martedì, Marzo 18, 2025

Goletta verde e Goletta dei laghi, il bilancio dell’estate 2024

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CON L’ESTATE 2024 ORMAI QUASI ALLE SPALLE, È IL MOMENTO DI FARE IL PUNTO SULLA CONDIZIONE DI MARI E LAGHI IN ITALIA, E IL BILANCIO DI GOLETTA VERDE E GOLETTA DEI LAGHI NON È AFFATTO POSITIVO. QUESTI ECOSISTEMI AFFRONTANO GRAVI MINACCE DOVUTE A DIVERSI FATTORI: IMPIANTI DI DEPURAZIONE INADEGUATI, SCARICHI ILLEGALI E, SOPRATTUTTO, IL PEGGIORAMENTO DELLA CRISI CLIMATICA. LEGAMBIENTE, ATTRAVERSO LE SUE CAMPAGNE DI MONITORAGGIO, HA MESSO IN EVIDENZA UN PREOCCUPANTE AUMENTO DELL’INQUINAMENTO, CON IL 36% DEI PUNTI ESAMINATI CHE SUPERA I LIMITI CONSENTITI

Mare e laghi italiani. Cosa emerge dalle campagne di monitoraggio Goletta Verde e Goletta dei Laghi

Il bilancio finale dell’estate 2024, presentato di recente a Roma da Legambiente, offre un quadro preoccupante sulla salute delle acque italiane.

Le campagne di monitoraggio “Goletta Verde” e “Goletta dei Laghi”, arrivate rispettivamente alla 38esima e 19esima edizione, hanno analizzato 394 aree lungo le coste e nei laghi di diciannove regioni italiane.

Risultato? Il 36% dei bacini supera i limiti di sicurezza stabiliti. In particolare, 101 punti sono stati classificati come “fortemente inquinati” e 39 come “inquinati”.

In mare, si osserva mediamente un’area problematica ogni 76 km di costa, con un trend in aumento rispetto agli anni precedenti. Il 37% dei campioni raccolti nel 2024 ha mostrato valori superiori ai limiti accettabili. In pratica, oltre un terzo dei test effettuati sulle acque ha rilevato concentrazioni di sostanze nocive superiori ai livelli ritenuti sicuri per la salute pubblica e l’ambiente. Un incremento rispetto al 31% del 2022 e al 36% del 2023.

Le foci di fiumi, canali e corsi d’acqua che si riversano in mare o nei laghi sono confermate come le aree più critiche: costituiscono il 47% dei prelievi totali. Tra questi, il 59% ha ottenuto un giudizio “oltre il limite”. Tuttavia, i risultati sono leggermente migliori per le acque marine e lacustri prelevate in zone ad alta frequentazione turistica e vicino a punti già noti per problemi di contaminazione, dove solo il 14% dei campioni ha ricevuto un giudizio negativo.

Le analisi di Legambiente, condotte in collaborazione con partner come CONOU, Novamont, Nuova Ecologia, ANEV e Renexia, sottolineano pertanto la necessità di interventi urgenti per proteggere i nostri mari e laghi dal crescente impatto delle attività umane e della crisi climatica. Ma conosciamo le golette.

In viaggio con le golette 

Goletta Verde e Goletta dei Laghi sono le due imbarcazioni che svolgono le campagne di monitoraggio ambientale organizzate da Legambiente per valutare lo stato delle risorse idriche in Italia.

La prima, attiva dal 1986, si concentra sul monitoraggio delle acque marine lungo le coste italiane. Questa campagna utilizza una nave, la “Goletta Verde”, per raccogliere campioni da diverse località costiere. I prelievi vengono analizzati per rilevare la presenza di inquinanti come batteri fecali, metalli pesanti e altre sostanze nocive.

L’obiettivo principale è sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità sui problemi di contaminazione marina, promuovendo azioni per migliorare la qualità del mare e proteggere l’ambiente costiero. 

“Goletta dei Laghi”, attiva dal 2005, si dedica, invece, al monitoraggio e all’analisi dei campioni raccolti dai laghi del nostro Paese.

I laboratori di analisi a bordo delle due imbarcazioni si concentrano su parametri come la presenza di sostanze inquinanti e la salubrità dell’acqua, così da contribuire a identificare e affrontare problemi che possono compromettere la salute pubblica e l’ambiente lacustre. Ma passiamo alle novità.

Una novità nel monitoraggio di Goletta Verde e Goletta dei Laghi

Quest’anno, Goletta Verde e Goletta dei Laghi hanno introdotto una novità significativa nel loro programma di monitoraggio ambientale: hanno identificato, infatti, diciotto “osservati speciali”, cioè aree critiche situate lungo la costa italiana e nei laghi Maggiore, Orta, Trasimeno e Bolsena.

Queste località sono state scelte perché presentano problemi ambientali ricorrenti e sono già state segnalate in passato.

Per tenere sotto controllo la qualità dell’acqua in questi punti particolarmente critici, Legambiente ha implementato un piano di monitoraggio intensificato. Oltre ai campionamenti regolari, che vengono effettuati durante le campagne estive, l’organizzazione ha effettuato tre prelievi aggiuntivi tra marzo e giugno.

Obiettivo? Ottenere dati più dettagliati e tempestivi sullo loro stato di salute così da migliorare la capacità di intervento e prevenzione.

Ebbene, su un totale di quarantacinque campioni, di cui trentadue prelevati lungo le coste e tredici nei laghi, ben il 69% ha mostrato concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti di legge, già prima dell’inizio della stagione estiva.

Questo dato preoccupante ha spinto Legambiente a considerare la possibilità di presentare esposti alle autorità competenti per richiedere maggiori controlli e monitoraggi in queste zone.

Un impegno condiviso 

Durante l’estate 2024, le campagne di Goletta Verde e Goletta dei Laghi hanno visto l’impegno di oltre duecento volontari ambientalisti che hanno monitorato lo stato di salute del Mediterraneo e dei principali bacini lacustri italiani.

Oltre ai campionamenti delle acque, le campagne hanno anche acceso i riflettori su temi importanti per l’ambiente, come lo sviluppo dell’eolico offshore, considerato una grande opportunità per l’Italia. Al contempo, attraverso diversi blitz, l’organizzazione ha denunciato numerosi attacchi al territorio, come la cementificazione illegale, le speculazioni, l’abusivismo edilizio, le trivellazioni non necessarie e le opere pubbliche inutili. Ma c’è di più.

La crisi climatica peggiora la situazione 

Le condizioni meteorologiche estreme delle ultime estati hanno avuto un impatto significativo sulla qualità delle acque.

Al nord Italia, l’aumento degli eventi meteorologici estremi, come le piogge intense, ha messo a dura prova gli impianti di depurazione, che non sono riusciti a gestire adeguatamente il volume elevato di acque reflue. Questo ha portato a un incremento delle aree in cui la qualità dell’acqua non soddisfa gli standard previsti dalla legge. In particolare, nei laghi, la percentuale di località con parametri non conformi alle normative è aumentata, passando dal 23% nel 2023 al 33% nel 2024.

Al contrario, il sud Italia ha affrontato gravi problemi di siccità. La mancanza di precipitazioni ha ridotto drasticamente i livelli idrici in molti laghi, come quello di Pergusa in Sicilia – per non parlare dei bacini artificiali – che sono quasi in secca.

Risultato? In questi casi, la capacità dei corpi idrici di auto-purificarsi viene compromessa. 

Tradotto in parole povere, la riduzione del volume d’acqua limita la capacità di diluire gli inquinanti, permettendo ad essi di accumularsi in concentrazioni più elevate e riduce l’attività dei microrganismi responsabili della degradazione delle stesse. E non finisce qui…

Rischio tropicalizzazione 

Il Mediterraneo, in particolare l’Adriatico, sta vivendo un preoccupante processo di tropicalizzazione, che altera l’equilibrio naturale degli ecosistemi marini e può avere gravi conseguenze. L’aumento delle temperature dell’acqua favorisce ad esempio l’invasione di specie non autoctone, come il granchio blu.

Poiché i “nuovi arrivati” possono essere più aggressivi, più adattabili o semplicemente più numerosi, possono ridurre la disponibilità di risorse per le specie native.

Questo squilibrio modifica le dinamiche di interazione tra le diverse forme di vita nell’ecosistema marino, il ché può portare a una diminuzione della biodiversità e a una perdita di stabilità ecologica, rendendo gli ecosistemi marini meno resilienti ai cambiamenti e alle minacce ambientali. 

Per esempio, il granchio blu può danneggiare le praterie di posidonia, essenziali per molte altre forme di vita marina e per la protezione delle coste.

Il bilancio delle campagne di monitoraggio per il 2024 è quindi estremamente preoccupante. Ma cosa si può fare per proteggere la qualità delle acque di mari e laghi italiani?

Legambiente chiede un piano nazionale per la tutela di mari e laghi

Da Roma, Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha lanciato un appello per un’azione concreta e coordinata a tutela delle acque italiane. Durante una conferenza stampa prima di Ferragosto, ha proposto un piano nazionale basato su quattro pilastri fondamentali: l’ammodernamento e il completamento dei sistemi di depurazione, l’attuazione dei piani di adattamento climatico, l’espansione delle aree protette entro il 2030 e un deciso investimento nelle energie rinnovabili, con particolare attenzione all’eolico offshore. 

Ha inoltre sottolineato l’urgenza di affrontare il problema dei fiumi e dei canali, che, a causa di una depurazione inadeguata o assente, contribuiscono in modo significativo all’inquinamento di mari e laghi. 

Su questo punto, Legambiente ricorda che l’Italia è attualmente soggetta a quattro procedure di infrazione per non conformità alla Direttiva Acque Reflue, con la prima, avviata nel 2004, che ha già portato a sanzioni pecuniarie pari a oltre 142 milioni di euro. Approfondiamo adesso la questione dell’eolico offshore.

Focus sull’eolico offshore 

L’energia eolica offshore, che si riferisce agli impianti in mare aperto, rappresenta una delle soluzioni più promettenti per la produzione di energia rinnovabile. Queste istallazioni sfruttano i venti più forti e costanti presenti al largo delle coste per generare elettricità in modo efficiente e sostenibile.

In Italia, l’esempio più significativo di questa tecnologia è il parco eolico offshore di Taranto, attualmente l’unico in funzione nel Paese. 

Nonostante ci siano 87 proposte per nuovi parchi (in attesa di approvazione), finora nessun altro progetto è stato autorizzato a causa di ritardi burocratici e resistenze a livello locale, soprattutto in Sicilia, Puglia e Sardegna. I residenti, sollevano infatti preoccupazioni riguardo all’impatto ambientale e paesaggistico degli impianti. Questi ostacoli rendono più difficile avanzare con nuovi progetti e, di conseguenza, complicano il raggiungimento degli obiettivi energetici nazionali, che puntano a una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili.

Se realizzati, questi progetti potrebbero aumentare di almeno 68 gigawatt la capacità energetica del Bel Paese. 

Un chiaro segnale dell’interesse nel settore è rappresentato dalle richieste di connessione alla rete elettrica gestita da Terna, l’azienda che coordina il trasporto dell’energia in Italia. Al 30 giugno 2024, erano stati presentati 133 progetti, con una potenza complessiva di 84 gigawatt.

Lavori a rilento 

Legambiente ha sottolineato l’urgenza di accelerare queste procedure per colmare il divario energetico e affrontare in modo efficace la crisi climatica. Tuttavia, il governo Meloni ha rallentato l’approvazione di nuovi impianti e, nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), ha fissato un obiettivo di soli 2,1 gigawatt di energia eolica offshore entro il 2030, un target che non sfrutta appieno il potenziale del Paese. Ma ritorniamo alle golette di Legambiente.

Il monitoraggio sforzo di Legambiente 

È importante sottolineare che le analisi condotte da Legambiente non sostituiscono i controlli ufficiali sulla balneabilità delle acque. Piuttosto offrono una fotografia puntuale delle criticità legate all’inquinamento microbiologico dovuto a carenze nei sistemi di depurazione.

Gli sforzi delle golette si concentrano infatti su aree che spesso non sono incluse nei monitoraggi ufficiali, come le foci dei fiumi, per mettere in evidenza problemi che rischiano di passare inosservati.

Numero verde ONA

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