venerdì, Dicembre 13, 2024

Nasce in Piemonte il primo ospedale per ricci in difficoltà. La storia di Alaska

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IL CENTRO RECUPERO RICCI “LA NINNA” DI NOVELLO (CN) HA AVVIATO UNA RICERCA SULLA MORTALITÀ DELLA SPECIE INSIEME AL DIPARTIMENTO DI SCIENZE VETERINARIE DELL’UNIVERSITÀ DI TORINO. QUESTI ANIMALI RISCHIANO L’ESTINZIONE IN MENO DI 20 ANNI A CAUSA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO, DELLE AUTO E DELL’USO DI PRODOTTI CHIMICI NEGLI ORTI E NEI GIARDINI. ECCO PERCHÉ IL CENTRO RECUPERO “LA NINNA” HA PENSATO DI DIVENTARE IL PRIMO OSPEDALE PER RICCI

Una storia a lieto fine: Alaska e i suoi cuccioli

“A inizio agosto 2022 ci chiamano per un’emergenza: un riccio è rimasto incastrato in un cancello. Le ferite sono gravi, ma noi lo seguiamo instancabilmente giorno e notte e nel giro di un mese il riccio, che abbiamo chiamato Alaska, è fuori pericolo. Un giorno, però, mentre mi reco verso il suo recinto per controllarne lo stato di salute, mi rendo conto che non è più sola: ha dato alla luce ben tre cuccioli! Se questi ricci fossero nati in natura, sarebbero stati parte delle cucciolate tardive, che non sopravvivono all’inverno. Fortunatamente ora sono con noi: ben nutriti, curati e sostenuti per tutta la stagione fredda. Verranno liberati in primavera e restituiti al loro habitat”.

Se non si metterà in campo nulla per fermare il declino dei ricci, essi si estingueranno in 10-20 anni. Il nostro dovere è proteggerli, perché dalla loro salute dipende anche la nostra sopravvivenza. Oggi, però, c’è una bella novità.

Il Centro Ricci La Ninna di Novello, in provincia di Cuneo, diventerà a breve il primo ospedale e centro di ricerca in Italia dedicato a questa specie.

A darne notizia è il dott. Massimo Vacchetta, veterinario che dirige il suddetto Centro e che attualmente ospita circa 200 ricci. Alcuni di loro sono stati resi disabili dall’attività dell’uomo (investimenti, ferite da decespugliatori e dai tosaerba robotizzati). Altri sono stati recuperati in condizioni difficili a causa delle conseguenze del cambiamento climatico (impossibilità di andare in letargo, mancanza di prede).

Ricci, le cause del declino

Nell’inverno 2022, in tutta Europa migliaia di questi piccoli mammiferi adulti non sono sopravvissuti perché non avevano acquisito un peso sufficiente per affrontare il letargo.

Invece, in questo inizio d’autunno, è stato registrato un incremento preoccupante dei ricoveri di piccoli ricci in difficoltà, molto debilitati oppure orfani.

È questo un altro effetto del riscaldamento globale che ha provocato il crollo drammatico della popolazione di insetti, prede d’elezione di questi animaletti. Per documentare i numeri dell’emergenza, il Centro Ricci di Novello ha avviato una collaborazione con il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino. Si indagheranno anche le cause di ricovero e morte dei ricci.

Il progetto, coordinato dalla professoressa Maria Teresa Capucchio, cercherà di mettere a punto i parametri del profilo metabolico ematico di questi piccoli mammiferi. Si cercheranno anche gli agenti infettivi e parassitari che possono essere veicolati e che sono potenzialmente pericolosi per i ricci e per l’ambiente.

Il Centro Ricci di Novello e il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Torino insieme per salvare i piccoli mammiferi

La collaborazione tra i due enti permetterà di conoscere le cause di morte e malattia dei ricci del Piemonte. Ciò al fine di poter attuare misure di profilassi adeguate. È importante lavorare ora per evitare che questi piccoli mammiferi possano arrivare all’estinzione con conseguenze molto gravi per l’ambiente che ci circonda.  

Il prossimo passo sarà, dunque, quello di trasformare il Centro Ricci “La Ninna” nel primo ospedale e Centro di Ricerca totalmente dedicato a questi piccoli mammiferi.  

Il ruolo del riscaldamento globale e il drammatico calo della specie

I ricci sono animali considerati sentinella dello stato di salute di un ecosistema, in quanto a stretto contatto con il suolo. Il rapido declino della specie che vive sul pianeta da circa 15milioni di anni è sintomatico della devastazione che l’uomo sta causando al pianeta.

I ricci hanno subìto un calo numerico di ben il 70% in Europa in soli 20 anni. I dati rilevati in Inghilterra sono ancora più impressionanti. Secondo una stima fatta dagli anni ‘70 ad oggi, gli esemplari presenti sul territorio sarebbero scesi da 30milioni a meno di 800mila.

Il genere umano sembra non comprendere l’entità e l’imminenza della crisi climatica. Complice di tutto questo è l’informazione non abbastanza incisiva, capillare e costante. Ma anche la disinformazione legata agli interessi delle multinazionali che continuano a privilegiare il profitto, dimenticando che presto ampie zone della Terra diventeranno inabitabili.

Come riconoscere un riccio in difficoltà  

  • Un riccio che pesa indicativamente sotto i 300 grammi a ottobre, 400 grammi a novembre e 500 grammi a dicembre deve essere raccolto e portato a un centro di recupero
  • Un riccio trovato a vagare di giorno è sempre da recuperare e soccorrere (è un animale notturno e se si trova in giro nelle ore diurne è perché non sta bene)
  • I ricci trovati a bordo strada, se feriti (controllare se si appallottola, se perde sangue dal naso o ha perdite ematiche sul corpo) sono da portare immediatamente a un centro di recupero: hanno bisogno di un soccorso immediato

Clicca qui per i consigli di primo soccorso ai ricci in difficoltà

L’istituto ha appena vinto il premio più prestigioso del  “Nature Film Festival” (Deutsche Naturfilm Preis) in Germania, con il documentario Die Igel-Retter aus dem Piemont (Il soccorritore dei ricci dal Piemonte).

Il video, girato nel 2021 al Centro Ricci “La Ninna” per la regia di Rosie Cook è andato in onda su Arte TV per la serie Geo 360. 

Come aiutare il Centro “La Ninna”:

Abbiamo sempre bisogno di una mano e i volontari sono i benvenuti.

Puoi donarci il 5×1000 o fare una donazione libera

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