LA CRESCENTE DOMANDA DI CHIP PER L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ACCRESCE, DI CONSEGUENZA, LA DOMANDA GLOBALE DI ELETTRICITÀ. L’APPROVVIGIONAMENTO ELETTRICO PER QUESTO TIPO DI PRODUZIONE AVVIENE, PERÒ, IMPIEGANDO COMBUSTIBILI FOSSILI, CON LE RELATIVE CONSEGUENZE PER L’AMBIENTE
Innovazione sì, ma con un approccio ecosostenibile
Secondo una ricerca di Greenpeace Asia, il consumo di elettricità derivante dalla produzione di chip per l’Intelligenza Artificiale è aumentato di oltre il 350% in tutto il mondo tra il 2023 e il 2024. Taiwan, Corea del Sud e Giappone, sono un centro di riferimento mondiale per la produzione dei semiconduttori necessari all’intelligenza artificiale.
E l’approvvigionamento elettrico per questo tipo di produzione avviene impiegando combustibili fossili. Si stima che entro il 2030 la domanda globale di elettricità per renderla possibile aumenterà fino a 170 volte rispetto al 2023.
Ingenti investimenti
Secondo Techdt, la Cina è la principale regione per investimenti in apparecchiature per chip, con una spesa prevista di oltre 100miliardi di dollari nei prossimi tre anni.
Inoltre, questa impennata di spesa è in gran parte dovuta alla crescente domanda di chip per l’intelligenza artificiale, soprattutto alla luce delle continue tensioni commerciali tra il Paese asiatico e gli Stati Uniti.
Con l’aumento degli investimenti in altre regioni, è probabile, inoltre, che il panorama globale della produzione di semiconduttori diventi più competitivo nei prossimi anni.
Questa innovazione, dovrebbe però andare di pari passo con un approccio ecosostenibile.
Emissioni e Intelligenza artificiale
È Katrin Wu, responsabile del progetto Greenpeace East Asia Supply Chain, a dichiarare che è fondamentale correre ai ripari rispetto alle conseguenze.
“La produzione dovrebbe avvenire sfruttando l’energia rinnovabile. In Asia orientale, sono numerose le opportunità per le aziende che hanno deciso di sfruttare l’energia eolica e solare. Questo non è avvenuto o è accaduto in modo poco rilevante nell’industria produttrice di chip”. Ha affermato Wu.
Dello stesso parere Alex de Vries, uno degli autori del rapporto e fondatore di Digiconomist. “Le implicazioni ambientali vengono spesso trascurate”, ha aggiunto de Vries.
L’invito di Greenpeace
Greenpeace ha quindi esortato industrie come Nvidia e AMD a porsi come obiettivo, entro il 2030, l’utilizzo del 100% di energia rinnovabile per la loro filiera produttiva e di approvvigionamento.
“Le aziende hardware dovrebbero investire in energia solare ed eolica. Queste grandi aziende grazie al boom dell’intelligenza artificiale hanno fatturato miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2024. Devono quindi assumersi la responsabilità dell’impatto ambientale. È fondamentale per prevenire un aumento significativo delle emissioni e ridurre decessi e malattie dovuti all’inquinamento”, conclude Wu.