TRA GLI OBIETTIVI DELL’AGENDA 2030 MANCA L’ATTENZIONE A PERSEGUIRE UN TIPO DI “COMUNICAZIONE RESPONSABILE“
I rapporti tra le persone devono svolgersi in un clima di fiducia, che faciliti lo scambio di opinioni basate su posizioni ideologiche e culturali diverse. Ciò richiede che la verità sia sempre la prima versione dei fatti.
La diffusione di notizie false, fenomeno estremamente attuale, diventa invece una minaccia per la convivenza tra persone e comunità, portando a una perdita di fiducia nelle istituzioni.
La globalizzazione diffonde molto rapidamente questa diffidenza, contribuendo, allo stesso tempo, a divulgare atteggiamenti di manipolazione e propaganda.
L’Agenda 2030, sottoscritta da centonovantatré Paesi membri delle Nazioni Unite, si propone ben diciassette obiettivi per lo sviluppo sostenibile. Vanno dalla lotta alla fame e alla povertà fino a quella contro il cambiamento climatico e per la salvaguardia della vita sul mare e sulla Terra.
Nell’elenco manca, però, l’adeguata attenzione a un altro problema che ostacola la strada verso la sostenibilità, cioè la “comunicazione responsabile”.
La Global Alliance e FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), che racchiudono oltre 320mila professionisti e accademici della comunicazione, hanno chiesto quindi alle Nazioni Unite di aggiungere anche questo obiettivo.
«La “comunicazione responsabile” è una comunicazione basata su un linguaggio inclusivo e libero da ogni forma di ostilità – spiega Sergio Vazzoler, consulente in comunicazione d’impresa, ambientale e della sostenibilità -, immune dalle diverse forme di propaganda che alimentano e inquinano il dibattito pubblico».
Comunicazione responsabile contro le fake news
L’esigenza di stabilire questo diciottesimo obiettivo nasce dal fatto che, per tendere verso la prospettiva dello sviluppo sostenibile, è necessario un cambiamento culturale in grado di coinvolgere e responsabilizzare i diversi soggetti. L’unico modo per evitare queste problematiche è appunto affidarsi a una “comunicazione responsabile”.
«Questo tipo di divulgazione è la strada che aiuta l’impresa a mettere a fuoco le priorità e a dimostrarsi empatica nei confronti delle sofferenze – continua Vazzoler -. Che siano del pianeta o delle comunità, occorre in ogni caso ripensare il proprio scopo».
Perciò è importante mettere al bando i valori che giocano sull’efficienza e sulla performance. Bisogna focalizzarsi, invece, su impegni, rispetto e tutele per ricreare una relazione di fiducia con i propri pubblici. Occorre ancorare saldamente il vocabolario aziendale ad azioni verificabili e comportamenti tangibili.
Come compiere una “transizione comunicativa”?
Quali sono, quindi, gli elementi che rendono “responsabile” la propria comunicazione? Secondo la Global Alliance le sue caratteristiche principali sono:
- costruire un dialogo aperto sulle sfide globali, come il cambiamento climatico, la riduzione della povertà e la democrazia;
- considerare il dialogo come l’arma più potente;
- perseguire la libertà di opinione e di stampa;
- applicare un approccio etico alla comunicazione organizzativa e istituzionale, basato sui fatti;
- combattere le fake news e qualsiasi tipo di propaganda;
- educare le persone a usare i loro “poteri di comunicazione”, specialmente attraverso i social media;
- farsi veicolo del sostegno pubblico e privato per un giornalismo rigoroso;
- sostenere la diversità a livello profondo e l’uguaglianza di genere;
- mostrare empatia verso chi soffre la fame, la povertà, la mancanza di opportunità, la guerra, la migrazioni e le discriminazioni;
- proporre un linguaggio positivo e inclusivo.
«Per compiere un salto di qualità occorre innanzitutto comprendere come, accanto alla transizione verso un’economia più sostenibile, le imprese devono organizzare una parallela transizione comunicativa – conclude l’esperto di comunicazione -. I diritti, il rispetto delle diversità, la sicurezza sul lavoro e la tutela della salute e dell’ambiente sono valori che richiedono la presenza e il supporto di comunicatori esperti. Questi sono capaci di traghettare l’intera organizzazione aziendale, formando le persone a nuove competenze e sensibilità. Facilitano poi l’ascolto e il dialogo con i pubblici interni ed esterni. E avendo ben chiaro la portata della sfida sostenibile, bisogna richiedere una parallela assunzione di responsabilità ai consumatori, che devono essere accompagnati, proprio tramite la comunicazione responsabile, ad abbandonare abitudini consolidate, soluzioni facili e zone di comfort diventate oggi insostenibili».