sabato, Settembre 14, 2024

I “Fiori selvatici” di Henry David Thoreau

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ESCE A FINE MARZO “FIORI SELVATICI” DI HENRY DAVID THOREAU, PER I TIPI DI PIANO B EDIZIONI. IL TESTO, RICCO DI DISEGNI DI PIANTE E FIORI, VUOLE ESSERE UN INTERESSANTE E PIACEVOLE APPROFONDIMENTO PER NATURALISTI, GIARDINIERI, ASPIRANTI SCIENZIATI, STUDENTI DI LETTERATURA AMERICANA. E PER TUTTI COLORO CHE AMANO THOREAU E LA RICERCA DEL BELLO

“Fiori selvatici” è un’ampia selezione degli scritti più belli di Henry David Thoreau (traduzione di Luca Castelletti – Piano B edizioni) ispirati agli alberi, alle piante e ai fiori incontrati durante le lunghe escursioni botaniche che impegnarono gli ultimi dieci anni della sua vita.

Nozioni che Thoreau appunta con eccessiva precisione nei suoi diari, i Journal:

10 marzo 1852

“Mi attardo, nel bosco, a studiare le foglie verdi e reticolate del serpente a sonagli (Goodyera pubenscens). Cosa induce questa pianta, somigliante alla peverina (Cerastium arvense) a germogliare così presto sulla cima dei Cliffs? Ci sono piante con foglie verde brillante che, pur non avendolo mai sofferto hanno iniziato a combattere contro il freddo. Sotto la neve, l’estate s’appresta a battagliare co l’inverno”. 

Lo scrittore statunitense nato a Concord nel Massachusetts, il 12 luglio del 1817 (ivi morì il 6 maggio del 1862), fu naturalista, saggista, poeta e filosofo. Si laureò alla Harvard University nel 1837.

La lettura di “Fiori selvatici” vuole essere un interessante e piacevole approfondimento per naturalisti, giardinieri, aspiranti scienziati, studenti di letteratura americana e per tutti coloro che amano Thoreau e la ricerca del bello.

Thoreau trascorse gli ultimi anni della sua vita tra i boschi, i prati e le paludi della sua terra natia. Più di ogni altra cosa, lo scrittore fu attratto dalla natura, tanto da dedicarsi seriamente allo studio di piante, animali ed eventi meteorologici di Concord. Infatti egli scrive:

10 Novembre 1857. “Se un uomo può essere ricco e forte, deve esserlo nella sua terra natale. In quarant’anni ho imparato la lingua di questi campi per potermi esprimere al meglio. Se dovessi viaggiare nelle praterie, le capirei molto meno e la mia esperienza passata non mi aiuterebbe a descriverle. Molte erbe locali rappresentano più vita ai miei occhi dei grandi alberi della California, se dovessi mai andarci”.

fiori selvatici

I Journal di Thoreau

Le sue dettagliate osservazioni le trascriveva di volta in volta sui famosi Journal, i suoi diari. L’edizione completa, di questi, in quattordici volumi, fu pubblicata solo nel 1906, quarantaquattro anni dopo la sua scomparsa.

Una delle sue opere più famose è “Walden ovvero Vita nei boschi”. Il testo è il resoconto dei due anni, per l’esattezza dal 4 luglio 1845 al 6 settembre 1847, durante i quali Thoreau visse nei pressi del lago Walden a cercare un rapporto intimo con la natura. L’opera, però vide la luce solo nel 1854 dopo sette fasi di revisione dei manoscritti.

A partire dal 1858 Thoreau intraprese lo studio di erbe e piante poco note anche ai botanici dell’epoca. Nell’arco di un paio di anni raccolse un centinaio di specie, tutte nel distretto di Concord. Di queste, quasi la metà erano dell’area cittadina.

30 maggio 1857

“i ranuncoli costellano fittamente il sagrato”.

In ogni stagione dell’anno Thoreau si metteva in cammino tra campi, boschi e paludi, esplorando e registrando tutto sui Journal: lo schiudersi mattutino della ninfea galleggiante, la bellezza sorprendente delle orchidee di palude, l’inafferrabile azalea selvatica, i colori fiammeggianti del fogliame autunnale della quercia scarlatta.

fiori selvatici

Conoscenze botaniche e intuizioni spirituali

“Fiori selvatici”, testo ricco di disegni di piante e fiori, raccoglie solo una minima parte dell’enorme produzione dei Journal.

Ogni osservazione, organizzata giorno per giorno, segue il procedere dei mesi e degli anni nonché la disposizione d’animo di Thoreau e le sue speculazioni filosofiche. Quel che ne emerge è una dettagliata visione d’insieme del mondo naturale che lo circondava e delle sue evoluzioni nel corso delle stagioni.

Conoscenze botaniche e intuizioni spirituali si incontrarono per offrire a Thoreau una capacità di lettura e interpretazione più profonda del paesaggio e delle sue bellezze.

La sua attenzione nei confronti dei fiori era in sintonia con la visione trascendentalista della Natura intesa come una fonte di ispirazione, una lezione vivente da cui trarre insegnamenti morali: “Eccomi, che ho tentato per quarant’anni di apprendere il linguaggio di questi campi per riuscire ad esprimere meglio me stesso”.

Thoreau raggiunse un grado di conoscenza così approfondito e consapevole della materia, che non ha eguali tra gli scrittori e non si può che restare ammirati di fronte a questa immensa opera in prosa promossa da un’incessante e appassionata ricerca botanica.

Ma nei suoi diari traspare anche l’animo del filosofo. Infatti Thoreau spesso si servì delle sue osservazioni del mondo floreale anche per rinforzare il suo credo talvolta vacillante nell’alternanza delle stagioni, nel ritorno della primavera e nella vita che si rinnova.

“La pianta suggerisce, in mezzo a tutti questi segni dell’autunno, alla caduta delle foglie e al gelo, che la vita della natura, con la quale prospera in eterno, rimane intatta”.
“Come un anno trapassa in un altro per il tramite dell’inverno, così questa nostra vita trapassa in un’altra per il tramite della morte”.

fiori selvatici

Numero verde ONA

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