mercoledì, Marzo 19, 2025

Amianto: la contraddizione della Legge 257/92

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La legge 257/92 non impone l’obbligo di bonifica dell’amianto e dei materiali che la contengono. di conseguenza in Italia ci sono ancora 2milioni e 400mila metri cubi di asbesto da smaltire.

L’Italia tra le maggiori produttrici di amianto

L’Italia fin dagli inizi del novecento è stata una delle principali produttrici di asbesto a livello mondiale. Poi ha bandito la fibra killer, stabilendo con Legge n. 257 del 27/3/1992 il divieto di estrazione – importazione – esportazione – commercializzazione – produzione di amianto – di prodotti di asbesto – di prodotti contenenti asbesto.

La legge richiama a successivi decreti e circolari a cura del ministero della Salute. Si riportano dettagliatamente le modalità attuative degli interventi di bonifica e le relative procedure, affidate esclusivamente ad aziende autorizzate e iscritte alla speciale sezione dell’albo dei gestori di rifiuti.

Nella foto dell’articolo un momento della bonifica del Sito inquinato di interesse nazionale Fibronit, a Bari. I capannoni sono stati inglobati all’interno di tensostrutture in decompressione, dove le macerie contaminate saranno frantumate e accumulate in un conglomerato cementizio.

La messa al bando ha decretato la fine di un’epoca in cui in nostro Paese aveva largamente utilizzato l’asbesto per le sue incredibili caratteristiche ignorando la pericolosità del minerale. Ma le contraddizioni rimangono.

Qualche contraddizione della Legge del 1992

La Legge 257/92 non impone l’obbligo di bonifica dell’asbesto e dei materiali che la contengono. Di conseguenza ad oggi ci sono tantissimi siti contaminati da bonificare e i quantitativi dei rifiuti tossici sono esorbitanti.

Purtroppo i dati relativi ai siti contaminati sono approssimativi e sottostimati. Questo perché spesso, anche se le Amministrazioni comunali tentino di mettere in piedi dei programmi di monitoraggio, non sempre le risposte arrivano. Inoltre la mappatura è incompleta.

Come smaltire l’amianto: le direttive

Secondo le direttive italiane, i rifiuti contenenti la micidiale fibra killer dovrebbero essere trattati prima dello smaltimento in discarica e riciclati come componenti minerali nei materiali da costruzione.

Le dinamiche di un processo delicatissimo

Un mulino ad anello ad alta energia macina i rifiuti di cemento-amianto per un massimo di 4 ore.

Durante ogni fase della macinazione, si effettua un monitoraggio delle polveri sottilissime, per verificare la trasformazione mineralogica e morfologica delle fasi dell’asbesto.

Anche l’efficacia tecnologica del processo di riciclaggio viene valutata preparando e testando malte idrauliche a base di calce e polvere macinata.

Dove finisce l’asbesto rimosso dalle coperture?

Ovviamente dovrebbe andare in discarica, purtroppo però in Italia di discariche che accettano l’asbesto sono solo ventidue. Tra queste due non funzionanti, stando all’ultimo rapporto Inail/Dipia.

Non è sufficiente per gestire i rifiuti nel nostro Paese

I dati forniti dall’inail/Dipia hanno anche evidenziato “le volumetrie di amianto accettate e le capacità residue di ogni impianto, di accettare ancora apporti di cemento amianto, indicando anche le volumetrie residue, cioè quanto amianto ancora le discariche possono accettare (al 30/6/2013 la volumetria totale residua su tutto il territorio nazionale e cioè la capacità ancora disponibile a smaltire Rifiuti Contenenti Amianto (RCA) in futuro, è stimabile circa 2.400mila metri cubi, di cui oltre il 50% dedicato al codice 17.06.05 – materiali da costruzione contenenti amianto)”.

Quanto costa costruire una discarica d’amianto?

Greenreport sostiene che costruire una discarica in Italia costerebbe circa 5milioni di euro.

A fronte dei 2milioni di euro che spendiamo, periodicamente, per cure, previdenza, malati e bonifiche in emergenza, appare evidente che realizzare delle discariche per l’asbesto costerebbe meno rispetto all’impatto ambientale e sanitario che ne consegue.

Rifiuti all’estero

Per tali motivi, la maggior parte dell’asbesto smaltito in Italia, viene portato in Germania o in altri Paesi, dove viene trattato con un procedimento chiamato vetrificazione amianto. Questo consiste principalmente nel trattamento dell’asbesto a temperature maggiori di 900 °C, con la tecnologia delle torce al plasma. Il materiale ottenuto viene poi riciclato come materiale inerte.

Esportare ha ovviamente un costo. In più il trasporto di questo materiale è decisamente costoso e soggetto alla scheda del Sistri. È un sistema ideato per tracciare le movimentazioni di materiali pericolosi e non, da parte delle aziende che si occupano dello smaltimento.

I rischi?

Alcune aziende per ovviare ai costi esosi, offrono di smaltire i rifiuti a prezzi concorrenziali.

Peccato che spesso abbandonino i rifiuti o li smaltiscano in maniera irregolare, andando per prima cosa a mettere in pericolo la salute pubblica, con i relativi costi sanitari che ne conseguono che ricadono sulla collettività.

Numero verde ONA

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