giovedì, Maggio 22, 2025

La Difesa riconosce ufficiale di Marina “Vittima del dovere”

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IL MINISTERO DELLA DIFESA RICONOSCE TENENTE DI VASCELLO DELLA MARINA MILITARE “VITTIMA DEL DOVERE”. ALL’ORFANA DELL’UFFICIALE CONCESSI UN RISARCIMENTO DI 200MILA EURO E GLI ASSEGNI VITALIZI

Il ministero della Difesa ha riconosciuto lo status di Vittima del dovere al tenente di vascello della Marina Militare L.C.. Il militare è deceduto nel febbraio del 2013 per un mesotelioma causato dall’esposizione all’amianto presente sia sulle navi sia nell’Arsenale di Taranto.

Il mesotelioma pleurico diagnosticato a settembre del 2012 lo ha portato via all’unico affetto rimasto, sua figlia, in soli 5 mesi. Il tenente di vascello si è spento a febbraio 2013. La donna, rimasta sola, si è, quindi, rivolta all’Osservatorio Nazionale Amianto per avere giustizia. Il presidente dell’ONA, l’avv. Ezio Bonanni, ha quindi presentato ricorso contro il ministero.

Le richieste del difensore sono state, nello specifico, il riconoscimento di “Vittima del dovere”, la speciale elargizione all’erede (circa 200mila euro) e l’assegno vitalizio.

Il ministero, sollecitato dall’azione giudiziaria e preoccupato per una eventuale condanna si è attivato, così, a livello amministrativo cedendo alle richieste della parte lesa.

Il tenente di vascello, L.C., in oltre quarant’anni di carriera è stato imbarcato su diverse navi della Marina Militare, tra le quali “Cesare”, “Ausonia”, “Lipari”. Sia nei periodi a bordo sia in quelli a terra, l’ufficiale è stato esposto all’amianto. Le fibre killer, infatti, erano presenti nelle torrette del naviglio, coibentate con l’amianto.

L.C. esposto in spazi chiusi e non areati

E lo stesso funzionamento dei motori di brandeggio, in queste torrette, determinava l’aerodispersione di polveri e fibre di amianto, senza che ci fosse aspirazione e, anzi, dove l’aria era già scarsa. Perfino il pasto era consumato all’interno degli angusti locali delle torrette delle unità navali.

Ma l’amianto era presente anche nelle armerie degli arsenali, come quello di Taranto dove L.C. ha prestato servizio a terra. Qui il militare ha maneggiato materiali contenenti la fibra killer ed è stato esposto all’asbesto anche in modo indiretto a causa della contaminazione degli ambienti di lavoro.

«A bordo delle unità navali è dimostrata la presenza di amianto e ora la Marina ha riconosciuto che sulle imbarcazioni c’erano anche altre sostanze chimiche e nocive – ha detto Paola Santospirito, responsabile dell’Osservatorio Vittime del Dovere e moglie di un altro militare contaminato -.  Per il futuro mi affido alla prevenzione e alla scienza».

Numero verde ONA

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