martedì, Giugno 17, 2025

Sindrome dei Balcani: Le Verità Nascoste dietro l’Uranio Impoverito

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L’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO E L’ACCADEMIA DELLA LEGALITÀ HANNO PROMOSSO IL PRIMO CONVEGNO NAZIONALE “MORTI DA NASCONDERE – LA SINDROME DEI BALCANI”. IL SEMINARIO SI È TENUTO VENERDÌ 27 SETTEMBRE 2024, A UDINE, A PALAZZO KECHLER

Alla fine degli anni ’90, i militari italiani hanno partecipato alla missione NATO in Kosovo. Purtroppo, i nostri soldati non erano a conoscenza dei rischi dell’esposizione all’uranio impoverito, usato nelle munizioni e nei bombardamenti per perforare i mezzi corazzati.

Dopo il rientro in Italia, alcuni di loro hanno cominciato a sentirsi sempre più stanchi, accusando forti dolori articolari e problemi respiratori. All’inizio, i medici pensavano che si trattasse di stress post-traumatico, comune tra i reduci di guerra ma i sintomi dei ragazzi si sono progressivamente aggravati. Nel giro di pochi anni, è stato loro diagnosticata una forma aggressiva di leucemia.

Decine di altri veterani italiani, che avevano partecipato alle missioni di pace nei Balcani, cominciarono a manifestare sintomi simili: tumori, malattie del sangue e altre patologie gravi. Oggi si calcola siano più di 7mila gli ammalati e oltre 400 i soldati deceduti.

La testimonianza del tenente di fanteria alpina Sergio Cabigiosu

Questa storia è la stessa del tenente di fanteria alpina Sergio Cabigiosu, affetto da leucemia mieloide cronica a causa dell’esposizione a sostanze cancerogene. Nel 2001, il comando invia l’ufficiale in missione a Sarajevo, nella zona della ex Caserma Tito Barak, nell’ambito dell’operazione “Joint Forge”.

Lì il tenente degli alpini è stato esposto a nanoparticelle di metalli pesanti e fibre di amianto nebulizzati dal bombardamento all’uranio impoverito. Nel 2018, Cabigiosu, a soli 44 anni si ammala gravemente: i medici gli hanno diagnosticato una leucemia mieloide cronica.

Cabigiosu, come tanti altri, ha deciso di farsi portavoce della loro situazione, chiedendo giustizia e spiegazioni da parte del governo italiano e delle autorità militari. Queste richieste si sono trasformate in una battaglia legale che ha visto coinvolti avvocati, esperti scientifici e l’opinione pubblica. Il tenente degli alpini si è, quindi, rivolto all’avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA).

Dopo una lunga vertenza giudiziaria, il 10 luglio scorso, il tribunale di Verona ha riconosciuto all’ex militare lo status di Vittima del dovere e condannando i ministeri della Difesa e dell’Interno a risarcirlo. L’avv. Bonanni ha evidenziato l’importanza di questa sentenza, che ha «invertito l’onere della prova», stabilendo che spetta allo Stato dimostrare che l’esposizione a sostanze radioattive e metalli pesanti non sia stata la causa della malattia.

Necessaria una vera Giustizia

«Come presidente di Accademia – ha detto la d.sa Paola Vegliantei, presidente dell’Accademia della Legalità -, da 24 anni sono al fianco dei nostri soldati e aver partecipato anche come relatore mi ha dato la possibilità di manifestare la mia ulteriore vicinanza a tutti loro, cercando di fare capire che solo volendo una vera Giustizia e solo credendoci si possa migliorare. In nome del loro operato come Forze Armate ma soprattutto nel rispetto della vita di ognuno di noi».

Una gestione superficiale e negligente da parte delle istituzioni militari

«Sono settemila i militari che si sono ammalati e cinquecento quelli che hanno perso la vita a causa dell’esposizione a sostanze tossiche durante le missioni», ha spiegato Bonanni. «È la conseguenza diretta di una gestione superficiale e negligente da parte delle istituzioni militari».

La lotta di Sergio Cabigiosu, come quella del colonnello Carlo Calcagni è diventata un simbolo delle difficoltà che molti soldati hanno affrontato nel cercare risposte sui rischi nascosti della guerra.

Non arrendersi mai

Il colonnello Carlo Calcagni, uno dei relatori del convegno e vittima delle contaminazioni da uranio impoverito, ha condiviso la sua lotta quotidiana contro una malattia degenerativa causata dall’esposizione a sostanze tossiche durante la missione in Bosnia. La sua testimonianza è un monito vivente delle tragiche conseguenze affrontate dai militari italiani e della loro incrollabile determinazione a non arrendersi.

«Le sostanze, i metalli pesanti, e i vaccini somministrati in maniera ravvicinata hanno indebolito i militari, esponendoli a rischi gravissimi», ha aggiunto l’avvocato. Bonanni ha quindi evidenziato la mancanza di valutazioni mediche approfondite prima e dopo le missioni.

La “Sindrome dei Balcani” colpisce anche i civili

Il presidente ONA sottolineato anche un altro aspetto non meno importante della “Sindrome dei Balcani” e cioè le conseguenze sulla popolazione civile dei teatri bellici. «Il problema non riguarda solo i militari – ha detto Bonanni – ma anche i civili e le future generazioni che vivranno nelle regioni contaminate da queste sostanze tossiche».

Non solo: lo stesso problema coinvolge anche i professionisti dell’informazione sul campo. Come il giornalista Rai Franco Di Mare. L’inviato di guerra è stato nei Balcani durante nello stesso periodo. E, a Sarajevo, è stato negli stessi luoghi dove era impiegato Cabigiosu e respirato la stessa aria contaminata.  Di Mare è venuto a mancare il 17 maggio 2024.

Il seminario

Il seminario “Morti da Nascondere – La Sindrome dei Balcani”, è stato promosso dall’ONA, presieduta dall’avv. Ezio Bonanni e dall’Accademia della legalità, presieduta dalla d.sa Paola Vegliantei.

Tra i relatori anche, la fisica e nanopatologa Antonietta M. Gatti, il capo dipartimento nazionale vittime del dovere del sindacato SUM, Fabio Carlone e Mariano Pecoraro, padre del paracadutista della Folgore Emanuele, detto Pek, deceduto. Ha coordinato i lavori Marika Diminutto.

L’incontro si è tenuto venerdì 27 settembre, a Udine, a Palazzo Kechler.

Numero verde ONA

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