NEGLI ULTIMI VENT’ANNI IL CALORE IMMAGAZZINATO DALLA TERRA È PIÙ CHE RADDOPPIATO, A UN RITMO MAI OSSERVATO PRIMA. I MODELLI CLIMATICI NON HANNO PREVISTO UN’IMPENNATA COSÌ RAPIDA E GLI SCIENZIATI LANCIANO L’ALLARME. IL RISCHIO È CHE LA CRISI CLIMATICA ACCELERI SENZA FRENI, MENTRE SI RIDUCONO I FONDI PER OSSERVARLA
Bilancio energetico terrestre: un equilibrio spezzato
Squilibrio è la parola chiave per comprendere la nuova emergenza climatica. Il bilancio energetico terrestre misura quanto calore il nostro pianeta riceve dal Sole e quanto ne restituisce nello spazio. Quando questo equilibrio si spezza, l’energia in eccesso resta intrappolata nell’atmosfera, negli oceani e nel suolo.
Oggi questo squilibrio è più che raddoppiato rispetto ai primi anni 2000. Secondo uno studio pubblicato su AGU Advances, la media è passata da 0,6 watt per metro quadrato a 1,3 W/m². Si tratta di un’accelerazione impressionante, che nessuno dei modelli aveva previsto con tanta intensità.
Bilancio energetico terrestre: un pianeta sempre più caldo
L’effetto diretto è un riscaldamento globale più rapido. I mari si scaldano, i ghiacci si sciolgono, le temperature aumentano e gli eventi estremi si moltiplicano. Tutto questo deriva da una continua accumulazione di calore nella Terra, che agisce come una gigantesca serra.
Il problema non è nuovo, ma il suo ritmo è cambiato. Gli scienziati parlano di “shock” di fronte alla velocità di questo processo. I modelli climatici utilizzati finora spiegano solo la metà del cambiamento che sta realmente accadendo. La realtà supera le previsioni.
Bilancio energetico terrestre: perché servono i satelliti?
Grazie a strumenti di rilevamento in orbita, come quelli della NASA, possiamo misurare lo squilibrio energetico della Terra con precisione. Ma molti di questi apparecchi sono vicini alla fine della loro vita operativa. E, peggio ancora, potrebbero non essere sostituiti.
La proposta di budget del governo statunitense per il 2026 taglia del 52% i fondi destinati alla ricerca scientifica della NASA. Se approvata dal Congresso, questa riduzione cancellerebbe una buona parte della nostra capacità di monitorare il clima globale proprio mentre si fa più instabile.

Una visione sempre più offuscata
Se non conosciamo con esattezza l’evoluzione dello squilibrio energetico, diventa impossibile intervenire con decisione. La scienza perde dati e con essi perde forza anche l’azione politica necessaria per mitigare il cambiamento climatico.
La riduzione delle risorse alla ricerca rappresenta un problema globale. Senza osservazioni aggiornate, il clima diventa una minaccia invisibile. I modelli smettono di essere affidabili e le misure per il contenimento delle emissioni diventano cieche.
Il ruolo centrale degli oceani
Oceani sono il primo serbatoio di calore del pianeta. Assorbono circa il 90% del calore in eccesso. Ma non possono farlo all’infinito. L’oceano si espande quando si riscalda, contribuendo all’innalzamento del livello del mare. Inoltre, lo squilibrio energetico altera le correnti marine, i cicli meteorologici e la distribuzione delle piogge.
Nel 2024 l’oceano globale ha raggiunto livelli di temperatura da record. Il livello medio del mare è aumentato di 0,59 centimetri in un solo anno, un valore superiore a qualsiasi previsione. Questo è un segnale chiaro: stiamo entrando in una fase nuova e più pericolosa del riscaldamento.
Conseguenze per tutti
Clima più caldo significa anche salute più fragile. L’umanità sperimenterà sempre più spesso ondate di calore, incendi, siccità, inondazioni e scarsità idrica. Le città dovranno affrontare un caldo crescente, mentre le colture agricole subiranno danni sempre più gravi.
Se non si interviene con decisione, il cambiamento climatico potrebbe diventare ingestibile. Le misure adottate finora non bastano. Bisogna ridurre le emissioni di gas serra, ma anche proteggere la capacità della scienza di osservare ciò che sta succedendo.
Il tempo stringe
Urgenza è la parola che chiude il cerchio. Lo squilibrio energetico non è solo un indicatore fisico: è un campanello d’allarme. Il fatto che la Terra trattenga il doppio del calore rispetto a vent’anni fa significa che ogni ritardo ha un impatto amplificato.
Difendere il clima significa oggi anche difendere gli strumenti per misurarlo. Le politiche di taglio alla scienza non solo rallentano la ricerca, ma espongono il mondo a rischi che potremmo non riuscire più a prevedere né a controllare
Qui trovate lo studio completo.




