – opera in modo autonomo rispetto al governo. Le sue decisioni non possono essere modificate o sospese dall’esecutivo.
Il suo compito è garantire l’uso corretto del denaro pubblico, impedendo abusi e sprechi nella gestione delle risorse statali.
L’articolo 103 della Costituzione conferisce ai magistrati contabili una giurisdizione propria, separata da quella dei tribunali ordinari. Le loro sentenze hanno pieno valore legale e vincolante.
Quando scatta il danno erariale
La legge 14 gennaio 1994, n. 20 stabilisce che i funzionari pubblici, i dirigenti e i membri del governo sono tenuti a risarcire lo Stato in caso di dolo o colpa grave.
Se un ministro o il premier approva spese contrarie al parere della Corte dei conti, commette un atto di colpa grave e può essere perseguito per danno erariale.
Questo tipo di responsabilità è personale e patrimoniale, non politica.
In caso di accertamento del danno, i responsabili possono essere condannati a restituire le somme perdute dalle casse pubbliche, cioè i soldi che gli italiani versano con le tasse.
Il governo frena e attende le motivazioni
Nonostante le dichiarazioni iniziali, il governo sembra ora adottare una linea più prudente.
Fonti di Palazzo Chigi fanno sapere che Meloni e Salvini intendono aspettare le motivazioni ufficiali della sentenza, previste entro dicembre, prima di decidere le prossime mosse.
Nel frattempo, la data di avvio dei lavori slitta da novembre 2025 a febbraio 2026. Lo ha confermato Matteo Salvini dopo un vertice urgente a Palazzo Chigi, convocato dalla premier, con la partecipazione dell’amministratore delegato della Stretto di Messina S.p.A., Pietro Ciucci.
Il progetto simbolo delle grandi opere italiane torna così in bilico, sospeso tra ambizioni politiche, vincoli di legge e conti pubblici da rispettare.
Fonti: Corte dei conti, Gazzetta Ufficiale, Normattiva, ANSA
(La foto di copertina è di Alessandro. Di Meo – ANSA)





