lunedì, Novembre 4, 2024

Il tartufo bianco d’Alba e la sfida del cambiamento climatico: un patrimonio minacciato

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IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NON RISPARMIA NEANCHE LE NOSTRE TRADIZIONI CULINARIE PIÙ PREZIOSE E IL TARTUFO BIANCO D’ALBA, UNO DEI PRODOTTI SIMBOLO DELLA GASTRONOMIA ITALIANA, NE STA PAGANDO IL PREZZO. DOPO DUE STAGIONI DI SICCITÀ DEVASTANTI, LA REGIONE PIEMONTE HA DECISO DI POSTICIPARE L’INIZIO DELLA RACCOLTA DEL PREGIATO FUNGO AL 1° OTTOBRE, NEL TENTATIVO DI PRESERVARNE LA QUALITÀ E LA SOPRAVVIVENZA. QUESTO GESTO, PERÒ, NON RISOLVE UNA PROBLEMATICA PIÙ PROFONDA: IL TUBER MAGNATUM, IN SIMBIOSI CON LE RADICI DEGLI ALBERI E STRETTAMENTE DIPENDENTE DALL’UMIDITÀ, È TRA LE PRIME VITTIME DEL RISCALDAMENTO GLOBALE. OLTRE ALLA SUA RILEVANZA GASTRONOMICA, LA SUA SCOMPARSA RAPPRESENTEREBBE UNA PERDITA CULTURALE ED ECONOMICA INCALCOLABILE PER IL TERRITORIO PIEMONTESE E PER L’INTERO PAESE

Il tartufo bianco: tra tradizione e fragilità ambientale

Il tartufo bianco dAlba, noto scientificamente come Tuber magnatum, cresce sottoterra in simbiosi con specifiche specie arboree come salice, pioppo, quercia e tiglio. Il suo sviluppo richiede terreni ricchi di argilla e sabbia e, soprattutto, un’elevata umidità. Questo fungo è considerato un’eccellenza della cucina italiana e internazionale, ma il suo ciclo vitale naturale lo rende particolarmente sensibile alle alterazioni climatiche. Negli ultimi anni, il Piemonte ha affrontato stagioni estive caratterizzate da scarse precipitazioni e siccità prolungata, condizioni che hanno inaridito i terreni e ridotto notevolmente la raccolta di tartufi.

I cercatori, noti come trifolai, insieme ai loro cani addestrati, i tabui, hanno trovato pochi frutti a causa della mancanza di umidità sufficiente. Questa difficoltà ha suscitato grande preoccupazione, tanto che la Consulta Regionale del Tartufo e le associazioni dei trifolai hanno sollecitato un’azione concreta per preservare il prezioso fungo.

Un rinvio per proteggere la qualità

Quest’anno, per la prima volta, la Regione Piemonte ha posticipato di dieci giorni l’inizio della stagione di raccolta del tartufo, spostando la data dal 21 settembre al 1° ottobre. La decisione è stata presa in risposta alle preoccupazioni dei cercatori e dei ristoratori, nonché sulla base di studi scientifici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), che hanno evidenziato l’impatto negativo della siccità sulla qualità del prodotto. L’obiettivo è quello di dare più tempo ai tartufi per maturare e svilupparsi in condizioni climatiche più favorevoli.

Se non saranno prese misure efficaci per contrastare il riscaldamento globale, il rischio è che il tartufo bianco d’Alba possa scomparire, con gravi conseguenze per l’intero ecosistema delle Langhe, Roero e Monferrato.

«Lapertura posticipata della stagione è un passo fondamentale per proteggere il tartufo bianco dai cambiamenti climatici», ha affermato Marco Gallo, assessore regionale alla tartuficoltura e biodiversità. Questa decisione si inserisce in una strategia più ampia volta a garantire la sostenibilità della produzione tartuficola e a salvaguardare un settore che genera un giro d’affari di 250milioni di euro per l’economia locale, senza contare l’indotto legato alla Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, che ogni anno attira migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Ma veniamo all’evento che ha come protagonista questo frutto pregiato.

La Fiera internazionale del tartufo

Dal 12 ottobre all’8 dicembre, Alba ospiterà la 94ª edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco, un evento che ogni anno celebra questo prodotto straordinario, attirando chef, appassionati e turisti da tutto il mondo. Oltre a essere una vetrina per il tartufo, la fiera è anche un’opportunità per riflettere sul futuro del territorio e sulla necessità di adattarsi ai cambiamenti climatici.

Il sindaco di Alba, Alberto Gatto, ha dichiarato che la città intende fare la propria parte per proteggere questo “patrimonio dell’umanità” e promuovere la sostenibilità, con iniziative come la piantumazione di alberi, anche tartufigeni, per migliorare le condizioni del suolo e favorire la crescita del fungo.

Un patrimonio culturale in pericolo

Il valore del tartufo bianco d’Alba non è solo economico, ma anche culturale. Nel 2021, l’UNESCO ha riconosciuto la “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità, sottolineando l’importanza delle conoscenze e delle tecniche tradizionali tramandate di generazione in generazione.

Questa pratica secolare non solo arricchisce la nostra cultura culinaria, ma rappresenta anche un legame profondo con il territorio e l’ambiente naturale. Quanto alla strategia di posticipare la raccolta del frutto, la domanda è: sarà sufficiente? 

Il futuro del tartufo bianco

La posticipazione della stagione di raccolta è solo una delle tante misure che potrebbero essere necessarie per garantire la sopravvivenza del tartufo bianco d’Alba. Sebbene il rinvio possa migliorare la qualità del raccolto quest’anno, non risolve il problema di un clima sempre più imprevedibile.

Gli esperti concordano sul fatto che l’agricoltura e la produzione di alimenti dovranno adattarsi rapidamente ai cambiamenti climatici e il tartufo, per la sua natura selvatica e delicata, è tra i prodotti più difficili da proteggere.

L’importanza del tartufo bianco non si esaurisce nel suo valore gastronomico o economico ma riguarda la sua unicità come simbolo di un equilibrio naturale che oggi è sotto pressione. Se non si interviene in modo deciso e tempestivo, potremmo trovarci di fronte alla perdita irreparabile di uno dei tesori più preziosi del nostro patrimonio naturale e culturale.

In questo contesto, la 94ª edizione della Fiera del Tartufo sarà non solo una celebrazione del passato, ma anche un’occasione per immaginare un futuro in cui la tradizione e l’innovazione possano convivere, proteggendo il tartufo e il territorio che lo produce dalle sfide globali che ci attendono.

Fonti

Consulta Regionale del Tartufo

CNR

Numero verde ONA

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