IL ROMANZO “L’OCCHIO DELLE PIETRE”, DI ANTONIO FACCHIANO, SVELA I LATI OSCURI DEL RICICLO DELLA PLASTICA E LA MANIPOLAZIONE DELLE INFORMAZIONI. TRA COMPLOTTI E INCHIESTE, IL THRILLER DENUNCIA L’ILLUSIONE DELLA SOSTENIBILITÀ E INVITA A RIFLETTERE SULL’URGENZA DI SOLUZIONI RADICALI PER SALVARE IL PIANETA
“L’Occhio delle Pietre”: un thriller tra inquinamento globale e fake news
Un complotto su scala internazionale, una tecnologia rivoluzionaria e una corsa contro il tempo per smascherare un inganno che minaccia l’intero pianeta. “L’Occhio delle Pietre” è un romanzo thriller che intreccia l’attenzione per l’inquinamento ambientale e la pericolosa diffusione delle fake news con il valore della memoria e la difesa della verità storica.
Sullo sfondo, emerge una denuncia feroce: l’inquinamento globale da plastica e la manipolazione dell’informazione sono due facce della stessa minaccia, un veleno che contamina la Terra e le menti.
La storia si sviluppa tra il 2015 e il 2016, attraversando Roma, Bruxelles e la California. Il giornalista investigativo Carmelo Lo Bianco scopre un colossale raggiro nel settore del riciclo della plastica. Una multinazionale potente e spietata controlla il piano con una rete capillare di fake news e con l’eliminazione di chiunque tenti di ostacolarlo. Nessuno deve conoscere la verità.
Diana, esperta in ricerche nel deep web, diventa l’alleata di Carmelo. Gli rivela l’esistenza di una tecnologia segreta in grado di immagazzinare suoni e immagini sulle superfici delle pietre. Questa scoperta, oltre a svelare l’inganno, permette di riscoprire il passato attraverso un’incredibile memoria minerale. Il titolo del romanzo, “L’Occhio delle Pietre”, richiama proprio questo potere nascosto.
La trama
La trama ruota attorno a un progetto apparentemente rivoluzionario: Atlantis. L’iniziativa promette di assorbire milioni di tonnellate di plastica dai mari e dai fiumi, riciclandola per produrre nuova plastica e calcestruzzo sintetico. Un piano ambizioso che convince i governi a finanziare la causa con ingenti fondi pubblici e privati. Per vent’anni, infrastrutture come dighe, ponti e strade dovrebbero essere costruite con questo materiale innovativo. Il progetto appare come una svolta nella lotta all’inquinamento e nella riduzione dell’impatto ambientale dell’industria del cemento.
Ma la realtà si rivela molto più oscura. La tecnologia di Atlantis, invece di risolvere il problema, lo peggiora. Triturando la plastica, la rilascia nuovamente in mare sotto forma di particelle microscopiche, invisibili e ancora più dannose. La plastica sminuzzata si degrada più rapidamente, sprigionando sostanze tossiche e contaminando la catena alimentare. Gli oceani, anziché essere ripuliti, si trasformano in un immenso laboratorio di avvelenamento silenzioso.
“Ascolta, ho buone ragioni per credere che il riciclo della plastica sia una gigantesca bufala. Mi dicono che il progetto Atlantis sia in realtà una truffa colossale. Sai di cosa si tratta, vero?”, riferisce l’io narrante attraverso le parole di un personaggio.
Il riciclo della plastica un inganno colossale
Il riciclo della plastica si rivela un inganno colossale. Anche quando sostenuto in buona fede, prolunga il problema invece di risolverlo. Finché la plastica sarà prodotta e riciclata, le sostanze inquinanti continueranno a disperdersi nell’ambiente.
La soluzione definitiva è il divieto assoluto della sua produzione e del suo utilizzo. Le alternative biodegradabili esistono già, ma l’industria del riciclo si oppone a questo cambiamento, poiché trasformare la plastica in un affare milionario conviene più che eliminarla.
Dietro al riciclo si cela un’enorme macchina economica. Le stesse aziende che producono plastica gestiscono il suo smaltimento, creando un circolo vizioso in cui il danno ambientale si traduce in profitti esorbitanti. Un paradosso grottesco che spinge il mondo verso un disastro irreversibile.
“Quella che galleggia sul pelo del mare perde piccoli frammenti che entrano nel ciclo biologico di tutta la vita marina. Qualche scienziato ipotizza che tra qualche anno, se quell’isola galleggiante non verrà rimossa, si trasformerà in una specie di corazza di plastica che ricoprirà il pelo dell’oceano, soffocandolo”, continua il narratore.
Grazie alla tecnologia delle pietre, Carmelo smaschera la truffa e scongiura una catastrofe ecologica. Ma “L’Occhio delle Pietre” non è solo una storia di corruzione e pericolo. Il romanzo si immerge anche nella memoria personale del protagonista, che riscopre antichi dolori e frammenti di vita dimenticati, custoditi nei muri e nelle pietre della sua casa. Il thriller si fonde con un’intensa introspezione, alternando momenti di alta tensione a riflessioni profonde sulla verità e sulla necessità di preservare il passato per comprendere il presente. La storia si snoda tra azione e sentimento, incatenando il lettore in un vortice di emozioni fino all’ultima pagina.
Un thriller che smaschera l’illusione del riciclo
“L’Occhio delle Pietre” non è solo un romanzo avvincente ma un potente atto d’accusa contro uno dei più grandi inganni del nostro tempo: il riciclo della plastica. L’opera mostra come l’industria del riciclo, anziché risolvere il problema dell’inquinamento, lo alimenti con un circolo vizioso che mantiene in vita la produzione stessa della plastica. L’autore mette in luce una verità scomoda: la plastica non andrebbe solo riciclata, ma eliminata alla radice.
Il romanzo denuncia il ruolo delle multinazionali, che trasformano il disastro ecologico in un’opportunità di guadagno, diffondendo fake news per insabbiare le reali conseguenze della plastica dispersa nell’ambiente. Particolarmente inquietante è la rivelazione che le microplastiche, rilasciate durante il processo di triturazione, siano ancora più pericolose, perché invisibili e capaci di infiltrarsi nella catena alimentare.
L’opera solleva interrogativi cruciali: siamo davvero sicuri che il riciclo sia la soluzione? Oppure è solo un’illusione che prolunga il problema, ritardando misure più radicali come l’abolizione della plastica monouso e la promozione di materiali sostenibili?
“L’Occhio delle Pietre” è un monito per i lettori e un invito all’azione. Non basta credere nelle soluzioni offerte dal mercato: occorre ripensare il nostro rapporto con l’ambiente e pretendere scelte politiche coraggiose per fermare il disastro annunciato.
Note Professionali
Medico oncologo, ricercatore presso IDI-IRCCS (Roma); coordina un gruppo di lavoro che si occupa di ricerca sul melanoma. Autore di circa 130 lavori scientifici in lingua inglese, pubblicati dal 1987
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Sito ORCID: https://orcid.org/0000-0002-4243-2392
Sito istituzionale: https://www.idi.it/ricercatori/antonio-facchiano/