UNA SPEDIZIONE ITALIANA IN ISLANDA E GROENLANDIA INDAGA LA FUSIONE DEI GHIACCIAI E IL PERICOLO PER LA CORRENTE DEL GOLFO, FONDAMENTALE PER IL CLIMA EUROPEO E MEDITERRANEO
Spedizione scientifica italiana in Islanda e Groenlandia per studiare i ghiacciai
Una spedizione scientifica italiana è partita dall’Italia verso Islanda e Groenlandia per documentare la rapida fusione dei ghiacciai. Le due isole, vicine al Circolo Polare Artico, sono considerate un osservatorio privilegiato per comprendere gli effetti del riscaldamento globale.
Secondo gli organizzatori, questi territori rappresentano un laboratorio naturale dove i cambiamenti climatici si manifestano più velocemente e mostrano scenari futuri anche per altre aree del pianeta.
Il rischio per la Corrente del Golfo
L’obiettivo della missione è valutare l’impatto delle acque di fusione sulla Corrente del Golfo, che da tempo mostra segni di rallentamento. Gli scienziati avvertono che l’immissione di grandi quantità di acqua dolce e fredda nell’Atlantico, soprattutto vicino alle isole Britanniche, potrebbe alterare l’equilibrio climatico.
Gli esperti affermano che, se la Corrente del Golfo dovesse arrestarsi, le conseguenze sarebbero gravi non solo per il Nord Europa, ma anche per l’intero Mediterraneo.
La guida della spedizione
La spedizione è guidata dall’ingegner Giorgio Meroni, presidente dell’associazione Gpsbrianza. L’organizzazione utilizza da anni satelliti e droni per mappare e monitorare territori in diverse aree del pianeta.
Meroni ha già condotto spedizioni scientifiche in Alaska, Patagonia e Australia, sempre con l’obiettivo di studiare l’impatto dei cambiamenti climatici. Secondo ll’ingegnere, raccogliere dati direttamente sul campo è indispensabile per offrire alle istituzioni strumenti utili contro l’emergenza ambientale.
L’allarme del NOAA e la risposta italiana
La decisione di indagare sugli effetti della fusione dei ghiacciai sulla Corrente del Golfo nasce dall’allarme lanciato dal NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration, che ha segnalato un rallentamento preoccupante della corrente calda.
La Fondazione AQUA ha raccolto l’appello. Il team scientifico è guidato dal professor Luigi Campanella, docente alla Sapienza Università di Roma, che ha sottolineato la necessità di verificare sul posto l’entità del fenomeno. La pianificazione dell’operazione “Corrente del Golfo” è stata curata dal vicepresidente della Fondazione, Ennio La Malfa.
La presentazione dei risultati
Il rientro della spedizione è previsto entro dicembre. I risultati saranno illustrati presso il Dipartimento di Chimica della Sapienza a Roma e, successivamente, in altre sedi accademiche, tra cui l’Università della Tuscia.
I promotori ribadiscono che i dati non interesseranno solo la comunità scientifica ma avranno valore anche per l’opinione pubblica, perché le conseguenze di un cambiamento della Corrente del Golfo riguardano tutti.
La situazione dei ghiacciai alpini
Parallelamente, il professor Pietro Tasselli, membro della Fondazione AQUA, ha documentato i tentativi di protezione degli ultimi ghiacciai alpini. Alcune porzioni vengono coperte con teli speciali per rallentare la fusione, ma gli interventi restano marginali. Nella foto di copertina ciò che resta del Ghiacciaio Solden in Val Venosta (Alto Adige).
Attualmente la copertura riguarda soltanto lo 0,08% della superficie glaciale italiana, pari a circa 360 chilometri quadrati. Tasselli ha sottolineato che si tratta di misure tampone, in grado di rallentare il fenomeno ma non di fermarlo.
Le previsioni per il futuro
Secondo i climatologi più autorevoli, se le temperature globali continueranno ad aumentare, entro la fine del secolo oltre il 90% dei ghiacciai alpini sarà scomparso. Uno scenario che conferma l’urgenza di azioni concrete contro il riscaldamento globale.
Per gli scienziati, i ghiacciai rappresentano vere e proprie sentinelle climatiche. La loro scomparsa annuncerebbe conseguenze irreversibili per gli ecosistemi e per la vita quotidiana delle popolazioni.







