lunedì, Novembre 4, 2024

Crisi idrica e agricoltura. Innovazione e sostenibilità al VI Forum Acqua

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OGGI, 8 OTTOBRE 2024, ROMA OSPITA LA VI EDIZIONE DEL FORUM ACQUA, UN EVENTO DEDICATO ALL’APPROFONDIMENTO DELLE SFIDE E OPPORTUNITÀ LEGATE ALLA CRISI IDRICA E ALLE SUE DRAMMATICHE CONSEGUENZE SULL’AGRICOLTURA. QUESTO INCONTRO RAPPRESENTA UN’IMPORTANTE OCCASIONE DI CONFRONTO TRA ESPERTI DEL SETTORE E ISTITUZIONI, CON L’OBIETTIVO DI FARE IL PUNTO SU SOLUZIONI INNOVATIVE PER FRONTEGGIARE L’EMERGENZA. NELLO SPECIFICO, IL FORUM SI FOCALIZZA SULLA PROMOZIONE DEL RIUTILIZZO SOSTENIBILE DELLE RISORSE E SULL’ELABORAZIONE DI STRATEGIE EFFICACI PER MITIGARE GLI EFFETTI, ORMAI TANGIBILI, DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

L’acqua in agricoltura: una risorsa sempre più scarsa e preziosa

La crisi idrica globale è una delle sfide più pressanti del XXI secolo, soprattutto per l’agricoltura, che consuma circa il 70% delle risorse del pianeta.

Questa emergenza non conosce confini e minaccia la sicurezza alimentare a livello mondiale. Secondo il World Resources Institute di Washington, (Stati Uniti) si prevede che entro il 2030 la domanda di acqua supererà l’offerta disponibile di almeno il 40%, a meno che non vengano adottate misure significative per migliorare l’efficienza e la gestione delle risorse idriche.

Paesi come l’India e il Brasile sono già alle prese con una crescente competizione tra i vari settori: agricoltura, industria e consumo civile stanno lottando per accaparrarsi questa risorsa sempre più scarsa.

Le cause di questa crisi idrica sono molteplici e interconnesse. Da un lato, l’aumento della popolazione mondiale ha incrementato la domanda di cibo, il che comporta la necessità di utilizzare maggiori quantità d’acqua per l’irrigazione delle coltivazioni (oltre che per l’uso personale). Dall’altro lato, l’espansione delle aree urbane sta sottraendo territorio all’agricoltura, aggravando ulteriormente la situazione.

La situazione italiana 

In Italia, un Paese dalla forte vocazione agricola, il problema della scarsità idrica è particolarmente acuto. Nel nord l’abbondanza di risorse idriche ha storicamente permesso di sostenere una vasta gamma di colture intensive. Tuttavia, anche in questa area le risorse sono oggi minacciate dall’inquinamento e dal sovrasfruttamento.

Nel sud il settore agricolo è sempre più messo alla prova da una ridotta disponibilità di acqua, aggravata dai cambiamenti climatici. Fenomeni come siccità prolungate e temperature estreme stanno compromettendo infatti i bacini idrografici, accentuando la precarietà della situazione.

Le proiezioni indicano che, entro il 2050, le aree agricole meridionali potrebbero vedere una riduzione della produttività fino al 25%, proprio a causa della siccità.

Oltre alla scarsa quantità, anche l’inquinamento dei corsi d’acqua, dovuto principalmente alle pratiche zootecniche e all’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti chimici, sta compromettendo gli ecosistemi idrici e la salubrità di questo bene prezioso per l’irrigazione. Ciò non solo danneggia la salute dell’ambiente, ma mina anche la sostenibilità a lungo termine della produzione agricola.

Per affrontare questa crisi, è fondamentale sviluppare soluzioni coordinate a livello globale, ma è altrettanto importante attuare interventi locali specifici.

Questi i temi del VI Forum Acqua, un’occasione importante per esplorare strategie innovative e condividere buone pratiche volte a garantire un uso più sostenibile delle risorse idriche

Le sessioni del Forum: approfondire e risolvere

Il VI Forum Acqua si struttura in tre sessioni, ognuna delle quali affronta aspetti fondamentali della gestione idrica in agricoltura.

La prima, è dedicata a delineare il quadro attuale, con un’analisi approfondita dei dati disponibili sui cambiamenti climatici e il loro impatto sul settore agricolo. Saranno presentati studi riguardanti le esigenze idriche delle diverse coltivazioni e la gestione del bilancio idrico, con particolare attenzione alle disparità regionali.

Questa fase di contestualizzazione è fondamentale per comprendere come l’agricoltura, sebbene rappresenti una delle principali cause dello sfruttamento di acqua, sia anche minacciata dal cambiamento climatico e dall’esaurimento delle riserve.

A causa dell’innalzamento delle temperature globali, infatti, le “stagioni di crescita” si stanno accorciando, fiumi e laghi si stanno prosciugando e la disponibilità di riserve idriche per l’irrigazione sta diminuendo drasticamente.

In questo contesto, risparmiare e ottimizzare l’uso dell’acqua non è più solo una scelta virtuosa, ma una necessità.

Un altro punto di discussione riguarda l’influenza delle pratiche agricole (in particolare l’uso dei fertilizzanti chimici) e dell’allevamento intensivo sulla qualità delle acque.

Nelle zone rurali, l’inquinamento da nitrati sta diventando un problema sempre più preoccupante. Causa infatti fenomeni di eutrofizzazione e rende l’acqua non potabile. Cerchiamo di capire meglio questi due punti.

Un pericoloso fenomeno ecologico

L’eutrofizzazione è un fenomeno ecologico che si verifica quando un corpo d’acqua, come un lago, un fiume o una laguna, riceve un eccessivo apporto di nutrienti, soprattutto azoto e fosforo. Questi, provengono spesso da attività agricole, come l’uso intensivo di fertilizzanti chimici, oppure da scarichi industriali e domestici.

Il primo effetto evidente dell’eutrofizzazione è una rapida proliferazione di alghe, che può coprire la superficie dell’acqua, tanto da ridurre la quantità di luce solare che penetra nelle zone più profonde. Di conseguenza, le piante subacquee, che necessitano di luce per la fotosintesi, ne risentono gravemente.

Quando le alghe muoiono e iniziano a decomporsi, i batteri che si occupano della loro degradazione consumano grandi quantità di ossigeno presente nell’acqua, causando una riduzione drastica del livello di ossigeno disciolto. Questo fenomeno, noto come anossia, rende l’ambiente inospitale per molte forme di vita marine, come pesci e invertebrati, che faticano a sopravvivere in condizioni così compromesse.

Nel lungo termine, l’eutrofizzazione porta alla perdita di biodiversità, con un declino significativo delle specie più sensibili. Inoltre, la qualità di questa preziosa risorsa si deteriora, rendendola non solo inadatta al consumo umano ma anche potenzialmente tossica, poiché alcune alghe rilasciano sostanze pericolose che possono avere effetti negativi sulla salute umana e animale.

Il binomio allevamenti intensivi e crisi idrica 

Anche gli allevamenti intensivi incidono negativamente sulla qualità delle acque per una serie di ragioni legate principalmente alla gestione dei rifiuti prodotti dagli animali e all’uso di sostanze chimiche.

In primo luogo, generano grandi quantità di liquami, che contengono elevate concentrazioni di azoto e fosforo, derivanti dalle deiezioni animali. Questi rifiuti vengono spesso stoccati in vasche o lagune e, se non gestiti correttamente, possono infiltrarsi nel suolo o finire nei corsi d’acqua attraverso il dilavamento (l’erosione) superficiale causato dalle piogge.

Una volta nei fiumi, laghi o falde acquifere, queste sostanze nutrienti favoriscono il processo di eutrofizzazione che, come spiegato prima, compromette gravemente la qualità dell’acqua.

Inoltre, negli allevamenti intensivi si utilizzano spesso fertilizzanti chimici per la coltivazione dei foraggi destinati agli animali. Anche queste sostanze, ricche di composti azotati e fosfati, finiscono per penetrare nelle acque superficiali e sotterranee. Cosa che contribuisce ulteriormente all’inquinamento.

Uso esagerato di antibiotici

Un altro problema riguarda l’uso di antibiotici e ormoni negli allevamenti. Questi farmaci vengono somministrati agli animali per prevenirne le malattie e accelerarne la crescita. Tuttavia, una parte di queste sostanze chimiche non viene metabolizzata e finisce nelle deiezioni.

Quando i liquami contaminati raggiungono le risorse idriche, possono diffondersi nell’ambiente, causando la comparsa di batteri resistenti agli antibiotici e contaminando l’acqua destinata sia agli usi agricoli sia umani.

Infine, la concentrazione di grandi numeri di animali in spazi ridotti genera un’enorme quantità di ammoniaca, un composto azotato che può infiltrarsi nei bacini e contribuire all’acidificazione del suolo e delle acque, aggravando ulteriormente il problema.

Oltre agli impatti legati all’inquinamento, gli allevamenti intensivi richiedono enormi quantità d’acqua non solo per idratare gli animali, ma anche per mantenere l’igiene degli impianti e garantire condizioni sanitarie adeguate. Questa domanda elevata sottrae risorse idriche che potrebbero essere destinate ad altri scopi, come il consumo umano, l’irrigazione agricola o il mantenimento degli ecosistemi naturali.

La seconda sessione del Forum

La seconda sessione si concentra sulle soluzioni. Saranno illustrate buone pratiche già in atto e tecnologie innovative per migliorare l’efficienza idrica. L’agricoltura di precisione, che utilizza sensori e tecnologie digitali per monitorare le condizioni del suolo e ottimizzare l’irrigazione, rappresenta ad esempio una delle innovazioni più promettenti in questo ambito.

Un’altra soluzione cruciale è il riutilizzo delle acque reflue trattate per l’irrigazione. In molti Paesi, come Israele e la Spagna, il riciclo di questa risorsa è ormai una pratica consolidata, che consente di ridurre significativamente la pressione sulle risorse idriche naturali.

In Italia, invece, il riuso delle acque reflue è ancora limitato da normative poco favorevoli e da una mancanza di investimenti in infrastrutture adeguate.

Gestire la crisi idrica

Una terza sessione, infine, vede la partecipazione di rappresentanti istituzionali, decisori politici e associazioni di categoria in una tavola rotonda per discutere delle politiche da adottare per favorire una maggiore sostenibilità del settore agricolo. In questa fase, sarà sottolineata l’importanza di adottare un approccio preventivo piuttosto che emergenziale nella gestione dell’acqua.

La crisi idrica non può essere infatti affrontata con soluzioni temporanee o frammentarie: è necessaria una pianificazione a lungo termine che integri politiche agricole e innovazione tecnologica.

Non solo brutte notizie 

Grazie alle innovazioni tecnologiche e a una maggiore consapevolezza sulla necessità di proteggere le risorse naturali, molte aziende agricole italiane stanno adottando pratiche più sostenibili.

Sistemi di irrigazione a goccia, coltivazioni che richiedono meno acqua e l’uso di varietà resistenti alla siccità sono alcune delle soluzioni già in atto. Inoltre, l’incremento della ricerca scientifica in campo agricolo offre speranze per il futuro.

Le sfide sono molteplici, ma non tutto è perduto.

Numero verde ONA

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